In tempi in cui si è fatto un gran parlare di Adriano Olivetti e del contributo da lui dato al successo e alla modernizzazione di un’Italia che poi non seppe (o non volle) seguirne le indicazioni, fa un gran piacere vedere come l’editore Hoepli abbia deciso di dare spazio anche alla storia di una delle personalità che di quel successo, come di altri successivi, fu partecipe e corresponsabile.
Giovanni Enriques: dalla Olivetti alla Zanichelli è un libro di Sandro Gerbi nel quale si ripercorre la lunga e per certi versi avventurosa saga della famiglia Enriques, da Federico (matematico, filosofo e storico della scienza, famoso anche per un’aspra polemica che ebbe con Benedetto Croce) fino a Giovanni, che del libro è il protagonista principale. Personalità di spicco nell’Italia a cavallo tra fascismo e dopoguerra, Giovanni Enriques fu direttore generale dell’Olivetti, poi direttore dell’IPSOA (Istituto post-universitario per lo studio dell’organizzazione aziendale) e consulente dell’IMI (Istituto mobiliare italiano) nel settore turistico, e infine proprietario e guida della Zanichelli.
Il libro di Gerbi è un’attenta e ben documentata ricostruzione della vita, delle aspirazioni e soprattutto dell’attività dirigenziale di Giovanni, personalità brillante e pragmatica nella quale vanno a coincidere “un sano equilibrio fra interesse generale e privato, un’attenzione per l’uomo di stampo olivettiano, una netta vocazione didascalica, la concessione di ampie deleghe nel rispetto delle competenze e la curiosità per ogni innovazione tecnologica”.
Partendo dalle sue origini ebraiche e avvalendosi di un’ampia quantità di fonti archivistiche e di testimonianze dirette, l’autore ritrae una figura di grande interesse, rappresentante di quella classe dirigente (capace e dotata di una solida cultura umanistica e scientifica) di cui nell’Italia di oggi pare essersi persa traccia.
Nell’esattezza filologica e nell’impeccabile chiarezza espositiva che la pervade, questa di Gerbi è certamente una ricostruzione biografica ben riuscita, ma alla sua indubbia autonomia aggiunge valore un dvd che è possibile richiedere gratuitamente come complemento del volume. Il ritratto di Giovanni Enriques che fuoriesce da questo documentario (Giovanni Enriques, che seppe immaginare il futuro, diretto dal regista Luigi M. Faccini e prodotto dalla famiglia Enriques e da Zanichelli editore) è a sua volta un’opera agile e approfondita, in grado di scavare nell’uomo Enriques come nel professionista, e di farlo nella maniera attenta, partecipe ed obiettiva con cui il regista ligure affronta da sempre i suoi lavori.
Faccini ritrae Giovanni Enriques per mezzo dei luoghi, delle persone e delle immagini di coloro che gli sono stati più vicini (i figli soprattutto, ma anche gli amici e i colleghi) e così facendo ci restituisce l’atmosfera di un’epoca in cui il valore degli uomini si misurava in base alla loro capacità di coniugare il progresso col rispetto della persona, il potere con la libertà del singolo e la libertà individuale col benessere della società tutta.
Il documentario parte dalla villa di Monte Navale a Ivrea, dove Giovanni passò buona parte della sua vita (e che fu da lui stesso progettata), e attraverso i suoi spazi illuminati ci conduce lungo un’esistenza articolata e difficile, ma anche coerente e coraggiosa, che tra l’altro portò il protagonista a salvare l’Olivetti dallo smantellamento voluto dai tedeschi (lui che, a causa della sua origine ebraica, circolava con documenti falsi di ‘arianizzazione’) e a partecipare alla Resistenza come esponente del Partito Liberale.
All’avventura con l’Olivetti, conclusasi nel 1953 per divergenze manageriali con Adriano, seguiranno l’attività con l’IPSOA e con l’IMI ma soprattutto l’impegno come proprietario della fabbrica di penne Aurora e della Zanichelli. Il ruolo centrale ricoperto da Giovanni Enriques nel rilancio della vocazione divulgativa e nel successo che la casa editrice bolognese ha avuto e continua ad avere non sarà mai abbastanza sottolineato.
Significativa in questo senso è la maniera in cui Faccini riesce a legare la generazione di Giovanni a quella a lui successiva, creando una relazione di continuità tra passato e presente che non relega la ricostruzione filmica in un’epoca finita e irraggiungibile, ma la apre ad una contemporaneità in grado di coltivarne i semi e al tempo stesso portarne a maturazione i frutti.
Nelle immagini di Faccini, gli Enriques, dal capostipite Federico ai figli di Giovanni, che oggi con ruoli e responsabilità diverse dirigono la Zanichelli sulle rotte difficili dell’editoria digitale, restano esempi di coerenza e capacità manageriali, di visionarietà e pragmatismo, ma anche di fedeltà a un’idea di studio e cura dell’intelligenza a cui oggi, forse, ci siamo malauguratamente disabituati.
“Chi legge pensa e chi pensa è un buon cittadino” dice Lorenzo, uno dei figli di Giovanni, in un documentario del 2012 a lui dedicato, (Parole in gioco. Lorenzo Enriques diretto dallo stesso Luigi M. Faccini e prodotto da Marina Piperno), “chi non legge non pensa e chi non pensa non è un buon cittadino”.
Rivolto a un popolo come il nostro, che ha da tempo smesso di leggere, e che sotto molti punti di vista ha anche smarrito il significato dell’essere cittadini, è forse il monito di cui dovremmo maggiormente tener conto per gli anni a venire.
Giovanni Enriques: dalla Olivetti alla Zanichelli, di Sandro Gerbi, Hoepli Editore.
Giovanni Enriques, che seppe immaginare il futuro, di Luigi M. Faccini
(Il dvd potrà essere ricevuto gratuitamente dalla Zanichelli inviando il tagliando di richiesta contenuto all’interno del libro).
Archiviato in:Articoli Tagged: giovanni enriques, luigi faccini, Matteo Telara