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Giovanni Papini, Firenze – “Preghiera a Michelangiolo”

Da Paolorossi
Firenze - Basilica di Santa Croce

Firenze – Basilica di Santa Croce

Come sembra deserta la tua terra,
vecchia Toscana, e come sembran vóti
questi poggi, dal dì che non fa guerra
a’ massi e alle montagne il Bonarroti !

Creder non posso ch’ e’ sia consumato
anima e carne dal tempo feroce
e sia tutto, e per sempre, rinserrato
dentro quei marmi brutti in Santa Croce.

Volesse Iddio far sì ch’ egli ritorni
quaggiù dove, pensando a lui, m’accoro,
e ch’ io potessi, un sol di questi giorni,
sentirlo accanto a me quando lavoro !

Firenze - Basilica di Santa Croce - Tomba di Michelangelo Bonarroti

Firenze – Basilica di Santa Croce – Tomba di Michelangelo Bonarroti

Aiutami un po’ te semmai traligno
Michelagnolo mio da Settignano
che stavi a tu per tu col tuo macigno,
sudato e nero, col mazzolo in mano.

Batti, ma sodo, chè dentro allo scoglio
un giovane gigante è incarcerato
e se lo cavi fuor da quell’ invoglio
tu gli starai, come fratello, allato.

Picchia e ripicchia la pietra puttana !
Guarda come si scaglia e ti sfavilla !
Dagli sotto, per Dio, che in settimana,
fornita l’opra, puoi fuggire in villa.

Perchè non vieni a riveder Caprese
vicino al crudo sasso e a San Francesco ?
Tu vedessi bell’ombre in questo mese !
Tu sentissi tra’ cerri che bel fresco !

E quando siamo al tuo castello in cima
lontani da’ ribaldi e lor rumori
sfogar potremo il core in rozza rima
secondo l’uso antico de’ pastori.

Non t’ incresca se a te vo’ accompagnarmi
per queste piagge, sotto il nostro sole :
che se tu battagliasti co’ tuoi marmi
io pur guerreggio colle mie parole.

E son anch’ io poeta — e mi dispero
per ridur la materia all’obbedienza
e domo e sforzo ed alzo il mio pensiero
per acquistar maschiezza ed eccellenza.

E s’ io non sono, come te, scultore
pur coll’idea che resiste m’azzuffo
per liberarla, a prezzo di dolore,
dalla prigion del mondo matto e buffo.

Non mi lasciar quaggiù nello sbaraglio,
abbi pietà di me che son qui solo.
Vedi quanto m’addanno e mi travaglio :
guardami in viso : sono un tuo figliolo.

(Giovanni Papini, “Preghiera a Michelangiolo” – da Giorni di festa, pag. 175, 176 e 177 – Vallecchi Editore Firenze – 1920)

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