Nato ad Arco di Trento nel 1858, ancora sotto l’Impero Asburgico, Giovanni Segantini visse un’infanzia all’insegna dell’indigenza e del dolore. La famiglia dovette ricorrere all’assistenza del comune, come documentato dagli archivi. A causa della morte della madre, a sette anni venne affidato ad una sorella residente a Milano, ma le scarse attenzioni ricevute lo portarono ben presto a una vita randagia, tanto da venir rinchiuso in riformatorio nel 1870, dove venne avviato al mestiere di calzolaio. Dalla x lasciata come firma nei registri del riformatorio, è lecito dedurre che il futuro pittore fosse ancora analfabeta. Dopo tre anni e un tentativo di fuga venne affidato al fratello Napoleone che aveva aperto un laboratorio fotografico a Borgo Valsugana, dove Giovanni venne impiegato come garzone. Ma già l’anno seguente emerse prepotente l’urgenza dell’arte e Segantini ritornò a Milano per seguire i corsi serali dell’Accademia di Brera. Si sostenne lavorando nella bottega di un decoratore e, una volta perfezionatosi nel disegno, insegnando nei corsi del riformatorio. Dal 1878 frequentò i corsi regolari di Brera e strinse amicizia con Emilio Longoni. L’anno successivo si fece apprezzare all’Esposizione Nazionale di Brera e in quell’occasione allacciò rapporti con Vittore Grubicy, pittore e mercante d’arte di origine ungherese, che in quegli anni si stava proponendo, insieme al fratello Alberto, come il gallerista di riferimento per gli artisti emergenti gravitanti intorno alla capitale lombarda. Grubicy decise di sostenere economicamente la ricerca di Segantini, tanto che nel 1883 gli fece sottoscrivere un contratto di esclusiva. Intanto, dopo essersi sposato con Luigia “Bice” Bugatti, si era trasferito a Pusiano, nelle Prealpi brianzole, per poi spostarsi nella vicina Carella.
I lavori di questo primo periodo sono immersi nel verismo lombardo, ma già in Il Naviglio a Ponte San Marco del 1880, Segantini mostrò una personalità spiccata e originale. In opere poco più tarde, come La benedizione delle pecore del 1884, A messa prima e Alla stanga del 1885, il naturalismo iniziò ad evolversi verso gli esiti divisionisti e simbolisti della maturità, attraverso un utilizzo metafisico della luce e dello spazio e la cura nella definizione delle forme. In particolare, Alla stanga venne presentato con successo alla Permanente di Milano e impose l’artista come una delle più interessanti figure della nuova generazione, grazie anche alla felice attività promozionale di Grubicy . Trasferitosi a Savognin, nei Grigioni, il superamento del verismo naturalista venne portato a compimento con opere quali Ave Maria a trasbordo (1886, considerato da Grubicy il primo lavoro divisionista), Contrasto di luce (1887) e la prima versione di Le due madri (1889), in cui Segantini rese in maniera esemplare la sua empatica adesione alla natura; una natura che trascendeva il dato dell’osservazione per connotarsi di un potente valore simbolico. Proprio Le due madri venne esposto alla Triennale di Milano del 1891, l’evento che sancì la nascita ufficiale del Divisionismo italiano.
L’ultimo periodo della sua breve vita lo passò a Maloja, in Engadina, e fu caratterizzato da una parte dalla ricerca simbolista, ispirata da una profonda e intima religiosità cristiana (L’angelo della vita, 1894; L’amore alle fonti della vita, 1896; La vanità, 1897); dall’altra, dal farsi ancor più preponderante la maestosa presenza della natura ( Trittico delle Alpi, 1896-1899). Non mancarono originali esperimenti, come il Ritratto di Carlo Rotta del 1897, in cui il realismo è pervaso da un senso metafisico e magico, La dea dell’amore(1894-97) di chiara ispirazione preraffaellita, e i due monocromatici pastelli su cartoncino delle Cattive madri (1896-97), metafisici e allegorici. Accanto agli influssi del verismo lombardo e dell’ottocento francese, da Millet al Puntinismo, in questi ultimi anni Segantini si rivolse alla tradizione rinascimentale italiana e nordica, mediata dalla rilettura che era stata portata avanti, nel corso dell’ottocento, da Nazareni, Puristi e Preraffaelliti. Durante una seduta en plein air sul Monte Schafberg nel settembre del 1899, venne colto da un attacco di peritonite che lo portò alla morte nel giro di dieci giorni, ad appena 41 anni.
opere di Segantini.