Eccola, finalmente, la mia ‘big thing’ personale.
I nuovi sacerdoti, come li ha definiti Valeria, sono la prova della mia monotematicità musicale degli ultimi 5 mesi.
Grandi sorprese, deragliamenti musicali? Beh, il post precedente era un tentativo di spiazzare chi (del condominio) si aspetta dai miei ‘carichi pesanti’ il solito mood malinconico.
Ma, ahimè, le Api e farfalle cattive sono solo una prima versione di “Bees and Butterflies” (che a me piace comunque molto) surclassata in bellezza dalla versione acustica ufficiale con gli occhi bassi e il solito mood…abbattuto dei miei frammenti.
Non immalinconitevi! L’importante è che, di qualunque opinione siate, non perdiate il milligrammo dell’interesse che vi ha portato qui e che proseguiate nel leggere la Santa Messa.
L’ANTEFATTO
Primi di Novembre. Cappotto e Malinconia. Arpeggio di chitarra.
I Girls in Hawaii mi arrivano come una fucilata, e li scopro con 10 anni e due settimane di ritardo.
Soprattutto le due settimane mi bruciano da morire, perchè solo pochi giorni prima per 15 euro li avrei potuti venerare a Padova, invece di rincorrerli (Milano, 10 aprile [sono già impegnato, "ma dirlo prima?"], 5 luglio a Genova, mille ore di treno) nel loro tour italiano a spizzichi e bocconi che sembra inesorabilmente diretto verso ovest :-/.
Bees and Butterflies è il primo pezzo che ho ascoltato e, folgorato come poche altre volte così intensamente, ho sperato tanto che il resto fosse all’altezza.
Anzi quasi avevo timore di procedere nell’ascolto, perchè non sparisse la bella sensazione di aver finalmente trovato il bar con il caffè più buono, tostato da un gruppo di appassionati entusiasti e squinternati che abitano ‘lì dietro’, slegati da qualsiasi logica di brand, commerciale, persino carenti di buon senso. Ma il caffè…il loro è il migliore.
Informazione fondamentale: il caffè migliore lo trovai a Bologna qualcosa come 6 anni fa, in un baretto niente di che, vicino all’Imperial Store. Il secondo migliore invece fu lo scorso inverno a Perugia in un curioso bar/salumeria e, manifestato il mio entusiasmo senza ritegno, arrivai – sono certo – a toccare il cuore del barista che per un attimo mi sembrò prendesse dalla tasca un astuccio che poteva contenere un anello. Non volendo rovinargli la giornata (o la vita, dipende dalla risposta) pagai in fretta e furia e infilai la porta.
Tornando alle Ragazze hawaiane, un tiepido inverno e tantissimi caffè di qualità seguirono il primo.
L’APPARENZA INGANNA
Dicevo prima “lontani da logiche di brand, commerciali, marketing, buon senso”….. i Girls in Hawaii sono dei pazzi: pare ci sia dell’impegno nel sembrare anonimi e in effetti l’obbiettivo è centrato: a prima vista sembrano per niente interessanti, per questi motivi:
- GIRLS (invece no: non sono ragazze, bensì band completamente maschile !!!)
[in questo punto ho calcolato che perderò l'attenzione di chi era arrivato qui cercando qualcosa sulla reunion delle Spice Girls o l'età delle Bananarama]
- IN HAWAII (invece no: non sono hawaiani, nè – dalla musica che suonano – credo là ci siano mai stati o ci vogliano andare). Sono Belgi. DAL BELGIO!!!!
[in questo punto perdiamo chi era arrivato qui googlando Israel Kamakawiwo'ole (??!!!?!) Ti assicuro che non sai pronunciarne il nome, ma lo conosci già: guarda qui].
Se Johnson Greevax non avesse pubblicato già un post su OZARK HENRY, e c’era una possibilità su un miliardo che accadesse, nessuno avrebbe saputo ancora dell’esistenza di una vita musicale belga e io sarei stato il primo a portare la notizia, credo con un esordio tipo “ma quando mai il belgio ha avuto qualcosa da bere, da mangiare, da guidare, da vedere, da ascoltare ?“
Ora tutti vi metterete a pensare e qualcosa troverete, per il solo puro spirito di contraddizione.
E va bene, comincio io con “i Deus sono belgi” ma vi invito a scriverne altri (NOTA BENE: la regina Paola è italiana, quindi importata, le triangolazioni non valgono….) mentre prometto che difenderò il Belgio da questo assurdo luogo comune. E lo farò, a gran voce, prima di dimenticarmene del tutto.
- DA QUI A LI’: From here to there, il titolo del loro primo album, che fa di tutto per dare l’impressione di una lavoro dello spessore di un tovagliolo, a partire dall’originale copertina presa quasi direttamente dallo sfondo di default di Windows XP.
Tutti questi elementi sono ideali per costruire la mappa dei vicoli ciechi di un labirinto ‘di siepi’ in un parco divertimenti, ma risultano quantomeno curiosi quando applicati a un progetto musicale dei nostri anni, tempi velocissimi in cui tu artista hai un solo colpo in canna e devi trovare ampi riscontri nel più breve tempo possibile (pena, torni a fare il grigio lavoro che facevi prima, o trovartene uno).
Ma facciamo finta di tornare negli anni 80 quando l’immagine contava già tantissimo, ma la musica ‘dietro’ c’era sempre. Quasi sempre.
SONO I MIEI NUOVI SACERDOTI. PERCHE’
Perchè le ragazze sono brave, brave, brave. Proprio brave. Bravi ragazzi.
Nonostante in patria siano piuttosto conosciuti, i “Girls” non andranno mai, credo, così in alto in classifica a infastidire Katy Perry.
Per carità, io e loro siamo già una cosa sola quindi non credo di far testo, ma non hanno la canzone killer che faccia risvegliare un narcolettico, trasversale da far prendere per mano un rapper e un incravattato per fare la ola.
Nulla di tutto questo, forget it! [e qui perdiamo i rapper, i bancari 'quelli convinti' e gli assicuratori].
Ma ormai, dai!!! Stiamo ancora cercando solo quantità, gusti forti e sparati? E Masterchef non ci ha insegnato nulla? C’è Cracco che fa le pause a effetto anche dicendo “pollo…arrosto”- perchè si parla di roba alta, arte, raffinatezze paradisiache – poi in un’ora devi fare un piatto pazzesco che ti fa sudare come un anno di lavoro. Ma nell’impiattamento devi metterne un diciottesimo di quello che hai in pentola, perchè altrimenti non è fine e ti massacrano perchè hai portato un ‘mappazzone’.
Cercando una similitudine tra cucina e musica, voglio forzare la mano e pensare che l’attuale interesse per gli chef superstar sia un segnale di evoluzione – che per la musica equivale a un ritorno al passato – in cui si possano valutare anche proposte più elaborate e raffinate.
Ecco, i ‘Girls’ sono cucina di alto livello, ma non nel senso che paghi tanto e te ne vai con fame (questo forse solo un po’) ma perchè alternano pezzi minimal autunnali ad altri più succulenti, composizioni stratificate ma con ritornelli di buon respiro, da canticchiare mentalmente durante il giorno o a squarciagola in auto sparati ai….40 all’ora (le code..)
Ci sono tante cose che mi sono piaciute da subito nella loro musica e una di queste è la bellezza dei tanti passaggi strumentali: l’80% dei brani ce ne ha uno, e spesso sono elaborati, elegantissimi e moderni, che mi riportano alla mente la statura dei Dire Straits in pezzi come Romeo and Juliet, Tunnel of Love, Where do you think you’re going, Telegraph road.
Ma è l’anima, la costruzione dei brani che è molto convincente, che pare uniforme ma in realtà ogni brano è profondamente diverso. Lì ci trovo mille sapori, con impiattamenti impeccabili, ed è un brivido dietro l’altro, che mi rimanda all’origine dei miei frammenti preferiti, inglesi e norvegesi non importa (Radiohead, A-ha | Scoundrel Days, Savoy | Whalebone e ancora A-ha | Butterfly qui e Savoy | Rain-Isotope qui). Chi invece ne sa di più – ho cercato in rete – cita spesso i Grandaddy come prima influenza della band (ho ascoltato poco finora….interessanti!!) e Belle and Sebastian (è vero, ma le Girls sono meglio).
Tutto splendido o c’è qualcosa che non mi piace?
La voce. Gnè! Funzionale ai brani, talvolta molto buona nell’economia di un pezzo, ma fosse stato solo per il cantante (che poi, le voci sono uguali, ma sono in due a cantare, mi pare di capire) allora non saremmo qui a parlare della riabilitazione del Belgio.
Tutto sommato è una fortuna, perchè ci fosse stata pure un’ugola d’oro mi sarei coperto di ridicolo indelebile per quelle foto su facebook in cui leccavo il cd.
ALBUM
Tre album, l’ultimo Everest del settembre scorso, forse il più carico di malinconia (è il primo disco dopo la perdita del batterista Denis Wielemans in un incidente d’auto), Plan your escape (2008) e From here to there (2003).
Dei tre non saprei quale preferire, credo di poter dire senza sbagliarmi che non esista una sola canzone che proprio non mi piaccia.
La rece è incentrata su Bees.. del primo album ma anche solo lì ci sono almeno sei i brani notevoli di cui non posso tacere le bellezze.
Alla fine mi toccherà allegare frammenti di più canzoni, anche dagli album seguenti (tanto già qui mi sono già allungato oltre ogni previsione).
La cifra su cui si muovono tutti i pezzi è presto detta: malinconia di fondo, giri armonici non scontati, linee melodiche catchy e imprevedibili allo stesso tempo (ma pussa via i Coldplayismi e i loro cori da stadio) e, fenomenale e stratificato uso delle chitarre.
Ingredienti spesso di alta qualità a servizio di brani costruiti in modo diverso – da pezzi granitici a melodie timide quasi appena abbozzate – e non so come, ma vi assicuro che funziona, funziona tutto veramente bene (fidatevi, da novembre sono stati la parte bella delle mie giornate di lavoro) e ascolto dopo ascolto, lentamente, come il the verde che prima non ti piace e ci metti lo zucchero poi ti abitui ed è buonissimo anche senza, le canzoni cresceranno e ogni volta vi dispiacerà arrivare alla fine dell’album.
LIVE
I live delle ragazze hawaiane sono molto più energici dei lavori in studio (un dettaglio che mi ha incuriosito parecchio anche sui Sigur Ros – anche loro nel mio ‘piano concerti’ del 2014 – che dal vivo pare siano devastanti, potentissimi, un’altra storia rispetto alle atmosfere ‘trattenute’ degli album) con 4 chitarristi al lavoro contemporaneamente. Sì, però, uffa, Genova è lontanissima, avrò voglia di andare fino a là?
IL FRAMMENTO
Bees and Butterflies (Altre canzoni sarebbero state più rappresentative, ma ho scelto di mantenere “Bees..” perchè senza di essa non sarebbe scattato il colpo di fulmine….forse)
Ma come si fa a non restare ipnotizzati dall’arpeggio iniziale? Per me, impossibile, e guai a voi se non la ascoltate con attenzione. E comunque tutta la canzone, piena zeppa di punti sospesi, viaggia su livelli di assoluta perfezione emotiva. Il frammento riprende i miei sospiri al primo ascolto – la nota “high” [punto di ascolto 00.06] e il ritornello “Sorry for it” [00.21] ma adoro ogni micro nota, e anche il finale con i flauti mi fa reinnamorare ogni volta….non potrei sopportare che a qualcuno di voi non piacesse più di ‘un mucchio’.
LINK AL BRANO COMPLETO
I FRAMMENTI DI “FROM HERE TO THERE”
Flavour
Canzone con quasi nulla ‘di scritto’, annacquatissima. Strofe e ritornelli ci sono, i conti tornano quindi, ed è interessante perchè costruita su quasi un solo accordo (perchè in realtà sono due), praticamente una jam session con le chitarre che improvvisano… ma perchè analizzare i singoli ingredienti? Qui è tutto impalpabile, una sorta di cucina molecolare oppure, avete presente quell’acqua minerale aromatizzata al limone? Ecco, siamo da quelle parti. Però, buonissima!
Time to Forget the Winter
Il frammento è il ritornello, credo uno dei più stile-Radiohead (i primi, acerbi ma già bravi, del periodo di The Bends, sentite le chitarre, uguali), cantabilissimo, voce distorta….Dio, ma c’è qualcosa che non mi piaccia in questo pezzo?
Organeum
Sussurata nella strofa, partenza miagolata nel ritornello (I was quiet fine, lost and wasting my time), anche questo un acquerello che forse non sarà un picasso ma mi fa commuovere.
FRAMMENTI SECONDO ALBUM “PLAN YOUR ESCAPE”
This farm will end up in fire
Canzone di apertura del secondo disco, si aspetta fino quasi alla fine per arrivare al primo e unico ritornello. Che è una piccola esplosione. Poi ripetizioni, con piccole variazioni, fino alla fine. Delizioso.
Road to Luna
Strumentale piuttosto tirato, non so spiegare il perchè, ma mi piace molto. Suona così bene che mi accontenterei di conoscere e fare due parole anche con la cognata o il vicino di casa di chi ha fatto il mix di questo brano.
Birthday Call
Sotto tortura e dovendo sceglierne solo uno, probabilmente il mio pezzo preferito dell’album sarebbe questo. Il frammento è centrato sulla prima parte del ritornello GRANDIOSO E OBLIQUISSIMO!!!!! con echi di Depeche Mode [viva i Depeche Mode].
Prima parte, perchè ce ne sono tipo tre di seguito, diverse e in crescendo. Cioè, il frammento dovrebbe essere tutta la canzone, cosa volete che vi dica, è così, sono anch’io in confusione.
FRAMMENTI DEL TERZO ALBUM “EVEREST”
Misses
Uscito come singolo (suicida) atipico, con lunghe parti strumentali ariose. Una canzoncina a prima vista, un ritornello piccolino che arriverà solo all’ultimo, con la ripetizione ossessiva di “I miss you”. In realtà un gioiellino di eleganza. Mi piace sempre da impazzire il loro suono. Di questo disco in particolare.
[impossibile trovare un frammento compiuto di questo pezzo. Ascoltatelo pure, ma la canzone, questa, bisogna ascoltarla per intero]
Switzerland
Non potevano intitolarla Belgium? Allora è vero che del loro paese c’è poco da dire, lo sanno pure loro!!
Fino a metà canzone tutto bene, ma è solo una preparazione a…l’altra metà, che alterna parti cantate a sublimi momenti strumentali.
CONCLUSIONE
Che dire, ragazzi, ho scritto millenovecentosettantacinque parole finora ed è una roba folle, neppure sana e non so se ci sia spazio nei server di wordpress per queste altre duecento per la chiusura. A mia parziale discolpa dirò che sapevo già che non sarei stato breve, c’era così tanta carne al fuoco che pure dopo questo mappazzone sento di avere ancora pensieri inespressi.
Tornerò alla normalità nei prossimi articoli, che tentando l’autolimitazione auspico saranno a volume singolo.
Quanto a voi, fatevi tentare dai Girls in Hawaii e date loro più di una possibilità, potrebbero sorprendervi.
E commentate, in positivo, in negativo, le vostre impressioni, sono curioso di sentirepareri obbiettivi.
Certo, se li farete a pezzi un po’ mi dispiacerà, ma non mi sposterò di un millimetro dalle mie convinzioni e continuerò a pensare che siano ragazze bellissime.
5+5+5 stelle
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