Come previsto, gli ultimi 172 km del Giro d’Italia 2014 fungono solo da passerella per confermare quella che è la prima vittoria ad una grande corsa a tappe di un colombiano, Nairo Quintana. Da Gemona del Friuli a Trieste, dunque, ritmo blando per il gruppo, che si gode lo spettacolo nel cielo delle frecce tricolore. Gli unici tentativi di far sfumare la volata si consumano senza fortuna nelle 8 tornate (7,2 km ciasciuna) sulle strade di Trieste. Al traguardo vince Mezgec, il vice Kittel del Giant Shimano, nonostante i numerosi contatti subiti nel preparare il proprio sprint. Secondo Giacomo Nizzolo, solo quarto Bouhanni, che, però, tiene sulle spalle la maglia rossa. In maglia azzurra, invece, Arredondo (nessun G.P.M. oggi), mentre Quintana si aggiudica maglia rosa e maglia bianca.
Come alla fine di ogni evento che si rispetti, ad ogni modo, è tempo di bilanci:
VOTO 1 – condizioni meteo: il maltempo è forse il fattore che ha più inciso in negativo sulla corsa rosa, provocando numerose cadute e infortuni nell’arco del Giro che hanno influenzato pesantemente le prestazioni di alcune squadre (la Orica Green Edge è giunta a Trieste con soli due uomini).
VOTO 2 – Cadel Evans: in rosa per un paio di giorni, l’australiano è l’uomo che ha deluso più di tutti. Le grandi aspettative alla vigilia si sono affievolite col passare dei giorni, con le due cronometro individuali che lo hanno condannato ad abbandonare ogni velleità anche di podio.
VOTO 3 – Azzurri in rosa: non accadeva dal 1992 che la maglia di leader della corsa non venisse indossata da nessun italiano nelle tre settimane di Giro. La “pink jersey“, infatti, ha avuto come detentori solo tre australiani e due colombiani.
VOTO 4 – Ivan Basso: il corridore della Cannondale non è più un ragazzino e si vede. Emblematica è la salita verso il Passo Gavia, dove si stacca dal gruppo fin da subito e dice addio anche alla top 10, dimostrando di essere solo più un lontano parente del ciclista che vinse il Giro d’Italia nel 2010.
VOTO 5 – Giacomo Nizzolo: giudizio forse severo, ma perché da lui ci si aspetta di più. Per 4 volte quest’anno conclude una tappa al secondo posto. Sarà la sfortuna, ma anche a Trieste, quando non è Bouhanni a spuntarla, è costretto a mangiare la polvere di Mezgec.
VOTO 6 – Rigoberto Uran e Rafal Majka: svolgono il loro compitino senza straordinari. Il colombiano chiude secondo per il secondo anno consecutivo (nel 2013 dietro a Nibali) e si accontenta del piazzamento ottenuto. Majka, per molti giorni in maglia bianca, cede in occasione della cronoscalata, ma per il polacco i margini di miglioramento sono ampi.
VOTO 7 – Pierre Rolland e la gioventù italiana: un francese che onori il Giro d’Italia con tale grinta, pur avendo in programma il Tour de France, non è cosa da tutti i giorni. Il corridore della Europcar (quarto in classifica generale) spiega così: «Il Tour de France è la corsa più importante, il Giro d’Italia la più bella». Complimenti sinceri vanno anche ai giovani azzurri, che fanno davvero ben sperare per le corse a venire: Canola, Battaglin, Ulissi, Aru sono solo alcuni dei futuri pilastri del ciclismo italiano.
VOTO 8 – Pubblico, Arredondo e Bouhanni: le grandi folle che muove una grande corsa come il Giro d’Italia non sono una novità e meriterebbero anche un voto in più, se non fosse per certi elementi che intralciano l’azione dei corridori, anziché incentivarla. Lampante è l’esempio del “tifoso” che, sullo Zoncolan, ha pensato di dare una spinta a Bongiorno rischiando di fargli perdere l’equilibrio e sicuramente compromettendo la sua tappa. Voto 8 anche ai leader degli scalatori, Julian Arredondo, e delle volate, Nacer Bouhanni.
VOTO 9 – Fabio Aru: la rivelazione del Giro d’Italia 2014. Giovanissimo, ma mentalità vincente e grande maturità in corsa. È lui l’uomo su cui puntare per il futuro. Terzo posto quest’anno, ma tanta voglia di vederlo ancora più in alto. Il primo sardo a vincere una tappa alla corsa rosa è, infatti, il punto di riferimento per ogni ragazzo che intenda andare lontano: grinta, sacrificio, intensità, gioia nel fare ciò che più ama fare.
VOTO 10 – Nairo Quintana: dopo 21 tappe, finalmente si scioglie il colombiano, che taglia il traguardo con un sorriso dipinto sul volto e un pugno al cielo. Oggi accompagnato dalla famiglia e dalla figlia di appena 3 mesi, il campione della Movistar ha dimostrato in queste tre settimane tutta la propria qualità di uomo da corsa a tappe. Il 24enne conquista il Giro d’Italia all’esordio e anche la classifica riservata ai giovani, ma la sua favola è appena incominciata.