Un tempo neanche tanto lontano, quando avevamo soltanto scalatori in grado di vincere il Giro d’Italia, non facevamo altro che stigmatizzare il Tour che affidava buona parte del verdetto finale alla cronosquadre. “E’ una cosa anacronistica!”"Il ciclismo è uno sport individuale”"E’ ingiusto che per colpa di altri XXX perda così tanto terreno dai primi….” e stupidaggini di altro genere. Tutte santificate dalla rosea, che commentava e discettava e spendeva fiumi di inchiostro per convincerci che queste cose al Giro non succedevano, dove vinceva il più forte contro tutto e tutti (ma Mou non c’era ancora).
Poi ai signori della RCS hanno spiegato che sono gli sponsor che mettono i soldi e che un po’ di visibilità non conteggiata con il listino in mano non gli sarebbe dispiaciuto. Nel frattempo di italiani che andavano in salita non se ne vedevano in …Giro. Sono arrivati gli stranieri; la corsa rosa è tornata in mano a loro o a qualcun altro difficilmente pronosticabile. Soprattutto è sparito il nome che assicurava ascolti (e per questo da far vincere a tutti i costi). Così sono tornate le cronosquadre, anche al Giro, proprio mentre il Tour le toglieva.
E nessuno si è più sognato di definirle una prova anacronistica…
A proposito, complimenti a Nibali e Basso, sono stati bravi come tutta la Liquigas.
AU
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