L'educatore imperfetto.
Non c'è esperienza
educativa senza la capacità di attivare procedure riflessive sui
fatti della vita.
Educare significa cioè porre quesiti esistenziali ad un interlocutore interessato, e assumerne il portato.
Per fare questo ci vuole
il coraggio di accettare le contraddizioni, le differenze, le
opposizioni, i fallimenti.
Abbiamo fatto dell'insicurezza la ragione della nostra scelta professionale: l'educare è un'attività imperfetta, la meno precisa e la più concreta.
Rifiuto di sbattermi
nell'azione senza riflessione, di agire senza pensare, di rispondere
solo alle urgenze.
Si procede per errori e per questa sola via s'impara.