Giù al nord

Creato il 03 giugno 2014 da Funicelli
"Basta con la retorica sterile, basta con la demagogia e le polemiche, basta con l'indolenza, l'incapacità e la mancanza di serietà - ha sottolineato nel parco della prefettura - con una burocrazia negativa che tutto complica e tutto rallenta, basta con la corruzione, con le logiche delle raccomandazioni e con le cordate clientelari, basta con la criminalità organizzata, basta con l'intolleranza verso ogni tipo di diversità, basta con gli atti di inciviltà non più sopportabili, basta con la disperazione per l'impossibilità di trovare un lavoro, basta con l'evasione fiscale, basta con l'irresponsabilità sociale".
A parlare così, con toni molto duri, non è un grillino qualsiasi, o uno dei magistrati "toghe rosse", di quelli che si impicciano della finanza.
E' il discorso tenuto ieri dal prefetto Tronca di Milano, nel giorno della festa della Repubblica.
Discorso duro, che viene fuori dai giorni dell'inchiesta su Expo, degli appalti fatti senza rispettare le regole, in deroga perché si deve fare in fretta.
Inchiesta che abbraccia Expo, la sanità, i servizi. Le cordate politico imprenditoriali.
I Frigerio, i Greganti, i pizzini a Maroni e Berlusconi.
Coop bianche e rosse.
Chissà se il prefetto ha letto l'articolo di Alberto Statera di ieri, su repubblica: si parla dell'assessore alla Sanità Mantovani

In una combinazione di impudenza e insipienza, Mario Mantovani, vicepresidente e assessore alla Sanità della Regione Lombardia, ha proclamato in un comizio nel suo paese: ”Ho trovato tanti posti di lavoro, adesso per esempio ho nelle disponibilità anche di segnalare delle persone. Ho bisogno di direttori generali, ho bisogno di persone che me lo chiedono. Io come prima cosa mi vien da segnalare la gente di Arconate”. Una gaffe? Macché.
Nel successivo comizio di chiusura della campagna di Forza Italia per le elezioni europee, con Jerry Calà e Iva Zanicchi che intonava “Zingara”, Mantovani ribadiva lo stesso probo concetto: votateci che io vi raccomando per posti di pregio nella sanità pubblica regionale. Di fronte alle polemiche, alla mozione di sfiducia del centrosinistra e alla timida irritazione del presidente lombardo Roberto Maroni, il Mantovani ha replicato che non ha alcuna intenzione di dimettersi perché lui ha “la fiducia di Berlusconi”. L'episodio è interessante perché non solo descrive la qualità di alcuni degli uomini che governano la più ricca regione d'Italia, ma soprattutto perché rivela meglio di ogni altro discorso lo stato della sanità lombarda dopo diciotto anni di presidenza di Roberto Formigoni: una terra di saccheggio di potere, di posti clientelari e di miliardi. Per l'esattezza una mangiatoia su risorse pari a 18 miliardi all'anno, l'uno per cento del Pil italiano.
L'”eccellenza” sanitaria vantata per anni dal Celeste, che pure non manca in qualche struttura medica, è imbrattata da una gestione “politica” scientificamente delinquenziale che l'ex presidente ha creato e che la giunta Maroni sembra incapace di smontare. Una delle ultime retate della procura di Milano, quella che ha portato all'arresto delle vecchie glorie di Tangentopoli Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, ha attirato l'attenzione soprattutto sulle tangenti per gli appalti sull'Expo 2015. Ma le intercettazioni raccontano meglio di un trattato di criminologia anche il funzionamento della sanità lombarda. Lo spiega a un interlocutore il collaboratore di Frigerio Giovanni Rodighiero: “I primari...i primari...i medici che gareggiano vengono e vanno dai politici...perché la sanità è gestita dai politici...allora se tu hai il santo protettore, il santo protettore ne prende atto...e poi va a parlare con chi di dovere...fa la gara e vince lui... lui è riconoscente a Gianstefano... Gianstefano è riconoscente al direttore generale...” Dalle nomine dei direttori generali a quelle dei primari e, a cascata, agli appalti truccati per i lavori e gli acquisti ospedalieri. I magistrati, con note a margine delle intercettazioni, descrivono così il meccanismo: ”Si provvede in primo luogo al confezionamento dei bandi di gara e capitolati ad hoc”; ”in seguito si concorda preventivamente il prezzo che deve pagare l'imprenditore avente quale causa la consumata corruzione oltre che l'effettuata turbativa”; “aggiudicato l'appalto, si effettuano le conseguenti dazioni di denaro corruttive ai dirigenti sanitari, eventualmente scaglionate nel tempo in caso di appalti pluriennali”, con “detrazione” della quota spettante al faccendiere, nella fattispecie Frigerio. Il quale, in un'intercettazione si lamenta: “per un po' di corruzione (non puoi) distruggere tutto”, “l'illegalità bisogna trattarla con normalità”. Se Maroni non vuole perpetuare la “normalità” formigoniana ha un'ottima occasione per cominciare: licenzi domattina il suo vicepresidente e assessore alla Sanità Mario Mantovani.


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