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Giù le mani da mia figlia! (USA 1989) Titolo originale: She's Out of Control Regia: Stan Dragoti Sceneggiatura: Seth Winston, Michael J. Nathanson Cast: Tony Danza, Amy Dolenz, Wallace Shawn, Catherine Hicks, Dana Ashbrook, Matthew Perry Genere: paninaro Se ti piace guarda anche: 8 semplici regole... per uscire con mia figlia, Tale padre tale figlio, Licenza di guida
Il titolo del post non tragga in inganno. Lo dico subito prima di alimentare il gossip: no, non sono in dolce attesa... ehm, volevo dire che no, non sto per diventare padre. La visione del film Giù le mani da mia figlia!, recuperato dopo aver letto il post della sempre ottima e divertente Babol, mi ha però fatto chiedere come mi comporterei io se mai un giorno dovessi avere una figlia. Non sarebbe facile. Credo che, nella vita di un uomo, ci possano essere poche cose peggiori dell'avere una figlia femmina. Non fraintendetemi. Dev'essere una cosa stupenda, per i primi anni. Solo che poi arriverà immancabilmente un giorno in cui la cosa si trasformerà in un incubo. Un giorno? Quale giorno? Il giorno in cui vorranno trombarvi la figlia.
È proprio quanto capita a Tony Danza, attore italoamericano di recente rivisto in Don Jon, che qui è un padre vedovo con due figlie femmine. La maggiore è una tipa con occhiali da vista e apparecchio ai denti. Una tipa bruttarella, così sembrerebbe. Fino a che arriva il giorno in cui toglie l'apparecchio, va dal parrucchiere, comincia a usare le lenti a contatto e a truccarsi, e si trasforma in un gran bel pezzo di manza. Il giorno più bello nella vita di una giovane fanciulla, il giorno più brutto nella vita di un padre, soprattutto se vedovo.
A questo punto, tutti vogliono farsela, compresi i futuri idoli televisivi Dana Ashbrook di Twin Peaks...
E pure Matthew Perry di Friends...
Cosa può fare il povero Tony Danza con una figlia così? Mettetevi nei suoi panni. O mettetevi nei panni del padre protagonista della canzone “Rude” dei Magic!, uno dei successi dell'estate. Vi bussa alla porta il cantante di un gruppo pseudo-reggae, quindi un fattone, e vi chiede: “Can I have your daughter for the rest of my life? Say yes, say yes, 'cause I need to know.” A parte il fatto che non siamo nel Medioevo, né negli anni '40 come nel film Si alza il vento di Miyazaki, e quindi difficilmente c'è ancora qualcuno che chiede al padre la mano della figlia. Nel caso però succedesse, voi potete anche essere le persone più gentili del mondo, ma non potrete fare a meno di rispondergli: “You'll never get my blessing till the day I die, tough luck my friend but the answer is no!”.
Nel film Giù le mani da mia figlia non arrivano a chiederla in sposa, però tutti vogliono uscire con la figlia di Tony Danza, che è questa Amy Dolenz, gnocchetta 80s poi sparita nel nulla.
Al disperato Tony Danza non resta che chiedere aiuto a un esperto che sull'argomento del rapporto tra padre-padrone e figlia-zoccola ha scritto un best-seller. Un espertone interpretato da Wallace Shawn, uno dei volti più famigliari del cinema famigliare a stelle e strisce di fine anni '80/primi anni '90.
Raccontato così potrebbe quasi sembrare un thriller-horror e dal punto di vista del padre protagonista lo è anche. In realtà si tratta di una commedia anni '80, troooppo anni '80, molto prevedibile nel suo sviluppo e allo stesso tempo estremamente gradevole. Uno di quei film che hanno addosso il profumo dei ricordi dell'infanzia/adolescenza. Uno di quei film che ti schiaffavi la mattina su Italia 1 quando ti fingevi malato per stare a casa da scuola. Uno di quei film ricchi di difetti (uno su tutti: la presenza dell'insopportabile Catherine Hicks, futura Signora Camden di quella porcheria 90s Settimo cielo) e per certi versi troppo buonista e innocente nella rappresentazione del sesso. 'Sta giovane zoccoletta esce con mezza popolazione maschile e arriva a fine pellicola ancora vergine? Ma suvvia! È un film di fantascienza? Eppure, nonostante tutto, Giù le mani da mia figlia! scorre via che è un piacere, più di molte comedy (apparentemente) trasgressive e scorrette di oggi e sui titoli di coda ti fa uscire un nostalgico: “Aaah, non le fanno più le commedie di una volta!”.
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