Il giudice Surra fu mandato, poco dopo l'unità d'Italia, a riformare il Tribunale di Montelusa per prendere il posto dell'ex presidente Fallarino che non voleva riconoscere il Savoia.
E si dimostrerà giudice capace di tenere testa alla maffia (la fratellanza della maffia, non era ancora chiamata mafia). Ingenuità? Assenza di buon senso, quello che ti fa venir voglia di girare la testa dall'altra parte, di non metterti contro il più forte?
O, semplicemenete, il senso della legge uguale per tutti, per fare gli interessi di tutti, senza guardare in faccia a nessuno?
“Non c’è impiegato in Sicilia che non sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato a trarre profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza riunione, senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora d’incolpare un innocente. Il popolo è venuto a convenzione coi rei. Come accadono furti, escono dei mediatori a offrire transazioni per il recupero degli oggetti rubati. Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di una protezione impenetrabile, come lo Scarlata, giudice della Gran Corte Civile di Palermo, come il Siracusa, alto magistrato... Non è possibile indurre le guardie cittadine a perlustrare le strade; né di trovare testimoni per i reati commessi in pieno giorno. Al centro di tale stato di dissoluzione c’è una capitale col suo lusso e le sue pretensioni feudali in mezzo al secolo XIX, città nella quale vivono quarantamila proletari, la cui sussistenza dipende dal lusso e dal capriccio dei grandi. In questo ombelico della Sicilia si vendono gli uffici pubblici, si corrompe la giustizia, si fomenta l’ignoranza...”.Dalla relazione di Pietro Ulloa, procuratore generale a Trapani nel 1838.
La bambina
Estate 1980: tra l'abbattimento nei cielo di Ustica del DC9 e la strage alla stazione di Bologna. Il giudice istruttore Lorenzini che tutti chiamano La Bambina si trova alle prese con una inchiesta di bancarotta, con a fianco solo il suo agente di scorta. E si ritrova sola e clandestina, contro giudici corrotti, carabinieri che non sono carabinieri e servizi che usano la ragione di stato per nascondere loro malefatte. In piena guerra tra servizi, imparerà così il senso della giustizia: il potere dei senza potere, combattere i soprusi e quanti pensano di poter fare i propri affari alle spalle degli altri.
Il triplo sogno del procuratore
Un giudice Ottavio Mandati della procura di Novere, sogna di trovarsi imputato in un processo istruito da un suo imputato: l'ex compagno di classe (già all'epoca capace solo di fare soprusi) e oggi sindaco Pierfiliberto Bonazzi Perdicò.
E' una vita che il procuratore cerca di fare un processo che condanni il sindaco per le sue malefatte: speculazioni edilizie, la sanità privata che controlla tramite prestanome, scempi ambientali ...
Ma ogni volta gli è andata male: alcune volte per modifiche legislative a processo in corso, in altre le sue richieste di rinvio a giudizio erano state respinte.
Ma il procuratore deve andare avanti: non per una forma di rivalsa o di ossessione nei confronti del sindaco che gode della simpatia dei suoi elettori (nonostante le specuazioni, la chiusura dell'ospedale pubblico per favorire le sue strutture), della stampa locale (Tafano Tafani .. nomen omen).
La solitudine del magistrato è semplicemente, ancora una volta, senso di giustizia.
PS: e se qualcuno ci vede un noto personaggio della politica nazionale che sfugge dai processi, problemi suoi.
Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro su Einaudi e il primo capitolo.
Technorati: Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli