Amata Tela
Giulia Madonna
edit. MUSICAOS: ED SMARTLT 07
pp.221
8,00
Una telefonata inattesa, una voce sconosciuta, un incontro.
Due vite si incrociano e nasce un amore. È storia di tutti i giorni, ma nel romanzo di Giulia Madonna diventa quasi miracolo, magia, una vampata che travolge e non lascia respiro.
Due protagonisti: Francesca, brillante studentessa in architettura, Eugenio, giovane artista squattrinato, un po’ folle, nevrotico, con un passato difficile alle spalle e tanti sogni di gloria. È una relazione morbosa, quasi incontenibile, una passione che l’autrice definisce più e più volte “sfrenata, folle”; un intreccio di turbamenti, impulsi irrazionali e sentimenti contrastanti, dove la felicità confina con l’ansia, l’angoscia della perdita, il timore di una libertà smarrita: fragilità e complessità interiore che travolgono, consumano, distruggono. E, come tutte le emozioni estreme, quest’amore finisce col trasformarsi: diviene lotta, competizione, una sorta di tentativo di sopraffazione, dolce e violenta insieme. Sicché i due protagonisti si tramutano in antagonisti, fino alla disperata rottura. Ma non sarà definitiva, c’è qualcosa, o meglio, qualcuno, che sarà il filo rosso che li terrà comunque uniti, il “segreto” legame che impedirà il distacco definitivo, e che si rivelerà soltanto nel finale.
G. Madonna è voce narrante, racconta in terza persona, ma sembra quasi che ci siano due livelli di narrazione, quella della protagonista femminile, e quella del comprimario maschile. Ognuno dei due è narrato, non descritto: situazioni, comportamenti, atteggiamenti, emozioni, vengono interpretati, dilatati, rivissuti; quasi un diario intimo, in cui si annotano e si fissano piccoli e grandi eventi quotidiani. Scarseggiano, invece, dialoghi e descrizioni d’ambiente, molto è lasciato alla fantasia del lettore; tutta la narrazione, nella prima parte del libro, è incentrata sulla psicologia dei personaggi, sulle loro percezioni fisiche ed emotive, raccontate, tratteggiate, spesso con enfasi e veemenza.
La seconda parte del romanzo appare più fluida, più strutturata; l’introduzione di altri personaggi vi aggiunge maggiore spessore; un intreccio di relazioni che non fa solo da sfondo, ma è elemento portante del resto della storia personale dei due protagonisti:
L’architetto Carlo Dell’Olmo, ricco di umanità e intuito; il giovane Eros, solare e talentuoso; la dolce Anita, paziente e fiduciosa; e poi i successi, l’evoluzione di entrambi i protagonisti nella professione, i gruppi di giovani artisti arrabbiati: tutto ci dà un quadro d’ambiente più articolato e accattivante.
Particolare suggestione acquista la presenza di un quadro misterioso, l’Amata Tela, opera di Eugenio, una sorta di ritratto di Dorian Gray alla rovescia: l’immagine di Francesca, ricostruita nel ricordo, che sembra sprigionare il potere di ricondurre indietro nel tempo, ai tempi del grande amore, mai finito.
E lì, di fronte a quel dipinto che non invecchia mai e che sembra parlare, Eugenio, diventato ormai “il vecchio saggio”, dà sfogo alla sua nevrosi, ma ne trova anche sollievo e cura. Dialoga con l’immagine, trae ispirazione per la sua arte, racconta, ricorda e rimpiange quel passato che crede perduto per sempre: “Eccoti, sei qui, finalmente! Sei tornata da me! Sì, quegli occhi sono proprio i tuoi e quelle labbra rosso fuoco che mi chiamano con insistenza sono proprio le tue… Hai visto che successo?... e tutto grazie a te che sai darmi i migliori consigli. Questo brindisi è dedicato a te…Siamo ormai un’ottima squadra…”
Sono struggenti e farneticanti monologhi che rivelano l’animo tormentato dell’artista, ma anche l’amante appassionato, mai rassegnato all’assenza.
Nel complesso un romanzo piacevole, che acquista potere di coinvolgimento man mano che si prosegue nella lettura. Scritto con un linguaggio un po’ antico, classico, ricco di aggettivazioni ed espressioni enfatiche, ma con ottima padronanza e correttezza linguistica.