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Giuseppe Conti , Firenze – Fiere, Rificolone e Ceppo – 2 ( San Michele )

Da Paolorossi

Firenze - Panorama verso Orsammichele in una foto tratta dal libro “Firenze” di Tarchiani Nello, 1878Firenze – Panorama verso Orsammichele in una foto tratta dal libro “Firenze” di Tarchiani Nello, 1878

Un’altra fiera caratteristica era quella degli uccelli, che si teneva fuor di Porta Romana, la vigilia di San Michele ; fiera che si fa ancora, ma che non ha più l’ importanza né desta la curiosità di quelle di settanta o ottant’anni fa.

Tutti i cacciatori aspettavano cotesto giorno per provvedersi dell’occorrente per la caccia: come pania, gabbie, pispole e reti. Ma l’oggetto principale erano i richiami: fringuelli ciechi, pettirossi, pèppole, tordi, e tutti gli altri uccelli che dovevan mettere in mezzo i loro compagni, perché male comune, è mezzo gaudio.

Quegli uccelli da richiamo, molte volte salivano a un prezzo esagerato. Con quei quattrini, e’ era da comprare un puledro ! Ma i fanatici che avevan dei paretai rinomati, non badavano a spesa; e si lasciavano accalappiare da certi furboni, che facevan loro pagare perfino dugento e trecento lire un fringuello o un tordo bene ammaestrato. Paion cose incredibili, ma son proprio vere : e e’ è ancora qualche vecchio, raro s’ intende, che potrebbe farne fede e citare ad esempio il famoso conte Galli, al quale appiccicavan certi tordi, che dovevan parer tenori e che non aprivan mai il becco.  L’avranno messo in mezzo ;  ma in compenso  glieli  facevan  pagare tanto cari !

Il viale del Poggio Imperiale, quella mattina, era un incanto; specialmente se faceva bel tempo. Da tutte le gabbie attaccate ai rami delle querci e dei cipressi, usciva un cinguettìo, un fischiare, un trillìo continuo, d’un effetto stupendo.

Pareva d’essere in un bosco incantato, invece che a una fiera.

Ma tutto il chiassoso pigolìo andava a mano a mano scemando, fino a cessare completamente verso le dieci, ora nella quale la fiera era bell’e finita, e tutti i cacciatori venivan via invadendo le strade di Firenze, con le gabbie infilate nelle mazze che portavan sulla spalla, e coi fagotti delle reti, le pentole della pania ed un’ infinità d’ utensili. Molti di costoro avevano da far parecchie miglia a piedi, perché allora non e’ erano le comodità che ci sono oggi, e bisognava far la strada gamba gamba; soltanto i possidenti venivano col calesse ed un contadino per portar le gabbie e gli altri acquisti fatti.

Per San Michele, il 29 di settembre, aveva luogo la gran fiera delle giuggiole, fuori di Porta alla Croce. A Sant’Ambrogio, dopo le funzioni, quel giorno, dal tetto della compagnia, tra Via di Mezzo e Via de’ Pilastri, alcuni fratelli che vi salivan su, brucavano le giuggiole da un grosso ramo di giuggiolo che vi facevan portare e le buttavan giù a manciate.

Non è da credersi la ruffa che si faceva. Era un divertimento bellissimo, e vi assisteva molta gente dal cimitero della chiesa, sbellicandosi dalle risa.

( Giuseppe Conti , tratto da “Firenze vecchia – Storia, cronaca anedottica, costumi (1799-1859)” , 1899 )


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