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Giuseppe Feyles: "Ecco la nuova televisione" (Tivù)
Creato il 07 febbraio 2014 da Nicoladki @NicolaRaianoE' quanto sta avvenendo a Rete 4 e dintorni, con Iris ormai primo tra i canali nativi digitali e Top Crime, l'exploit dell'anno appena archiviato. Al timone di una triade che, come sottolinea costantemente il diretto interessato, è figlia di un grande gioco di squadra, c'è Giuseppe Feyles, con all'attivo un articolato passato nel mondo della produzione e un'impostazione e un approccio che devono molto ai suoi studi di filosofia
Direttore, a giugno festeggierà i suoi primi sette anni alla direzione di Rete 4. Nessun timore di crisi del settimo anno? Come vede questo traguardo?
"Nessun timore nè traguardo: il mio è un lavoro come tanti altri. Quindi, finchè sarà utile all'azienda, ricoprirò volentieri questo ruolo. Poi, avendone assunti diversi in questo mestiere, il futuro potrebbe riservare ulteriori novità".
Sette anni sono tanti. Che canale è diventato Rete 4?
"E' stato accelerato un processo di trasformazione in parte voluto, in parte imposto dall'all digital. E' sparita parte delle produzioni di intrattenimento, perchè volevamo concentrarci su un altro tipo di prodotto, ma anche perchè l'intrattenimento e gli eventi non erano più alla portata del nostro budget nè in linea con il contesto delineatosi sul mercato. Con un'offerta digitale così ampia, gli eventi devono avere una portata intrinseca molto forte, altrimenti si perdono nella marea di offerta frammentata. Abbiamo impresso una forte accelerazione in campo informativo e rafforzato l'area del factual e della documentaristica, intendendo non solo il documentario d'acquisto, ma anche l'autoproduzione".
Il suo predecessore Scheri aveva già impresso una "defemminilzione" della rete, che lei ha completato. E' stato difficile scrollarvi di dosso l'identità di "rete in rosa"?
"E' un concetto che andrebbe sfumato, nel senso che noi conserviamo, e intendiamo continuare a farlo, una quota di pubblico femminile. Però, abbiamo fatto sì che la proposta delle rete non si componesse più di sole soap, innestandovi contenuti in grado di ringiovanire il nostro target, come le serie americane o le produzione "Life" o "Alive", condotte da Vincenzo Venuto".
In più, programmate questo genere in prima serata.
"E' devo dire con soddisfazione, perchè in autunno non solo è stato ampiamente in media di rete, ma ci ha sorpreso perchè è stato caratterizzato da un pubblico centrale che di solito il canale non ha, questo è un elemento su cui intendiamo continuare a lavorare. Anche i prodotti di informazione vanno in questa direzione".
Si può dire che il 2013 sia stato per la sua direzione un anno piuttosto fortunato grazie all'exploit di Top Crime, mentre Iris mantiene la leadership degli ascolti tra le tv tematiche Dtt.
"Quello del ruolo dei direttori è diventato un tema su cui riflettere, perchè - parlo per me, ma anche per il mio vice Carlo Panzeri - va rapidamente mutando. Ormai ci troviamo a coordinare gruppi di reti in contemporanea, cercando di comporre un'offerta completamente per generi e target. A nostra volta poi siamo coordinati dalla direzione generale dell'azienda (in particolare dal direttore generale contenuti Federico Di Chio) che deve gestire tutta la proposta free di Mediaset e armonizzarla con le altre: la pay, la neonata visione off line, internet e gli altri rami di gruppo. Una tale complessità non poteva che mutare in profondità questo mestiere, individuando dei ruoli ben definiti. E', infatti, il nostro gruppo di reti ha assunto un'identità molto chiara: veicolare un'offerta di cinema per un pubblico adulto su Iris , proporre il genere detection per una platea prevalentemente femminile su Top Crime e fare di Rete 4 un canale per un pubblico adulto maschile e femminile. A questa complessità si aggiunge un'attenzione ai costi meticolosa. Il che rende ancora più difficile, seppur più interessante, il lavoro".
Con un'offerta così complessa ormai è impossibile evitare di controprogrammare i vostri stessi canali...
"In effetti non è un'impresa facile predisporre palinsesti attenti non solo alla concorrenza, ma anche alle reti sorelle. Per fortuna c'è un ottimo spirito di collaborazione. Ovviamente, può capitare che nella stessa serata ci sia un'offerta che non si incastri perfettamente, però in generale cerchiamo di presentare un pò tutte le tonalità di generi. Ma il vero problema oggi è quello relativo all'identità di rete".
A tal proposito, lei ha sostenuto che le generaliste devono sempre più caratterizzarsi.
"Le reti tematiche, quelle che noi abbiamo fatto nascere, hanno un profilo identitario chiarissimo. Ed è per questo che il pubblico le premia. Ogni spettatore sa che, se vuole vedere un film, può andare su Iris; oppure, se preferisce una serie poliziesca, su Top Crime. Le reti native digitali sono profilate molto bene. Ma la tv generalista non è più la stessa, e come sarà in futuro è ancora impossibile stabilirlo. Per quanto riguarda me e la mia squadra, sappiamo di dover mantenere un'offerta varia e sperimentare strade nuove, come l'infotainment e le produzioni low budget. Di una cosa sono pienamente convinto, e lo è anche l'azienda: le grandi generaliste devono caratterizzarsi attraverso l'autoprodotto, che va realizzato a costi totalmente diversi da quelli di un tempo".
Si tratta di una sfida comune a tutti i broadcaster nazionali e internazionali.
"Assolutamente. E non è solo una questione di budget, ma anche di modello organizzativo.Paolo Vasile (attuale consigliere delegato di Telecinco, ndr.) mi ha insegnato che bisogna concentrare le risorse per intero su quello che si vede sullo schermo, mentre il resto - ossia l'apparato di contorno va risparmiato".
Lei - più di altri direttori - tiene a sottolineare come il vostro sia diventato un lavoro di squadra . E' una sua impostazione personale o c'è dell'altro?
"C'è di base la convinzione che tutti siamo utili e nessuno indispensabile (ride). Il che è fondamentale per mantenere un sano senso delle proporzioni. Il nostro mestiere è cambiato: non c'è più il solo direttore, ma un'intera squadra all'interno di gruppi di lavoro molto complessi. In una logica di ottimizzazione delle risorse, oggi un team fa quanto fino a qualche anno fa si faceva con il triplo delle persone. In più, è un principio saggio delle aziende quello di far circolare le competenze e non imprigionarle in un solo ruolo. Ovviamente ci sono delle competenze specifiche, ad esempio quelle dei Channel Manager (per Iris Diego Castelli, per Top Crime Cristina Veterano), però poi organizziamo delle riunioni settimanali in cui tutti collaborano su tutto. Dopo di che s'impone ovviamente un punto di sintesi".
Tornando a Rete 4, fino a qualche tempo fa indicava come suo competitor diretto Rai Uno. E' ancora così?
"Noi facciamo la nostra strada. Comunque c'è anche attenzione a Rai Tre, per il taglio informativo e l'offerta destinata al pubblico adulto. Con La7 siamo in competizione solo parzialmente".
Rai Tre è considerata la rete che assolve meglio il ruolo di servizio pubblico. Vi sentite anche voi di svolgere, almeno in piccola parte, questa funzione?
"Non è la nostra mission, e anche su Canale 5 e su Italia 1 si trovano trasmissioni che svolgono compiti di valore sociale. Tuttavia, è certo che Rete 4 spesso ospita programmi che non trovano spazio su altre reti perchè non hanno grandi potenzialità di ascolto, ma meritano di essere trasmessi per la loro qualità o rilevanza. Vedi Downton Abbey: non è una serie da ascolti altissimi, ma è un programma raffinato che piace a una certa parte della nostra platea".
Tuttavia è un prodotto in grado di illuminare un palinsesto. Tant'è che mi chiedo come mai non sia andata su Canale 5.
"Probabilmente perchè non raggiungerebbe la media di rete, mentre nel nostro caso possiamo permetterci di sacrificare qualche punto di share per valorizzare dei titoli che lo meritano. In tal caso non guardiamo al dato del giorno dopo, ma al lungo periodo".
Il taglio informativo che avete dato all'autunno proseguirà in inverno con altri programmi? Dopo la chiusura di "Radio Belva" con Cruciani e Parenzo, arriveranno altri talk?
"Intanto va detto che Quarto Grado va benissimo, grazie alla squadra di Siria Magri e alla conduzione di Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, e Quinta Colonna è un successo nel panorama dell'informazione italiana. Radio Belva è stato come un numero zero, e confermo la mia stima per i suoi conduttori. Al momento su Rete 4 non è prevista una ripresa, però, puntiamo all'aumento delle serata di produzione e tra le opzioni c'è anche quella di trovare un'ulteriore strada informativa. Inoltre la rete oggi può contare su un tg autorevole e su prestigiosi approfondimenti, come Terra!. E' chiaro che, nell'arco di sette giorni, lavoriamo anche su altri generi, tra cui una serata tutta dedicata alle fiction d'acquisto".
Si è parlato di "Hatfields & McCoys" con Kevin Costner.
"Esatto, ma ci saranno anche "La Bibbia", prodotta da Mark Burnett e trasmessa da History Channel Usa: 10 puntate, con una recitazione di alto livello, che abbracciano un arco temporale che va da Noè fino alla resurrezione di Gesù. Tra i diversi titoli che stiamo trattando sui mercati internazionali, c'è anche "Call the Midwife" di Bbc, una serie molto commuovente, su un gruppo di ostretiche che lavorono nella periferia della Londra negli anni 50. Per Iris e Top Crime stiamo lavorando su cinematografie alternative, che illuminano le reti. Avremo notizie a breve".
Iris ha leadership degli ascolti, malgrado proponga un genere, come il cinema, ampiamente sfruttato da pay tv e free tv. Qual'è l'alchimia che portate in video?
"Soprattutto l'impaginazione: proporre titoli con una determinata logica li pone sotto una luce diversa. Le faccio un esempio: abbiamo trasmesso "Fino a prova contraria" di Clint Eastwood, non un blockbuster e già programmato tempo prima da Rete 4 e anche da Iris con risultati medi. All'interno del ciclo "Human Rights" con il commento di don Gino Rigoldi, ha raggiunto un soprendente 2,5%. E' la riscoperta di titoli già conosciuti".
E per quanto riguarda Top Crime?
"E' in ottima salute: cresce in modo costante. A breve programmeremo serie come "Covert Affairs", "The Following", "Bones" in prima visione, "Hannibal" (appena finita la finestra pay), e tante altre. Con Panzeri e Veterano stiamo valutando l'opportunità di introdurre il factual, e stiamo riflettendo sul cinema: in primavera sostituiremo - almeno temporaneamente - la serata film con la serialità. Inizieremo con "Romanzo Criminale", un prodotto collocabile a metà tra i due generi. I risultati confermano che siamo sulla strada giusta, in prime time totalizziamo più di tre punti di share che - come accennavo - dobbiamo fare attenzione a non togliere a Rete 4".
Conferma il taglio "femminile" di Top Crime rispetto a Iris. Il cui pubblico ha invece un profilo più maschile? E come se fossero i due lati di una stessa medaglia...
"Confermo, anche se Iris ha un posizionamento più maschile un pò più adulto, mentre Top Crime uno femminile più centrale. Per noi è stata una sorpresa: ci aspettavamo che la rete fosse prediletta dalle donne, ma abbiamo notato che è molto frequentato da una buona quota di pubblico centrale, trentenne. Questo è un dato pubblicitariamente molto interessante".
Della programmazione tematica avete imparato qualcosa che vi è tornato utile per le generaliste?
"Sicuramente l'importanza di creare una ciclicità di appuntamenti: è essenziale che lo spettatore sappia che a una certa ora troverà sempre un dato prodotto. Non a caso i cambi di palinsesto vengono fatti solo nei casi in cui fattori esterni ci obbligano...
Mantenere la programmazione il più possibile fedele alle aspettative è un elemento chiave nel panorama digitale di oggi. L'altra lezione è l'importanza di avere prodotti originali. L'originalità che nelle tematiche viene data dalle scelte di impaginazione, per le generaliste s'impone attraverso l'autoproduzione. Perchè durante una settimana è normale che lo stesso argomento venga trattato da molte reti, ma ognuna si deve caratterizzare per un suo modo di affrontarlo. Per esempio, su Rete 4 abbiamo sempre adottato un linguaggio popolare, semplice, che si rivolge non alle élite, ma al sentire comune. Mi riferisco a tutte le nostre produzioni, come "Forum" con Barbara Palombelli, o a quelle di carattere religioso, o al modo di affrontare la poltica di Del Debbio. E' il nostro stile, ovvero parlare col linguaggio della semplicità e della schiettezza ed essere fedele, il più possibile, alla realtà".
Intervista di Linda Parrinello
hanno collaborato Eliana Corti e Elena Rembadoper "Tivù"
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