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Giuseppe Gonnelli, Monumento a Michelangelo Buonarroti nella Chiesa di S.Croce

Da Paolorossi

Firenze - Monumento a Michelangelo Buonarroti nella Chiesa di S.Croce  - Illustrazione tratta dal libro “Monumenti sepolcrali della Toscana” con disegni di V.Gozzini incisi da G.P.Pasino sotto la direzione del Cav. P.Benvenuti e L.De Cambray Digny – Firenze, 1819Firenze – Monumento a Michelangelo Buonarroti nella Chiesa di S.Croce – Illustrazione tratta dal libro “Monumenti sepolcrali della Toscana” con disegni di V.Gozzini incisi da G.P.Pasino sotto la direzione del Cav. P.Benvenuti e L.De Cambray Digny – Firenze, 1819

Monumento a Michelangelo Buonarroti nella Chiesa di S.Croce opera del Lorenzi, Cioli, e Giovanni dell’Opera

La purità dello stile, e la finezza dell’ espressione erano le prerogative che distinguevano l’arti, quando furono con più libero ardimento trattate dal Buonarroti, che il primo le tolse dalla fredda e timida imitazione. I classici monumenti degli aurei tempi della Scultura nel famoso giardino di Lorenzo il Magnifico educarono il genio di Michelangelo, che, scosso alla vista di quei marmi pieni di vita, tentava di emularne la sublime grandezza. Le Grazie non guidarono lo scalpello di Michelangelo, poiché parevano spaventarsi di quella robusta maniera; egualmente che  “Petrarca, dice il Cav. Boni, non avrebbe potuto pennelleggiare sì vigorosamente il quadro terribile del Conte Ugolino, nè Dante forse avrebbe potuto sì teneramente dipingere le bellezze di Laura.”

A norma che si sentiva più sicuro nell’arte, sdegnava la dolcezza dell’esecuzione, la quale, segnando poi una nuova strada, abbandonò quasi del tutto, sostituendovi una fierezza di stile più maschia e caratteristica. Se la pompa soverchia d’anatomia, e lo studio artificioso di qualche mossa offende talvolta il gusto, mai però non smentisce la sublimità dell’ingegno.  Il Bacco nella Galleria di Firenze, il Davide e la Vittoria in Palazzo Vecchio, le Statue dei Sepolcri Medicei, il gruppo della Pietà in S. Pietro di Roma, e il Mosè nel Deposito di Giulio II attestano il genio maraviglioso del Buonarroti.  La volta della Sistina è il primo esemplare del gran stile della moderna Pittura. Michelangelo non conobbe l’ infanzia dell’arte, e col nuovo stile sorprese ed atterrì tutti gli artisti dell’età sua.

Sette Pontefici lo colmarono d’onori e di benefici. Francesco I, Carlo V, Alfonso d’Este , l’ Imperator Solimano, la Repubblica di Venezia, tutti l’ammirarono, invitandolo a gara con liberali stipendi ai loro servigi. Morì pieno d’anni e di gloria ai 17 Febbrajo del 1536.

Nel Monumento del Buonarroti non si trova un concetto che abbia unità e grandiosità. Quelle tre figure sedenti, fatte da tre buoni artisti diversi, non si legano e compongono a un tutto di cui si possa dire che facciano parte. Avendo ognuno scolpito la propria figura, ha messo quanto ha potuto in evidenza il merito del proprio scalpello. La Statua dell’Architettura di Giovanni dell’Opera, benché sia la migliore, dà a conoscere lo stato dell’arti dopo la morte di Michelangelo. Quella di mezzo scolpita da Valerio Cioli, rappresentante la Scultura, è di gran lunga inferiore per i suoi vestimenti e la sua mossa. Quella poi del Lorenzi, che significa la Pittura, giace in un modo un pò manierato.  Il Busto di Michelangelo è del Lorenzi. Le tre ghirlande ricordano il suo valore nella triplice professione.

( Giuseppe Gonnelli, brano tratto dal libro “Monumenti sepolcrali della Toscana” con disegni di V.Gozzini incisi da G.P.Pasino sotto la direzione del Cav. P.Benvenuti e L.De Cambray Digny – Firenze, 1819 )

Nota:

Per vedere una fotografia del monumento a Michelangelo Buonarroti  :

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Michelangelo_tomb.JPG


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