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GIUSEPPE LEUZZI – GENTILE GERMANIA (Edizione Digitale – IPAZIA BOOKS, 2014)

Creato il 22 gennaio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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animazione 3d Gentile Germania

I tedeschi? Inefficienti, traditori, mafiosi, pazzi, morti, zingari
Ma la nostra Colpa è di non essere tedeschi?
Da Günter Grass al declino dell’ordine morale alla gara dello spread
Un saggio dotto e provocatorio di un giornalista italiano di lungo corso

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§ 3. La colpa è degli altri

Le colpe di Hochhuth

La Colpa è degli inglesi, anzi di Churchill. Hochhuth ne ha scritto un altro, e ha reso manifesta la verità: la Colpa è degli altri. La verità è che “le cantine rifugio raggiunsero a Dresda”, la notte dei bombardamenti, “temperature superiori a qualsiasi forno crematorio mai progettato”. Ben detto, Hochhuth l’apprezzano per questo pure gli antinazisti, e gli stessi antitedeschi. Gratificati di poter trascurare i fatti.

“La Colpa è della Germania” è di Longanesi. Ma lo diceva già Napoleone, prima dell’ultimo kaiser: la guerra me l’hanno fatta gli altri. Lo stratega che mai capì la verità o bellezza di persone e fatti, e dei suoi stessi atti, neppure a Sant’Elena, e a parte la pretesa di regalare la Germania ai congiunti, eccitando il torpido orgoglio tedesco, e occupare la Russia, non fece altro di notevole – occupare la Russia? Ma non diceva il falso: dei seicentomila che passarono la Vistola i francesi erano meno della metà. Ce n’erano d’ogni bordo: Austria, Prussia, Sassonia, Svizzera, Polonia, Spagna, Olanda, Belgio, Baviera, Württemberg, Meclemburgo, Napoli, ducati tosco-padani. Perirono meno francesi in Russia che assiani e bavaresi. Napoleone si fece il nome in Italia e Germania, dove gli eserciti s’arrendevano a vista.

La colpa degli inglesi alcuni inglesi peraltro vogliono: A.J.P.Taylor, Le origini della seconda guerra mondiale, un classico, David Irving. Malgrado la saggezza del trattato di Versailles, a cui le menti migliori in Europa posero mano, che impose la pace alla Germania in 448 articoli – i tedeschi stanno ancora voltando pagina. Irving, storico della rivalsa, di cui Hochhuth è estimatore e amico, dal ‘65 documenta la colpa della Raf, che bombardò Dresda.

Due anni prima il luterano Hochhuth aveva svolto la tesi che la Colpa è del papa. Germanofilo, è vero: Pio XII crebbe con padre Lais, prete sassone. E fu nunzio in Germania ovunque, in Baviera nella prima guerra, Baden, Prussia, Weimar. Ma un papa cui era apparsa la Madonna? Che nella prima enciclica chiese ai dittatori di “riportare lo Stato al servizio della società”. Dice: fece il concordato con Hitler. Ma ne era specialista: Serbia nel ‘14, Baviera ‘24, Prussia ‘29, Baden ‘32, Austria ‘32, Jugoslavia ‘35. Da segretario di Stato irrise Hitler in visita a Roma. Quando lo fecero papa, Hitler si arrabbiò, i suoi giornali lo scrissero. Temeva i socialisti, è vero: il 19 aprile ’19 fu preso in ostaggio dagli spartachisti nella legazione, pistola al petto.

C’è anche la tradizione: la Germania diligente va a fondo delle questioni. Il generale Ludendorff, dopo aver perso la guerra, e prima del putsch con Hitler in birreria, fece un giornale, Dalla sacra sorgente della forza tedesca, per esecrare i traditori, gli ebrei, il papa, i gesuiti, i buddisti, i massoni, i teosofi, i comunisti, gli inglesi, e Goethe. Jünger, che è sottile, nel Trattato del Ribelle, manuale di guerra partigiana al comunismo, la colpa vuole commisurata alla resistenza. Non all’obbedienza, ma al grado di resistenza: se non c’è resistenza di uomini liberi, allora non c’è colpa collettiva di popolo, se invece un gruppo, pur limitato, resiste, allora si può ipotizzare la colpa collettiva.

Esaminando i casi di violazione del domicilio, sotto Hitler usuale senza mandato giudiziario, Jünger trova un solo atto di resistenza: un giovane socialista abbatté con la pistola in casa sei poliziotti, sulla base dell’antica libertà germanica, di cui i visitatori volevano il monopolio. E dunque la Germania non ha colpa: niente libertà, niente colpa.

Anche perché i tedeschi si vogliono ligi allo Stato. Questo collide con l’antica libertà germanica, e con l’anarchismo. Ma Montanelli lo attesta: “La ribellione all’autorità in quel Paese non paga, neppure quando l’autorità lo conduce alla catastrofe”. I tedeschi sono incolpevoli dun-que perché la colpa è dello Stato. Esultarono per il Blitzkrieg all’Est, poi per la Francia occupata, in un mese, e l’ebbrezza durò due anni, fino alla guerra all’Unione Sovietica. Di cui si diceva: “La piegheremo in due settimane”. Poi hanno perduto la guerra, ma non sono cattivi.

(Estratto – All Rights Reserved MMXIV)

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Giuseppe Leuzzi – Giornalista a “Repubblica” , “Reporter” e “il Mondo”; collaboratore de “Il Foglio”, l’“Avanti!”, il “Giornale del Mattino”, la Rai e di numerose pubblicazioni di affari internazionali come l’International Herald Tribune. È autore de “La guerra del petrolio”, Savelli, 1974; “Iran, petrolio, violenza, potere”, Mazzotta 1975; “Iran dopo la rivoluzione” (con Rahmat Khosrovi), Lerici, 1979; “Energia: per evitare la catastrofe”, Lerici, 1980; “Il Mondo non abita più qui”, Liguori, 1989; “Elezioni, istruzioni per l’uso” (con Sergio Romano), 1992; “Mediobanca Editore”, 1997.

È titolare e amministratore del sito www.antiit.com – sito d’autore.

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Giuseppe Leuzzi is a political and business journalist whose articles regularly appeared in leading Italian newspapers (“Repubblica”, “Il Foglio”, “Avanti!”, etc), as well as in international ones such as the International Herald Tribune. He worked for RAI (Italy’s national public broadcasting company) and wrote several current events books. “Gentile Germania” is his most recent essay.

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Source www.ipaziabooks.com

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