Firenze
Vita moderna, vita bella, di Firenze : e di tutte le città che crescono oggi, e chiazzano i piani verdi del loro esecrabile giallone e del fumo delle loro fabbriche e dei loro comignoli ; e la notte del loro chiarore diffuso, incerto ; e col loro clamore serale, indistinto, turbano la pace e la melanconia dei tramonti. Quante forze in opera ! e che travolgimento di energie ! Sbucano a frotte dai pontili, gli operai che tornano a casa ; le sartine fuori del laboratorio ; gli impiegati dall’ufficio ; ognuno un mondo, col suo mondo in testa, con le sue relazioni, con le sue passioni : che urtarsi, che gonfiarsi di desideri e di volontà e che mulinare d’energie e — che ordine ! Perchè questa è la poesia moderna ; i treni che arrivano, si, quasi in orario ; l’ ingranaggio degli ordini e delle obbedienze, e il loro riprodursi, rispecchiarsi, trovare ombra nei libri, nelle cifre, nel giornale. Pare impossibile che con tutta questa tensione e questa trasformazione non debba sfasciarsi d’un tratto il nostro edilìzio, come se vi avessimo fatto pesare sopra troppe costruzioni. Eppure tutto cammina !
Ecco qui le cifre. Dimenticavo : ecco qui Firenze in cifre. Io avrei voluto dirvi : le malattie, le morti, le nascite ; gli spettacoli e l’istruzione ; le case e gli operai ; chi emigra e chi immigra ; come si soffre e come si benefica ; e l’avrei voluto dire per cento, e per mille; e con i raffronti e con i paragoni.
Ma guardatevi attorno bene e tutte queste cose già le saprete : guardate questa nostra vecchia città, questa città ancora povera, dove ancora si vive con poco perchè poco si guadagna, perchè poco è il margine della vita economica ; e amatela nella sua trasformazione e nel suo crescere. Aiutatela, vi dico, giovani, a crescer moderna nei costumi e nei bisogni ; ad amare la pulizia ; a stimare la generosità ; a reprimere lo scherno ; a rifarsi, di reni, di spina dorsale e di mente ; a vestirsi, non solo di vestiti, ma anche di camicia nuova !
Firenze è nelle cifre come la vediamo con gli occhi. Sì, la statistica non ci dice nulla di nuovo, sebbene con maggior sicurezza ; ma ci aiuta a pensare a questo e a quel lato della vita pratica, tecnica, materiale nella quale la vita spirituale d’una città o d’un uomo sempre si specchiano.
Addio, tabelle di cifre dall’aria serissima, ritmiche espressioni voi pure, d’ una interna vita, del crescere dei conflitti e del maturare d’una nuova città !
Perdonatemi, rigide percentuali e laboriose medie, se non vi ho citato in appoggio alle mie scorse sentimentali e ammirative, se non coronai le mie speranze del vostro fiore, se non presi e non sbandierai in faccia al pubblico la magìa persuasiva dei vostri accordi. Ne avevo tutte le buone intenzioni, quando presi in mano la penna per descrivere Firenze che cresce, e non è colpa mia, se io pure, come una docile penna, fui preso dai miei pensieri e scrissi senza pensare alle mie ispiratrici. (1917)
( Giuseppe Prezzolini, “Firenze moderna” da “Uomini 22 e città 3”, pag. 311/313 – Vallecchi Editore Firenze, 1920 )