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Giuseppe Rachetta: Catanzaro e i suoi Segreti Passaggi

Creato il 04 settembre 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Emanuela Riverso 4 settembre 2013 cinema, vedere Nessun commento Giuseppe Rachetta: Catanzaro e i suoi Segreti Passaggi

«Se vi fu mai una città ellenica o romana su questa cima ventosa, essa non ha lasciato nome e nessun avanzo dell’antichità è stato mai scoperto in questi luoghi» così si esprime George Gissing descrivendo la città di Catanzaro nel suo viaggio del 1897 e aggiunge: «sembra una città mezza costruita o mezza distrutta [...]. Il solo edificio antico, un castello costruito da Roberto il Guiscardo quando conquistò Catanzaro nell’undicesimo secolo, era rimasto in piedi fino a poco tempo fa, sfidando i terremoti con la sua solidità normanna: ma è stato deliberatamente abbattuto [...]. Sarebbe vano deplorare questi procedimenti: Catanzaro è l’unica città progressista della Calabria e ha assimilato troppo bene lo spirito del tempo per lasciarsi sbarrare la via maestra da un ostacolo medievale [...]. Anche quando mi fui abituato al luogo, il suo strano aspetto d’incompiutezza eccitava sempre il mio interesse». Se George Gissing, per assurdo, avesse potuto incontrare Giuseppe Rachetta, avrebbe apprezzato il fascino di un nuovo racconto: il regista calabrese nel suo documentario Segreti Passaggi ci svela infatti un volto inedito della città, una Catanzaro Sotterranea costituita dal diramarsi di tanti cunicoli che potrebbero collegarla da un punto all’altro, passaggi che nel corso dei secoli possono aver rappresentato una via di fuga o un rifugio; cavità e gallerie, ambienti ipogei senza alcuna documentazione storica eppure «testimonianza di un passato mai raccontato». Il documentario del regista calabrese vuole aprire «un varco nella nebbia di secoli»: gli episodi che hanno caratterizzato sin dalle origini la storia della città rivivono nelle parole di Rachetta, le immagini che scorrono risvegliano la nostra coscienza e improvvisamente gli scorci noti della città acquisiscono un fascino antico: con la visione del documentario ci si rende conto che questo passato meriterebbe davvero di essere scoperto e raccontato.

Giuseppe Rachetta: Catanzaro e i suoi Segreti Passaggi

Uno dei meriti del tuo film-documentario Segreti Passaggi è sicuramente l’aver reso Catanzaro finalmente protagonista, risvegliando l’orgoglio e la coscienza dei cittadini e destando la curiosità anche di chi con questa città non ha alcun legame personale. Ci puoi raccontare come e quando è nata l’idea di questo lavoro?

«Sono venuto a conoscenza di una probabile rete sotterranea dieci anni fa, nel corso di uno studio sull’arte della seta, grande ricchezza della città fino al XVI secolo. La cosa mi affascinò subito e cominciai a cercare del materiale a proposito. La ricerca di documentazione si rivelò però fallimentare e anche le testimonianze raccolte a quel tempo apparvero decisamente vaghe; ebbi la sensazione che le persone interpellate tendessero a minimizzare l’interesse piuttosto che a darmi un aiuto concreto. Qualche anno più tardi, ripresi lo studio della storia della città per un progetto che prevedeva la realizzazione di una trilogia di DVD che raccontasse le vicende del borgo dalle origini all’Unità d’Italia. Pensai, in quell’occasione, che uno studio più approfondito avrebbe potuto svelarmi qualcosa che potesse essermi sfuggito in precedenza, ma rimasi ancora una volta deluso, perché, in effetti, di materiale sull’argomento non ce n’era. Restava un solo modo per affrontare il tema e tentare di avviare un procedimento d’indagine: fare ricorso all’analisi comparativa. Ho così cominciato a studiare le realtà storiche di altre città, e in tal modo ho potuto addentrarmi nella vita e nelle necessità di un borgo medievale individuando i motivi che ovunque hanno dato vita a degli ambienti ipogei. Quei motivi li ho poi messi in relazione con gli sviluppi storici di Catanzaro e ho potuto, dunque, tracciare una sceneggiatura che pur non avendo documentazione a supporto, fosse capace di mantenere un’impostazione d’indagine storico-scientifica. È stato un bel mix di ricerca, intuizione e creatività: un lavoro non semplice perché in mancanza di documentazione, il rischio di cadere nel sensazionalismo è sempre in agguato».

Quali sono stati gli ostacoli che hai dovuto affrontare per realizzare Segreti Passaggi?

«Come dicevo, l’ostacolo principale è stato sicuramente la mancanza di documenti a supporto. Quella rete sotterranea, tuttavia, non era solo immaginaria: avevo raccolto testimonianze di persone che avevano percorso fisicamente alcuni tratti di quelle gallerie. Mi trovavo in presenza di una storia sconosciuta a gran parte dei catanzaresi, una storia che sopravviveva soltanto nei racconti della tradizione popolare. Forse questo aspetto ha indotto la gente ad assumere un atteggiamento distaccato e di superficialità per l’argomento. Ecco, il “distacco” e la “superficialità” sono stati altri due elementi di ostacolo non indifferente che a volte mi hanno indotto a pensare anche ad una volontà di snobbare, se non addirittura spegnere l’interesse per la ricerca».

Giuseppe Rachetta: Catanzaro e i suoi Segreti Passaggi

Il grande documentarista Vittorio De Seta ha speso parole di grande apprezzamento per questo tuo lavoro e ti ha suggerito di “farlo arrivare alla gente”. E così attraverso il web hai attirato l’attenzione e il tuo documentario è diventato molto popolare; si sta muovendo qualcosa per realizzare un progetto d’indagine che coinvolga anche le istituzioni? Quali sarebbero i prossimi passi da compiere?

«L’incontro col Maestro costituisce uno dei momenti più gratificanti a livello umano e professionale della mia vita. Il suo desiderio di conoscermi, i suoi complimenti, la sua curiosità, mi hanno trasmesso tanta consapevolezza e tanta carica. De Seta andò su tutte le furie quando venne a sapere che le istituzioni non si erano attivate per promuovere il lavoro, dicendo che la sua mancata diffusione equivaleva ad uccidere la coscienza storica di una collettività! Mi spronò, invitandomi a non mollare, ad ignorare il disinteresse istituzionale e a far arrivare il lavoro direttamente alla gente. Il web poteva essere il giusto canale, ma l’occasione si è presentata, di fatto, un anno fa, quando una nota attrice e autrice Rai, Metis Di Meo, m’invitò, dopo aver visto il trailer del lavoro su YouTube, a presentare l’opera al un festival di cinematografia online, CinemaClick. La Di Meo mi disse di aver percepito la grande potenzialità del messaggio proposto dal lavoro, ritenendo che meritasse ampia diffusione. L’opera fu accettata e da quando è entrata nel catalogo del festival, ha cominciato a raggiungere la gente in qualunque parte del mondo, suscitando anche l’interesse di chi, come dicevi, non ha un particolare legame con la città: ad oggi sono oltre 20.000 le visualizzazioni sul web e ricevo tantissimi messaggi, anche dall’estero. Sempre lo scorso anno, Segreti Passaggi è stato presentato, fuori concorso al Magna Graecia Film Festival, riscuotendo ampi consensi. Raggiungere il consenso della gente è il più grande riconoscimento a cui si possa ambire, e per tale motivo, credo di poter ipotizzare che un interesse delle istituzioni sia ormai un passo quasi necessario nella logica delle cose: spero che i prossimi mesi possano dare delle indicazioni precise in tal senso. Occorrerebbe procedere ad una mappatura dei varchi chiusi e dimenticati della città, per poter poi avviare un’indagine attenta che costituirebbe un’enorme potenzialità di sviluppo sia in chiave di rilettura storica che di opportunità turistica».

Giuseppe Rachetta: Catanzaro e i suoi Segreti Passaggi

Quali sono secondo te i motivi che hanno sempre portato a nascondere e dimenticare i segni del tempo della città? Perché non è mai stata valorizzata la storia di Catanzaro anzi si è operato per cancellarla?

«Il discorso sarebbe lungo. Mi sono fatto delle mie idee, ma ciò che appare incomprensibile, nasconde anche il grande fascino dell’argomento! L’“Aragnu” – il ragno – sotterraneo di cui parla la tradizione popolare è la rappresentazione frutto di antichi racconti che sono sopravvissuti ai secoli proprio grazie al racconto di tanta gente comune. Eppure, quei racconti, non sono stati sufficienti, fino ad oggi, a stimolare l’interesse e l’approfondimento di alcuno studioso: questo è il mistero più grande. Il mio lavoro giunge a colmare questa lacuna e a regalare alle nuove generazioni un’opportunità di conoscenza e rilettura della storia delle proprie origini. Se un giorno ci sarà la possibilità di avviare un lavoro di ricerca serio e articolato, forse potremo dare una risposta a questa domanda!».

Simbolo della città è la fontana monumentale de Il Cavatore, un’imponente scultura realizzata dall’artista calabrese Giuseppe Rito nella seconda metà del Novecento. Lo si è sempre ritenuto un omaggio al duro lavoro dei catanzaresi. Ma senza voler annullare questo significato simbolico, nel tuo documentario proponi anche una diversa chiave di lettura, ce ne puoi parlare?

«La rilettura del significato de Il Cavatore che propongo nel documentario, rappresenta una delle intuizioni che hanno fatto la fortuna del lavoro. La spiegazione ufficiale del significato del monumento non mi aveva mai convinto e ho trovato l’opera di Giuseppe Rito la perfetta sintesi del mio progetto di ricerca e proposizione. Io ho presentato l’opera del celebre scultore come l’istantanea di un tempo perduto e come l’invito rivolto ai cittadini di indagare su un passato che proprio in quegli anni cominciava ad essere oscurato attraversato la chiusura dei molti varchi a quel mondo sotterraneo. La rilettura del monumento ha convinto, a quanto pare, i catanzaresi che in molti mi scrivono ringraziandomi per la nuova prospettiva loro offerta e manifestando tutti l’insofferenza per la spiegazione ufficiale del significato dell’opera! Io credo che questo sia fantastico e sia un chiaro segno di “ribellione” ad uno stato delle cose mal digerito. La cosa straordinaria è che la gente, dopo aver visto il documentario ritiene scontato accettare la mia ipotesi di lettura: ciò significa che il percorso attraverso cui sono arrivato a formulare le mie idee è articolato in modo convincente, e di ciò non posso che esserne felice».

Giuseppe Rachetta: Catanzaro e i suoi Segreti Passaggi

Quali sono le tue speranze e i tuoi progetti per il futuro?

«La speranza è che Segreti Passaggi possa davvero rappresentare l’impulso per l’avvio di una ricerca su una storia perduta e dimenticata. Non ho documentato tutto ciò che ho visto; ci sono dei varchi d’accesso a dei percorsi sotterranei che spero di poter filmare in un nuovo lavoro. Io non voglio credere che il mio lavoro sulla città nascosta si sia concluso. Il documentario rappresenta un potente strumento di cui i catanzaresi non hanno mai potuto disporre: se c’è un tempo per cominciare a cambiare le cose, quel tempo è adesso. I progetti sono tanti: la credibilità che sto guadagnando con questo documentario mi sta mettendo in contatto con tante persone che sono affascinate da argomenti del genere e che mi propongono nuovi soggetti. In sintesi potrei dirti che tutta la Calabria, con i suoi mille problemi, è una terra che nasconde mondi misteriosi e affascinanti. Mi piacerebbe tanto poter realizzare una collana di docu-films che racconti questa terra attraverso ciò che non si vede o non si sa leggere nel modo giusto. Il grande Vittorio De Seta era rimasto colpito dalla mia idea e io conservo con orgoglio i momenti di quell’incontro».

Pochi giorni dopo questa intervista giunge un’importante notizia; l’archeologo Francesco Cuteri, compagno di avventura di Giuseppe Rachetta nel documentario Segreti Passaggi, è protagonista di un’ importante scoperta: a Monasterace Marina, l’antica Kaulonia, dopo 15 anni di scavi è stato rinvenuto il più grande mosaico della Magna Grecia e sarà proprio questo il soggetto di un nuovo progetto a cui Giuseppe Rachetta lavorerà.

Giuseppe Rachetta: Catanzaro e i suoi Segreti Passaggi

Per approfondire

Fra «le virtù che nel tempo hanno distinto il popolo di Catanzaro, e cioè la fierezza, l’amore per la libertà, la gentilezza, la cortesia e la bontà» (parole del Professor Luigi Marsico tratte dalla sua introduzione al volume Catanzaro nella Storia), la prima si è ancora una volta rivelata nell’entusiasmo con cui tanti catanzaresi hanno accolto questo documentario.

 

Il trailer di Segreti Passaggi può essere visto al seguente indirizzo:

http://www.youtube.com/watch?v=Bli4FKkXfS8

Il documentario può essere integralmente visionato al seguente indirizzo:

http://vimeo.com/46483657

 

Le parole di George Gissing sono tratte dal volume Calabria. Viaggi d’autore edito nel 2000 da Touring Club (collana Le vie del mondo).

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