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Giuseppe Verdi LA TRAVIATA, Teatro alla Scala Milano, sabato 7 Dicembre 2013 – Giuseppe Verdi e la censura pontificia

Creato il 28 agosto 2013 da Milanoartexpo @MilanoArteExpo

Giuseppe Verdi, bicentenarioGiuseppe Verdi, La Traviata, Teatro alla Scala Milano, da sabato 7 Dicembre 2013 al 3 Gennaio 2014, Direttore Daniele Gatti, Regia e scene Dmitri Tcherniakov. La stagione 2013-2014 del Teatro alla Scala apre con La Traviata. Un 7 dicembre dedicato all’anniversario del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. Milano Arte Expo, scavando nei documenti d’epoca, vi propone uno speciale Giuseppe Verdi in diretta da cento anni fa. Cominciamo dalla rivista Il Secolo XX un testo del luglio 1913 di Italo Carlo Falbo dedicato al Maestro della Rivoluzione Italiana ( come recitava un annuncio pubblicitario coevo a proposito di Giuseppe Verdi e della sua popolarità). “Una volta si sospende la Traviata di Giuseppe Verdi  perché il pubblico fa una dimostrazione al dottore …”. Italo Carlo Falbo, giornalista italiano (nato a Cassano allo Ionio 1876 - New York 1946), che nel 1895 fondò la rivista Ariel con L. Pirandello e altri, e nel 1900 le Cronache musicali e drammatiche. Nel 1902 Italo Carlo Falbo entrò nel Messaggero di Roma, del quale fu poi, per circa dieci anni, direttore. Deputato al parlamento (dal 1919 al 21), fu incaricato nel 1921 della direzione del quotidiano L’Epoca; nel 1923 si trasferì negli Stati Uniti, dove diresse Il progresso italo-americano di New York.

Giuseppe Verdi, opere e vita

Giuseppe Verdi – indice numero settembre 1913 della rivista IL XX SECOLO – CLICCA PER INGRANDIRE

GIUSEPPE VERDI A ROMA – I DUE FOSCARI – LA BATTAGLIA DI LEGNANO – MUSICA E POLITICA – RAPPRESENTAZIONI SOSPESE – IL TROVATORE – VERDI POETA – COME FU SALVATO IL MISERERE – L’ODISSEA DI UN BALLO IN MASCHERA – COME I DUE LIBRETTI FURONO TARTASSATI DALLA CENSURA PONTIFICIA.

Quando Giuseppe Verdi, sei mesi dopo il trionfo dell’Ernani a Venezia, si presentò per la prima volta al pubblico di Roma, la sera del 3 novembre 1844, dai palcoscenico dell‘Argentina, ove era andata in scena la sua nuova opera I Due Foscari scritta alla svelta, sopra un melanconico libretto che il buon Piave aveva tratto da una delle più infelici tragedie del Byron, ripudiata dall’autore; il nome del giovane operista di Busseto era circondato già da un’aureola straordinaria di simpatia e di popolarità.

Nabucco e Lombardi avevano ripetutamente trionfato all’Apollo, ov’era imminente l’andata in scena dell’Ernani. > 

Ma I Foscari non contribuirono invero ad accrescere la buona fama del maestro Giuseppe Verdi, che vide quasi sfuggirgli il successo alla prima rappresentazione, per varie ragioni, non esclusa quel a dell’eccessivo aumento dei prezzi e del conseguente malanimo degli spettatori. Quaranta bajocchi d’ingresso non s’erari mai pagati all’Argentina. E per un’opera senza ballo! scriveva un cronista, facendo eco alle lamentele del pubblico.

Anche l’esecuzione, per la fretta dell’allestimento scenico, lasciò alquanto a desiderare, e la Barbieri-Nini ci guadagnò una lavata di testa dal Maestro, perché dimentica di una correzione fatta al libretto dalla censura pontificia aveva nella cabaletta del primo atto cantato con le parole Iivragate “O tiranni, tremate!” invece che con quelle sostituite dal censore « O patrizi, tremate ! ».

Giuseppe Verdi , libretti opere

Giuseppe Verdi , libretti opere

Alle rappresentazioni seguenti le sorti dello spartito migliorarono alquanto, sopratutto per la più sicura interpretazione artistica; e la romanza del tenore (che era l’ottimo Roppa) “Dal più remoto esilio”, la frase di Lucrezia: “No non morrai, che i perfidi”. La romanza del baritono (che era il celebre De Bassini) “O vecchio cor che batti” e l’arioso finale del Doge : “Questa è dunque l’iniqua mercede” provocarono sempre grandi applausi ai cantanti, con le relative chiamate al proscenio di Verdi e del librettista Piave, che aveva seguito il maestro a Roma per rabberciare alla meglio le strofe stroncate dalla censura; stroncate fino a un certo punto, perché i Foscari si prestarono più tardi, tra il 50 e il 60 a grandi dimostrazioni antipapaline, che consigliarono la censura a proibirne la rappresentazione.

Al terz’atto, infatti, quando il coro intima al vecchio Foscari : “Cedi ! cedi! rinunzia al poter!” il pubblico fra applausi calorosi ed evviva all’Italia ripeteva dalla platea Cedi ! cedi! rinunzia al poter!” e l’invito era diretto a Pio IX senza veli e senza paure. Quale contrasto con le grida entusiastiche del 1847, quando rappresentandosi al Tordinona l’Ernani, all’invocazione solenne del coro : A Carlo V sia gloria ed onor » il pubblico faceva eco ripetendo: A Pio IX sia gloria ed onor ! ». Papa Mastai aveva destato le più liete speranze, le più nobili illusioni di libertà, e quasi ogni sera in teatro sventolavano bandiere e piovevano coccarde tricolori. Monsignor governatore e i delegati di servizio si guardavano bene dal turbare le feste patriottiche del popolo di Roma, che passava di dimostrazione in dimostrazione, nelle piazze, nelle chiese, nei teatri, al grido di viva Pio IX, al suono dell’inno nazionale, all’appello degli oratori invocanti la indipendenza e l’unità d’Italia nel nome del Pontefice libéralissimo.

Fu breve l’illusione, fu amaro il tramonto d’ogni più lieta speranza, e Giuseppe Verdi che seguiva con nobili ansie i moti rivoluzionari di quegli anni — il suo epistolario, che diremo patriottico, racchiude vari tesori di amor patrio e di sentimenti liberali — Verdi lasciò l’Italia col cuore affranto e i successi di Londra e di Parigi — dove nel novembre del 1847 andò in scena la Gerusalemme, nuova edizione dei Lombardi — non gli fecero dimenticare le miserie della Patria lontana. Scriveva Giuseppe Verdi, infatti , da Parigi al suo amico Luccardi : « Non dormite, per carità ! » ed aggiungeva : « Non mi vedrai più se non muteranno in meglio uomini e cose». Ed era, come sempre, sincero.

Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi – pubblicità di un libro dedicato a Giuseppe Verdi

Così che appena ha notizia del trionfo della repubblica Romana, vola a Roma, si mette a disposizione dell’impresa del teatro Argentina, e offre di scrivere un’opera nuova « a contenuto patriottico » per la stagione di Carnevale. La notizia è presto diffusa dal Pallade, il maggior quotidiano dell’epoca, e solleva i più fervidi entusiasmi. Salvatore Cammarano improvvisa in otto giorni il libretto della Battaglia di Legnano, Giuseppe Verdi lo musica in tre settimane e alla fine del gennaio 1849 l’opera va in scena, eseguita dalla De Giuli e dalla Marchesi, da Fraschini, Sottovia, Lanzonì Testi, Giannini. Colini, Butti e Terni. E’ un trionfo, è un delirio. Giuseppe Verdi è proclamato solennemente il Maestro della Repubblica Romana; gli spettatori si abbandonano ogni sera a dimostrazioni patriottiche clamorose, si agitano dai palchi e dalle platee fazzoletti e bandiere, si lanciano manifesti con motti di Mazzini e di Garibaldi… Per la censura repubblicana ogni strofa è un capolavoro, ogni squillo di tromba è un inno fatidico; tutta l’opera è degna di un solo commento : Evviva Giuseppe Verdi, evviva la Repubblica Romana !

Ma fugace è il successo della Battaglia di Legnano, come rapido è il tramonto dell’eroica repubblica; e più che mai esosa ridiventa, all’indomani della restaurazione pontificia, la censura di Pio IX, che aumenta d’anno in anno i suoi scrupoli e le sue tirannie, constatando melanconicamente come in ogni teatro faccia ormai cronicamente capolino lo spirito ribelle dei romani, che ora applaudiscono la invettiva di un attore tragico contro un qualunque tiranno odiato; ora acclamano a una cabaletta inneggiante alla « cara patria » o alla « libertà » ; ora fanno eco a un coro, che si presti a esprimere le speranze del popolo per un’alba di regno che segni la morte senza resurrezione del potere temporale dei Papi.

Grande è a Roma l’amore per il teatro di prosa e di musica ; e Pio IX non osa togliere alla buona società lo svago maggiore e prediletto. Ma sarebbe assai curiosa una statistica dei lavori proibiti o stupidamente mutilati « per ragioni di pubblica sicurezza» durante l’ultimo quarto di secolo della Roma papale.

Giuseppe Verdi LA TRAVIATA, Teatro alla Scala Milano, sabato 7 Dicembre 2013

Giuseppe Verdi LA TRAVIATA, Teatro alla Scala Milano, sabato 7 Dicembre 2013

Una volta si sospende la Traviata di Verdi perché il pubblico fa una dimostrazione al dottore, nel quarto atto, quando mormora : « la tisi non le accorda che poche ore!)). Si tratta naturalmente di tisi…. politica, per il pubblico; e monsignor Matteucci applica senz’altro un rimedio radicale: uccide la Traviata di Giuseppe Verdi. Al Metastasio si rappresenta una farsa musicale: “Chi la dura la vince”. V’è a un certo punto la strofetta : “Oh novero Giovanni, Di te che mai sarà?” Giovanni, è noto, era il nome di Pio IX, e il pubblico naturalmente ride, applaude» ripete in tono canzonatorio : Oh povero Giovanni, di te che mai sarà? mentre non mancano le risposte temerarie alla domanda ardita. C’è sempre un Pasquino nascosto nel loggione. In breve : il vaudeville è sospeso, il teatro è chiuso.

Una sera, all’Argentina, si rappresenta la Norma. Al terz’atto quando il coro canta : “Strage, strage, sterminio, vendetta, Già comincia , si compie, si affretta, Come biade da falci mietute Son di Roma le sehiere cadute … Tronchi i rami, recisi gli artigli. Abbattuta, eccola l ‘Aquila al suol …” il pubblico improvvisa una dimostrazione imponente con lancio di coccarde tricolori e canta con parole mutate : “Son del Papa le schiere cadute, Abbattuta la tiara ecco al suol. ..”. Succede un gran putiferio, si fanno molti arresti, e la Norma, con molti rimproveri del cardinal Savelli, è proibita come opera… rivoluzionaria. Anche la Lucrezia Borgia non fugge alle ire della censura, poiché all’aria : “Non sempre chiusa ai popoli Fu la fatal laguna” il pubblico applaude e grida : Viva l’Unità d’Italia! E monsignor governatore, a mezzo della censura, impone all’impresario questo mutamento… geniale : Non sempre fra le nuvole S’asconderà la luna che ottiene, naturalmente, un trionfo d’ilarità! E potrei continuare per varie pagine …

Italo Carlo Falbo

-Speciale bicentenario Giuseppe Verdi

tappa 01 – documenti e storia Milano Arte Expo . Continua: restate sintonizzati.

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MAE Milano Arte Expo [email protected] ringrazia tutti collaboratori della sezione documenti e storia per lo speciale dedicato al bicentenario di Giuseppe Verdi e ricorda che sarà proprio un’opera di Verdi, La Traviata, il 7 dicembre al Teatro alla Scala di Milano ad aprire la stagione lirica 2013/2014.

Milano Arte Expo

 


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