Magazine Cultura

Giuseppina Di LeoPoesie

Da Ennioabate

violenza su bambina*
Scendi con me nell’orrore
nel racconto di memorie
scartate negli involucri del pane
quotidiano tormento.

*
Riavvolgo l’urlo di Munch
su per le scale una spirale
in prospettiva la porta di casa
chiusa.
La bambina combatterebbe
contro il gigante
ma non può
le mani ha occupate
da un fagotto di pane

pece e sangue
si rimescoleranno
in un panno lercio.

Ma qui siamo ancora agli inizi.

*
Torna il sogno di un edificio sconosciuto
si susseguono stanze su stanze.
Senza angoscia.
Al risveglio sapevo di aver parlato con qualcuno
ma né di cosa né con chi, e sinceramente
non mi importa saperlo. Dentro mi porto una calma
e una consapevolezza nuove (o già avute), per questo
mi va di parlarne; quelli che seguono sono
occhi di sciamano, un proseguimento delle storie
di Maqroll, dei libri che mi cercano.

*
Un pensiero mi dice di stanotte il suo significato.
Quando (nel sogno) mi sono “immersa” tra la gente di cera
ero una candela al termine della vita
una ragazza col ventre gravido era la morte
e nessuna differenza vistosa o scandalosa c’era
tra vita e morte.
L’apparenza, le cose che accadono in superficie,
l’amore del ragazzo che mi accompagnava,
sono la conseguenza di un processo
più sotterraneo e profondo.
È il risultato di coesioni, fusioni di cere di vita,
quella vita stessa rimasta timido germoglio,
abortita, in se stessa gravida. E nulla di strano.
Anzi. In superficie il sorriso si accompagna all’abbraccio
allo sguardo una parola, alla parola il bacio.


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