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Giustizia impossibile

Creato il 18 aprile 2012 da Ritacoltellese
Confesso che provo un certo ribrezzo a pubblicare le foto di questi due mostri su questo blog ma, se voglio parlare di come per certi crimini la Giustizia Vera sia impossibile, devo corredare il post con le immagini di questi due umani a riprova che l'aspetto esteriore non dice molto dell'orrore interiore che essi rappresentano.Giustizia impossibileFerdinando CarrettaDa: La Gazzetta di Parma - 15 ottobre 2008
 IL CASODa ieri Ferdinando Carretta è proprietario dell'appartamento di via Rimini 8. L'appartamento dove diciannove anni fa uccise madre, padre e fratello. E dopo la firma davanti al notaio, Carretta è stato intervistato dalla Gazzetta di Parma.
di Georgia Azzali
Non è più il Ferdinando che si torturava le tempie davanti alle telecamere. Pare sereno. Ha voglia di futuro. Sono passati dieci anni da quando Carretta pronunciò in tv la sua verità più profonda. Diciannove da quella sera in cui il dolore si trasformò in follia. Da quando sparò al padre, alla madre e al fratello nella casa di via Rimini 8. Riparte da quell'angolo di disperazione per riprovare a sfidare la vita. Ora c'è la sua firma sotto quell'appartamento: la casa della tragedia è da ieri pomeriggio ufficialmente sua.
Perché ha scelto l'appartamento che rischia di essere ricordato per sempre come quello della strage?
«A dire il vero, fino alla firma di oggi (ieri, ndr), ho avuto molti dubbi. Ci ho ripensato più volte, perché so che il pericolo è quello che sia sempre collegato a ciò che è accaduto. Ma poi ho deciso di mantenere inalterato l'accordo, perché già da alcuni mesi avevo raggiunto un'intesa con mia zia Paola: a me la casa di via Rimini, a lei quella di via Campioni».
Ma ciò significa che tornerà a vivere in quella casa? «No, non me la sento. Per ora, visto che l'appartamento è affittato, riscuoterò i canoni. Poi, è probabile che lo venda. Comunque, al di là della casa di via Rimini, non ho intenzione di tornare a vivere a Parma».
E dove cercherà di ricominciare?
«Penso di rimanere a Forlì. Da più di due anni sono in comunità, ma al mattino lavoro come impiegato in una cooperativa nel centro della città. Anche grazie agli appoggi della comunità, spero di poter trovare un lavoro a tempo pieno».
Ha già avuto alcune offerte?
«Sì, qualcosa pare si stia muovendo. E se poi, un domani, vendessi la casa, potrei riuscire ad avere una mia vita indipendente».
Ma come immagina il suo futuro?
«Con un lavoro stabile, ma anche con una famiglia: è il mio desiderio».
Famiglia. E anche figli? «Sì, certo, quando avrò trovato la persona giusta con cui poter costruire una famiglia. Per ora, non è ancora il momento. Sono uscito con alcune ragazze, ma non ho la fidanzata, se è questo che interessa».
Per ora, però, è ancora in libertà vigilata. Quali vincoli ha?«Non posso fare ciò che voglio, anche se c'è chi pensa il contrario. Devo rispettare gli orari imposti dalla comunità. Posso lavorare, naturalmente, ma se desidero allontanarmi dalla città o assentarmi negli orari non previsti, devo chiedere il permesso. E, la notte, devo dormire in comunità».
Una situazione destinata a cambiare?«Sì, mi auguro di poter ottenere la libertà definitiva in tempi brevi. D'altra parte, prima della comunità, avevo già trascorso sette anni e mezzo in ospedale psichiatrico giudiziario. E non ho mai dato problemi. Ho fatto il mio percorso di riabilitazione, come era giusto che fosse, ma ora mi sento pronto ad affrontare la vita».
Ha anche riallacciato i rapporti con le sue zie. E' soddisfatto?
«Certo. Sono passati anni, ma sono molto contento di averle ritrovate dopo tutto quello che è successo».
Pensa spesso ai suoi familiari? «Soprattutto in questi ultimi mesi, quando ho dovuto affrontare la questione dell'eredità, il pensiero era costante. Ma quello che è stato non potrà mai essere cancellato».
Che cosa si rimprovera di più?
«Continuo a pensare al fatto che la tragedia poteva essere evitata. Se io mi fossi curato, quello che è successo non sarebbe mai accaduto. E' un pensiero costante. Ma c'è anche un altro peso enorme con cui continuo a fare i conti».
Quale?
«Il fatto che i corpi di mio padre, mia madre e mio fratello non siano mai stati ritrovati».
Da: TGCom 24 - Panorama.it 
La casa dell’orrore torna all’uomo che di quell’orrore fu protagonista. Ferdinando Carretta ha ottenuto in eredità l’abitazione in cui sterminò l’intera famiglia. L’uomo nell’agosto del 1989 uccise padre, madre e fratello e nel ’99 fu assolto perché incapace di intendere e volere. Tornò libero dopo un periodo trascorso in ospedale psichiatrico e in comunità. Lo racconta la Gazzetta di Parma, precisando che probabilmente non tornerà mai più a viverci. Carretta ha infatti trovato un accordo con le zie, chiudendo così la causa civile che si era innescata proprio a proposito dell’eredità della famiglia Carretta.
La casa comprata dal padre di Ferdinando nel 1973, del valore di circa 300mila euro, è stata assegnata a Carretta in seguito a un accordo firmato con le zie Paola Carretta, Adriana e Carla Ghezzi. Al nipote andranno anche circa 45mila euro in contanti, che sommati al valore della casa di via Rimini compongono un patrimonio di circa 350mila euro. L’intesa con le zie giunge dopo 6 anni di battaglie legali tra l’uomo e la zia Paola, sorella del padre, che gli fece causa per ottenere l’eredità. Nel 2005, infatti, il giudice Giacomo Cicciò assegnò l’intero patrimonio (di cui fa parte anche un altro appartamento in via Campioni del valore di circa 200mila euro) alle zie, in considerazione del fatto che l’eredità era caduta “in prescrizione”, erano cioè passati 10 anni senza che Ferdinando Carretta l’accettasse formalmente. Un pronunciamento contro il quale Carretta fece ricorso, ma che oggi è stato ritirato in seguito all’accordo raggiunto.
Una conclusione che, al di là del paradosso evidente, corrisponde a ciò che prevede la legge: è vero che l’uomo uccise i suoi familiari, ma in quanto ritenuto incapace di intendere e di volere al momento del triplice omicidio non è stato condannato, venendo invece avviato a un percorso terapeutico prima nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere e poi in comunità. E così non ha perso il diritto civile all’eredità dei familiari, che nel frattempo sembrava destinata alle zie.
Dopo il triplice omicidio era scomparso per quasi 10 anni e dunque sembrava imminente la dichiarazione di morte presunta: e invece venne individuato e poi arrestato a Londra. Ammise anche le proprie responsabilità e indicò in una cava della provincia di Parma il luogo della sepoltura dei familiari. Ma i corpi, nonostante minuziose ricerche, non vennero mai trovati.
Redazione - Giovedì 29 Maggio 2008
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Alla domanda: "Come ha fatto ad ereditare?" Risponde bene l'articolo: "....è vero che l’uomo uccise i suoi familiari, ma in quanto ritenuto incapace di intendere e di volere al momento del triplice omicidio non è stato condannato, venendo invece avviato a un percorso terapeutico prima nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere e poi in comunità."Questa è l'unica ragione per cui non si è potuto applicare quello che il Codice Civile stabilisce in fatto di successioni ereditarie al Titolo I, Capo III, art. n. 463 Casi di indegnità: "E' escluso dalla successione come indegno: 1) chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della cui successione si tratta....."Dunque, essendo pazzo, ha potuto comunque ereditare e se una parte di quella amara eredità è andata anche alla sorella del padre ucciso e alle sorelle della madre uccisa è solo perché egli, nei 10 anni successivi all'accertamento della morte dei suoi tre familiari, non ha reclamato l'eredità, altrimenti, essendo pazzo, quindi non punibile, gli sarebbe andata tutta.Le povere zie, travolte da questa immane tragedia, hanno concesso un accordo quando l'assassino si è risvegliato tardivamente a reclamare i suoi interessi. Ora si avverte che i Codici non fanno mai Vera Giustizia. La Ragione e il Sentimento di ciascuno lo avvertono.Gli psichiatri stabiliscono che costui è pazzo, secondo i parametri convenzionali del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders)ma di certo questo Ferdinando Carrettaha ucciso senza lasciare tracce, ha falsificato la firma del fratello su un assegno ingannando la banca e riscuotendo la cifra che gli ha consentito di fare un biglietto aereo per la Gran Bretagna e di sopperire alle sue prime necessità, ha trovato in quel paese una abitazione ed un lavoro ed è vissuto lì senza che nessuno lo rintracciasse o lo vedesse fuori di testa per quasi dieci anni!!Il camper con cui ha detto poi di aver trasportato i poveri corpi è stato ritrovato perfettamente parcheggiato a Milano e pulito. Solo dopo che ha confessato sono riusciti con il luminol a trovare rare tracce di sangue nel bagno della casa dove mise i corpi prima di trasportarli nella discarica dove, dopo 10 anni, non c'è da stupirsi se non hanno trovato più nulla!!Quello che è riuscito a fare dimostra una logica, un pensiero lucido senza sbavature, in cui da perfetto criminale ha pensato solo a coprirsi molto bene dalle conseguenze del proprio orrido misfatto.Gli psichiatri lo hanno dichiarato pazzo completamente, quindi non punibile, solo da curare e custodire in un manicomio criminale.Ma come ha fatto un malato mentale così grave a fare perfettamente cose che un sano avrebbe sbagliato magari più volte?1) Ha guidato e parcheggiato perfettamente un camper;2) ha falsificato perfettamente una firma su un assegno senza mostrare segni di follia davanti allo sportello della banca, senza destare sospetti negli impiegati;3) ha pulito perfettamente la casa ed il camper;4) si è disfatto della pistola che era del padre e con cui ha ucciso in modo che non la trovasse più nessuno;5) ha fatto un biglietto aereo programando un viaggio;6) ha saputo inserirsi tanto da sopravvivere per 10 anni in un paese straniero...Ma allora la pazzia cos'è? Non dovrebbe essere prima di tutto un distacco dalla realtà? Questo individuo mi sembra che si è saputo muovere molto bene nel mondo reale.Debbo confessare che sono disgustata dalla Giustizia italiana ma, in questi giorni, assistiamo al processo di un altro mostro in un Paese diverso dal nostro, un Paese che spesso diciamo più civile del nostro: la Norvegia.++++++++++++++++++++++
Da: Cronaca -Nera.it
breivikdi Andrea MinottiFinalmente la controperizia ha capovolto la precedente valutazione del  trentaduenne Anders Behring Breivik, che da psicotico, schizofrenico e  paranoide, è stato ritenuto ora "sano di mente", quindi penalmente responsabile del massacro del 22 luglio scorso, quando ha ucciso 77 giovani laburisti sull'isola di Utoya e Oslo.

Anders Behring Breivik+++++++++++++++

Ecco la riflessione: il DSM, che ha valore internazionale, va ad interpretazione?


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Da: Yahoo notizie:
Se dichiarato colpevole e sano di mente Breivik, rischia una pena massima di 21 anni, ma potrebbe essere detenuto sino alla fine dei suoi giorni se considerato ancora pericoloso. Se dichiarato incapace di intendere, verrebbe invece rinchiuso a tempo indeterminato in un istituto psichiatrico con revisioni periodiche.
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21 anni divisi per 77 giovani morti quanto fanno a morto? Fate voi il calcolo.
Mi dispiace ma la Giustizia in Norvegia è anche peggio che in Italia! Forse va rivisto il concetto di CIVILTA'!
Civiltà, per me, è GIUSTIZIA PER LE VITTIME che, anche con l'ergastolo, non rende mai abbastanza il danno di chi NON VIVE PIU' e di chi AMA CHI NON VIVE PIU' che, per sempre, ha la vita rovinata.

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