Cos’è mai, l’italiano? Un qualcosa in cui “ero piuttosto debole”, dice il magistrato che Leonardo Sciascia tratteggia nel racconto “Una storia semplice” (che tutto è, ma certo non semplice); e tuttavia, aggiunge il magistrato che dopo tanti anni incontra il suo vecchio professore, questa debolezza “non è poi stato un gran guaio: sono qui, procuratore della Repubblica”. L’anziano professore lo gela: “L’Italiano non è l’italiano: è il ragionare. Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto”. Battuta ferocissima, e non è solo una battuta.
Si prenda il caso di Michele Ferulli, il manovale morto per arresto cardiaco nel 2011, mentre quattro poliziotti lo stanno ammanettando. I quattro agenti vengono accusati di omicidio preterintenzionale: in buona sostanza con un loro comportamento violento avrebbero causato la morte dell’uomo. Però la Corte d’Assise di Milano stabilisce che il fatto non sussiste. Ovvero: Ferulli è morto, ma nessuna responsabilità è da addebitare ai quattro agenti, intervenuti in seguito alla segnalazione di una rissa in strada. Possiamo oggi leggere le motivazioni di questa sentenza: il comportamento degli agenti è da ritenersi corretto, aver colpito Ferulli mentre cercavano di ammanettarlo e lui, divincolandosi, opponeva resistenza, non è cosa che si possa e si debba punire. Perché Ferulli quella sera aveva bevuto molto, in più soffriva di iper tensione; e nel corso del parapiglia è stato colpito da “tempesta emotiva” che ha poi provocato l’arresto cardiaco.
Questa storia della “tempesta emotiva” non è una novità, è stata tirata in ballo anche in altre occasioni. Per esempio per il caso di Giuseppe Uva, il 43enne di Varese fermato e portato in una caserma dei carabinieri, da dove è poi uscito agonizzante, per morire infine in ospedale. Anche nel suo caso si è parlato di “tempesta emotiva”; e lo si può leggere nella risposta a una interrogazione presentata dai deputati radicali la passata legislatura. Gli indumenti di Uva erano sporchi di sangue, l’uomo presentava vistose ecchimosi sul volto e su altre parti del corpo, macchie rosse tra pube e ano; in più i medici gli avevano somministrato sedativi e psicofarmaci incompatibili con l'alcol che Uva aveva bevuto prima di essere fermato. Chiamala “tempesta emotiva”…
Per tornare a Ferulli: non vuole saperne di farsi ammanettare, è “un non collaborante”, cosicché subisce “colpi…a mani nude”, ma “non particolarmente violenti”, per cui non si può parlare di “gratuita aggressione”. E le disperate grida e invocazioni di aiuto? A tutto c’è una spiegazione: Il tentativo, forse, di evitare l’arresto. E i testimoni che raccontano di colpi alla testa? Furono costretti, i poliziotti, “a colpire Ferulli in un paio di occasioni, dai tre ai sette colpi, sulla spalla e sulla scapola, ma in modo non particolarmente violento, come dimostra l’assenza di ecchimosi o escoriazioni alla cute”. Non fu dunque pestaggio? No, piuttosto “adempimento del dovere”, che si è mantenuto “entro i limiti imposti da tale necessità, rispettando altresì il principio di proporzione”; una condotta che “ne esclude dunque l’antigiurificità”. I colpi dati sono rilevanti sono per la loro “dimensione stressogena”, mentre risulta “dubbia la loro efficacia causale sull’evento morte in termini condizionalistici, stante la concomitanza di altri numerosi e rilevanti attori stressogeni”.
Il campionario si arricchisce con il sospetto che la procura di Milano si sia fatta influenzare, e di conseguenza abbia ceduto alla “vox populi”: che com’è noto, “è un dato assai pericoloso, perché il suo acritico recepimento nelle aule di giustizia può essere all’origine delle peggiori generazioni della giustizia”. Ce n’è anche per Domenica, la figlia di Ferulli: colpevole di aver messo in essere “un condizionamento negativo di alcuni testimoni”.
Rileggetela, rileggiamola questa prosa ampollosa, farraginosa, di faticosissima lettura. Nulla che somigli a un discorso con “elementare” premessa, comprensibile svolgimento, conclusione logica. E torniamo allora a Sciascia, al professore, all’italiano che è il ragionare... I giudici che hanno scritto la sentenza del caso Ferulli meritano di fare carriera.<a href="http://www.facebook.com/people/Alba-Montori/725928608">Profilo Facebook di Alba Montori</a>
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