Ieri era la 1a giornata mondiale delle bambine per ricordare gli abusi che le bambine subiscono in tutto il mondo. Ma purtroppo a questo importante evento non è stato dato il giusto spazio perchè è accaduto un episodio ai danni di un bambino, che ci ha ricordato quanto la violenza possa colpire anche i maschietti.
A Padova un bambino di soli dieci anni è stato prelevato da scuola, trascinato con forza per braccia e piedi dalla polizia con l’ausilio del papà .
Il motivo? Il giudice con una sentenza ha stabilito che il bambino dovesse essere portato in una comunità protetta assistito da psichiatri e poi affidato al padre perché affetto dalla PAS : sindrome di alienazione parentale ( più comunemente conosciuta come sindrome di alienazione genitoriale) .
La PAS è una malattia dalle origini oscure -figlia degli studi di uno psichiatra filopedofilo suicida, Richard Gardner- la quale stabilisce che il genitore, quasi sempre la madre, in fase di separazione nel momento dell’affido, potrebbe aver manipolato il figlio spingendolo ad odiare il padre con un “lavaggio del cervello” e con l’intenzione di “denigrare” l’altro genitore, tutto ciò per giustificare la resistenza del bambino (definito “alienato”) verso l’altro genitore.
Tale “malattia” psichiatrica non è mai stata riconosciuta in ambito scientifico, ma per i grossi giri di affari che ne va a scaturire è ben inserita -e considerata come una vera malattia- nei tribunali.
In ogni caso anche se il-la bambin* potesse essere vittima di violenza sessuale o psicologica (da parte di uno dei genitori) , i giudici potrebbero accettare la possibilità che il-la bambin* sia affett* da PAS, non ascoltando le sue richieste -perchè appunto, considerano sia stato influenzato da uno dei genitori- e affidato così al genitore violento e/o abusante (che il-la bambin* si rifiuta di vedere) con ripercussioni disastrose sulla vittima e sulla sua sicurezza.
Ma torniamo al caso. La zia e la madre condannano il gesto di violenza verso un bambino trattato come se fosse un criminale.
L., si era rifiutato di uscire dall’aula e seguire il padre e le forze dell’ordine.
“Non si è detta la verità, il bambino era in classe e non c’era nessuno della mia famiglia. Il bambino si è aggrappato al banco, è stato sentito da tutti e si è opposto con tutte le sue forze. Hanno fatto uscire tutti i suoi compagni, mio figlio è rimasto da solo aggrappato al banco, me lo ha detto il maestro“.
Queste sono le parole della madre disperata nel tentativo di impedire che la polizia trascinasse con forza il piccolo L. per portarlo via dalla sua vita, dai suoi amichetti, dalle sue abitudini, dalla sua mamma, dai suoi giochi e dal suo mondo.
Nessuno dei poliziotti ha soccorso il bambino che è svenuto tra le urla disperate della zia -alla quale hanno anche chiuso un braccio nello sportello della macchina mentre tentava di rassicurare il bambino- che chiedeva disperatamente soccorsi e tentava di avvicinarsi, respinta invano.
Poi la vettura se l’è portato via dai suoi affetti. La scena si consuma davanti a tanti bambini, insegnanti e genitori che assistono alla scena sbigottiti e intanto il video fa il giro del paese, finendo anche nelle mani di qualche sterile programma televisivo che ha strumentalizzato la notizia per qualche ascolto in più .
La rete e l’opinione pubblica si indigna. E’ violenza di Stato, non si può permettere che un bambino venga trattato in questo modo. “Giù le mani dai bambini” impazza la rete.
I bambini non si toccano, non si può trattare un bambino come se fosse il peggiore dei criminali, mentre avrebbero dovuto solo ascoltarlo!
Chi fa violenza ai bambini non è degno di rappresentare lo Stato.
E’ ora che il nostro Paese si renda conto e si vergogni della terribile inciviltà nella quale sta affogando e il Governo prenda provvedimenti per tutelare i bambini e smetta di trattarli come pacchi postali come marionette incapaci di scegliere, è ora che la smetta di rubarli l’infanzia!
Giustizia per L. vittima di doppia violenza.
Alessia, Faby, Mary