Il cuore è un organo strano. Lo puoi allargare, tirare, strapazzare, pugnalare, strizzare, struggere, ci puoi infilare dentro tutto e tutti e anche di più, perché c'è un posto infinito e più ci infili, più posto ci sta...e nonostante costantemente lo maltrattiamo e a volte ci sembri il più infido dei nostri nemici...lui sta sempre lì, torna sempre al suo posto. Un minuto prima, sembra che esploda, per una gioia improvvisa...un minuto dopo eccolo in mille pezzi, per un dolore che non avevi considerato...Tutte le volte crediamo di averne totale padronanza, perfetto dominio, self control...e poi invece scopriamo che in realtà fa tutto da solo. Va, torna, si allontana, parte per mari lontani e si ritrae, e più spesso si avvolge su se stesso, fragile e indifeso. E tu non puoi farci niente. Se non stargli dietro, ogni tanto indirizzarlo -che altrimenti fa di quei casini...-, trattenerlo, addomesticarlo. Può capitare di ingabbiarlo, anche. Per paura che fugga via e si metta ad esplorare il mondo e faccia tappa o metta radici separato dalla ragione.
"Illusioni! Ma intanto senza di
esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più)
nella rigida e noiosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io me
lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele. »
Eh...lo sapeva bene, il Foscolo, quanta
fatica c'è nel conciliare cuore e ragione...
Nel frattempo, noi non possiamo
fare altro che tormentarci, all'infinito e lasciar vincere una volta l'uno, una
volta l'altra...limitando le ferite nello spazio rimanente.