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Non bastano, tuttavia, energia da vendere e l'effetto delle canzoni, per rimanere grandi come parevano essere questi giovani cantanti che proprio non volevano "smettere di credere".
Non basta neppure uno dei cattivi più irresistibili che il piccolo schermo abbia regalato nelle ultime stagioni: Sue Sylvester.
Glee è (de)caduto. E non sappiamo se riuscirà mai a (ri)sollevarsi.
Ricordo quando, la scorsa primavera, l'inesorabile precipitare della qualità di Glee - soprattutto in fase di scrittura e gestione dei personaggi - si risolse, almeno apparentemente, con un ottimo season finale in grado di risvegliare le emozioni che parevano ormai in coma, più che sopite, passato il ciclone che furono i primi dieci episodi, una vera e propria rivelazione che portò i ragazzi di Will Shuester ad accarezzare l'idea di essere i simboli ed i nuovi volti delle comedy series.
Purtroppo, quello stesso episodio conclusivo - e posso dirlo alla luce della seconda stagione appena conclusa - non è stato che un fuoco di paglia cui si è cercato - ma neppure troppo, a dire il vero - di aggrapparsi disperatamente nel corso di questa poco ispirata serie, ormai prigioniera del fatto che siano le canzoni a controllare gli episodi, e non viceversa.
In particolare, il progressivo inaridimento dello script e la riduzione di tutti i protagonisti a macchiette in grado di cambiare radicalmente atteggiamento da un episodio ad un altro - spesso e volentieri in maniera del tutto ingiustificata, e senza mai alcuno strascico - ha reso la maggior parte delle puntate una sorta di noiosa attesa della canzone che risvegliasse lo spettatore dal torpore di vicende che parevano sempre più buttate allo sbaraglio anche quando sulla carta potevano garantire una resa notevole - su tutte, la questione Kurt/Karofsky e l'abbandono della McKinley da parte del primo -.
Non sono bastati un paio di episodi di qualità nettamente superiore agli altri - quello dedicato ai Fleetwood mac ed il penultimo, legato alla morte della sorella di Sue - per cancellare una stagione che non fa che confermare lo status di meteora di questo prodotto, nato ed esploso come un fenomeno inarrestabile - un pò come fu Lost, o come, al momento, è Misfits - e progressivamente affievolitosi perdendo fan, credibilità e appoggio della critica.
Certo, resta una serie simpatica e tutto sommato piacevole da seguire come riempitivo, soprattutto da amanti della musica, ma perduta l'empatia con i personaggi e l'attenzione per la costruzione della storia resta davvero poco per sentirsi ad essa legati: ulteriore conferma è il lavoro pessimo che è stato fatto sui protagonisti, a partire da Will Shuester ed il triangolo Finn/Rachel/Quinn - tutti e tre dimenticabili e dallo spessore nullo - per arrivare al progressivo inaridimento di Puck e Sue, le due "anime nere" del cast of charachters.
L'unica cui la seconda annata pare aver giovato è Brittany, cresciuta e divenuta a tutti gli effetti da caricatura un personaggio a tutto tondo, seguendo un percorso opposto a quello dei suoi compagni di canto.
Resta ora da scoprire se la prossima sarà effettivamente l'ultima stagione - scelta logica, essendo i protagonisti ormai entrati nell'anno dei senior - o se il successo comunque registrato convincerà Ryan Murphy e i produttori della serie ad allungare la minestra di un altro anno o due: sinceramente, spero che il prossimo sia l'ultimo giro per i New directions, che non venga presa in considerazione la tendenza a presentare principalmente canzoni originali composte per l'occasione - la rivisitazione dei pezzi è uno dei motivi che ancora mi lega a questa serie - e che non vada tutto come previsto e, dopo due tentativi falliti, il Glee Club più famoso del piccolo schermo non giunga alla famigerata vittoria delle Nazionali.
Perchè, altrimenti, rischierebbe davvero di suonare tutto più che telefonato.
Io ci spero.
O meglio, ci credo.
Del resto, don't stop believin', giusto?
O forse è tutta una favoletta inventata dagli autori per tenersi stretti l'audience.
In fondo, se anche Sue rischia di essere snaturata, come possiamo pensare che la nostra speranza abbatta la noiosa melensaggine della coppia Rachel/Finn?
Don't stop believin'.
I ragazzi si faranno, in ogni caso. Non deve necessariamente accadere sulla nostra pelle di spettatori.
Ryan, mettiti una mano sul cuore e credi anche tu.
Forse così la terza potrà essere come l'ultimo, grande bis prima che cali il sipario.
MrFord
"Growing up, growing up,
looking for a place to live.
Growing up, growing up
looking for a place to live."
Peter Gabriel - "Growing up" -
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