1992, James Foley.In un'agenzia periferica di una grossa immobiliare che tratta lotti di terreno lavorano il capoufficio e 4 venditori. Ricevono la visita di un arrogantissimo rappresentante della sede centrale, che tra svariati "figlio di puttana, stronzo, miserabile, incapace, ecc..." dispensati all'uditorio, comunica ai 3 venditori presenti i nuovi obiettivi.
A dire il vero Roma, il solo che realizza buoni fatturati, è assente, ma non è a lui che si rivolge il rappresentante. Fatto sta che, entro 24h, chi di loro avrà il miglior fatturato sarà premiato con una Cadillac, il secondo con un ridicolo set di coltelli, gli altri 2 verranno licenziati. Panico. Proteste accese, richiesta di contatti per vendere, ma il vero sentimento è il panico, 2 di loro resteranno senza lavoro, è chiaro.
Questi benedetti Contatti sono la miccia fondamentale. Si tratta di nominativi di gente più o meno interessata ad investire. Possono essere vecchi clienti o persone che, magari spinte a farlo in modo un po' subdolo, hanno compilato qualche questionario chissà dove lasciando il nominativo. Ricevere dal capoufficio i migliori contatti è indispensabile. Se però ti va male qualche volta, allora entri in un circolo vizioso: meno vendi, peggiori sono i contatti che ti danno, e via calando. Al termine del discorso del rappresentante della GranFarabbutt & GranBastard viene loro mostrato un bel pacchetto di contatti buoni e freschi, ma li avrà solo chi resterà a lavorare.
Saranno ore in cui i 4 s'ingegneranno, chi da solo, chi in coppia, chi cercando complicità nel capoufficio, tentativi di corruzione spicciola, vendite effettuate in modo molto aggressivo raccontando balle clamorose ai clienti, cosa che già fanno normalmente ma che verrà spinta ai limiti. Tra le varie idee anche quella di rubare i contatti dall'ufficio per venderli alla concorrenza (ebbene sì, quei contatti hanno un prezzo). Qualcuno dei 4 ha il suo piccolo casino familiare da gestire, ovvio, altri solo brama di denaro e successo. Ci sarà effettivamente un furto nell'agenzia...
Film molto notturno e indoor, pochissime scene in esterni, quasi tutto girato nell'ufficio e nel bar-ristorante che frequentano. Esposizione di tipo teatrale, con lunghi dialoghi serrati, qualche breve monologo, ricco di riflessioni. Ciò in cui eccelle però è nel ritrarre un contesto professionale in ognuno dei suoi protagonisti, con grande dettaglio e con riprese che trasmettano efficacemente angosce, preoccupazioni e grinta, mancanza di scrupoli, merito di una bella regia e di un cast di attori stellare, tutti prime punte, e ci voleva. Personaggio più sofferto e motivato è, manco a dirlo, quello interpretato da Jack Lemmon, mai si conieranno aggettivi adatti a questo Attore, che passerà da momenti di disperazione ad euforia e poi ancora disperazione con un realismo assoluto. M'è piaciuto anche Al Pacino nel rampante Roma, è quello che più di tutti ritrae il venditore privo di ogni ritegno con una filosofia di vita spicciola e materialista che urta ma richiede anche impegno intellettuale per contrastarla.
Il titolo Americani con cui è arrivato da noi mi lascia perplesso, mi pare di leggerci quasi un j'accuse, come dire "in America si lavora così" o "in America siamo così". Può darsi, e non sarò certo io a difendere un modello sociale che depreco fortemente, però non è in questa storia che emerge la differenza tra gli americani ultra-liberisti e gli europei mediamente assistenzialisti. Chi lo pensa è perché non ha mai lavorato come venditore, mentre chi scrive ha fatto anche quel mestiere e può affermare con cognizione che in quella professione le cose da noi non sono molto diverse, ci sono sfumature che variano anche in dipendenza del prodotto che tratti, ma la sostanza è la stessa, la stessa concorrenza tra colleghi, la stessa priorità assoluta: vendere, non importa come, non importa se chi compra ha bisogno o meno di quello che prende, non frega nulla se sei educato, gentile, corretto. Alla fine del periodo deciso, chi ha venduto ha ragione e chi no torto. Molto spesso è un lavoro che si fa da liberi professionisti, quindi se poi non vai bene un calcio nel sedere lo prendi qua come lo prendi in America. Non è difficile capire che quando questi metodi raggiungono i grossi investimenti poi capitano le famigerate Bolle economiche che ogni tanto scoppiano, come (guarda il caso) quella del mercato immobiliare americano, i cui effetti recenti li stiamo ancora subendo. Il mondo capitalista dovrebbe creare i giusti vaccini per queste situazioni che alla fine danneggiano tutti, e a quel punto forse anche il mondo della vendita e dei venditori, con un minimo di regole, si darebbe una bella regolata. Auspici...
Ottimo film, grande esibizione di capacità di recitazione. Rasenta l'Olimpo e doveroso è spiegare perché non lo raggiunge a mio parere.
Questo film ha nell'esagerato cast proprio il suo limite. E' il pelo nell'uovo eh!, intendiamoci. Il limite a cui mi riferisco sta nell'istrionismo che grandi stelle, tutti bravissimi, tendono ad esibire. Una critica che chiudo in bellezza, perché sarà solo l'immenso Jack Lemmon a non cadere in questo tranello, e mai c'è caduto in carriera, quindi un motivo in più per vederlo all'opera e per vedere il film, ammirare una Lectio Magistralis di Lemmon. Gli altri, che hanno avuto l'onore di lavorarci insieme, studino il film, la loro prestazione, e capiranno la differenza, quel piccolo e quasi invalicabile limite che sottostà al talento ed al carattere quanto al lavoro, che passa tra un grande attore e un Dio del Cinema. Scusate l'iperbole ma quando ce vo'... ce vo'!
P.S.
Se invece si vuole vedere un'ottima denuncia/ritratto del modello lavorativo americano, perlomeno del suo aspetto forse peggiore, c'è un'eccellente film, molto recente: Up in the Air - Tra le nuvole. Leggetene anche i commenti, ci sono importanti precisazioni.




