Gli uomini (e le donne) del Pdl ci hanno abituato a tutte le incontinenze possibili, da quelle verbali alle sessuali passando attraverso le culinarie in tutti i sensi. Ma quello che è accaduto nella giunta regionale piemontese, a guida Roberto Cota leghista “dentro”, ha dell’inverosimile. Dunque, eletta appena da un anno, l’assessora alla sanità Caterina Ferrero ha dimostrato una iperattività fuori dal comune. Ha iniziato da subito a mettere mano al bilancio e a controllare personalmente tutte le gare d’appalto che la Regione bandiva in uno degli assessorati economicamente più “ricchi” e strategici. Evidentemente l’attivismo dell’assessora ha insospettito i magistrati che, attraverso i controlli della Guardia di Finanza, hanno deciso di vederci chiaro. Controlla oggi, intercetta domani alla fine è venuta fuori una turbativa d’asta che è costata alla Ferrero gli arresti domiciliari. La GdF, a un certo punto si è chiesta: “Perché l’assessorato alla sanità ha revocato una gara d’appalto bandita da appena 21 giorni”? La risposta è arrivata andando a vedere a quanto ammontava la base d’asta: 64 milioni di bei euroni. Una cifra di tutto rispetto considerato che l’oggetto dell’asta erano i pannoloni per l’incontinenza. Ora, mettendo da parte ogni ragionamento sul fabbisogno pro-capite, segno che in Piemonte si fa pipì a ogni piccolo stimolo e che ci sono danni irreversibili a migliaia di prostate, restava da capire perché il bando era stato revocato. Risposta pronta anche in questo caso: andare a trattativa privata e affidare il lotto a Federfarma Piemonte. Nel corso delle indagini è venuto fuori che i luoghi preferiti della campagna elettorale della Ferrero erano proprio le farmacie che, insieme agli ambulatori medici, rappresentano evidentemente un centro di propaganda politica dall’alto potere contrattuale. Partendo da questo riscontro, all’assessora del Pdl, oltre alla turbativa d’asta, è stato anche imputato l’abuso d’ufficio tanto che il Gip, nell’ordinanza di arresto, ha scritto che lo scopo era quello di “ottenere consenso di ritorno, in questo caso dai farmacisti e cacciare i funzionari che facevano resistenza in nome della buona gestione”. In occasione delle ultime amministrative si è scoperto che l’assessorato alla sanità, dopo aver fatto chiudere 6 centri di emodinamica, ne aveva invece fatto aprire uno all’ospedale di Chivasso. Sapete perché? “Per adempiere alle promesse politiche del sindaco uscente in funzione della sua rielezione”. Il partito del sindaco uscente? Il Pdl, of course. Il caso della signora Caterina Ferrero è uno dei mille casi di corruzione che avvengono ogni giorno in Italia, paese in cui da qualche anno si lucra praticamente su tutto. E se qualche imprenditore un po’ sciacallo e un po’ figlio di puttana brinda perfino all’efficacia del terremoto, non ci si deve sorprendere se qualche altro sfrutta le malattie e il disagio per arricchirsi o per procurarsi voti. C’è da dire che la speculazione sulla pelle (la salute) della gente fa sempre un certo effetto, perché non è come giocare sulla cubatura di un appartamento o di un quartiere residenziale, è violenza gratuita nei confronti degli indifesi. C’è da aggiungere che la sanità in Italia è diventata un business nel quale conta più l’utile idiota che il medico onesto e consapevole che, stipendio a parte, ha una missione da compiere. E, per finire, c’è da sottolineare come la tutela della salute dei cittadini sia un diritto sancito dalla Costituzione e non una concessione graziosa e gratuita da parte del politico di turno. Sulla sanità, e sugli effetti delle convenzioni con i privati, occorrerebbe ragionare lungamente, ma per ora accontentiamoci di qualche arresto e di un po’ di dimissioni, l’aria sta cambiando anche per i manager dei camici bianchi e dei pannoloni per gli incontinenti.
Magazine Politica
Gli affari dei pidiellini: 64 milioni di euro per i pannoloni. La giunta piemontese vittima dell’incontinenza
Creato il 16 giugno 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Gli uomini (e le donne) del Pdl ci hanno abituato a tutte le incontinenze possibili, da quelle verbali alle sessuali passando attraverso le culinarie in tutti i sensi. Ma quello che è accaduto nella giunta regionale piemontese, a guida Roberto Cota leghista “dentro”, ha dell’inverosimile. Dunque, eletta appena da un anno, l’assessora alla sanità Caterina Ferrero ha dimostrato una iperattività fuori dal comune. Ha iniziato da subito a mettere mano al bilancio e a controllare personalmente tutte le gare d’appalto che la Regione bandiva in uno degli assessorati economicamente più “ricchi” e strategici. Evidentemente l’attivismo dell’assessora ha insospettito i magistrati che, attraverso i controlli della Guardia di Finanza, hanno deciso di vederci chiaro. Controlla oggi, intercetta domani alla fine è venuta fuori una turbativa d’asta che è costata alla Ferrero gli arresti domiciliari. La GdF, a un certo punto si è chiesta: “Perché l’assessorato alla sanità ha revocato una gara d’appalto bandita da appena 21 giorni”? La risposta è arrivata andando a vedere a quanto ammontava la base d’asta: 64 milioni di bei euroni. Una cifra di tutto rispetto considerato che l’oggetto dell’asta erano i pannoloni per l’incontinenza. Ora, mettendo da parte ogni ragionamento sul fabbisogno pro-capite, segno che in Piemonte si fa pipì a ogni piccolo stimolo e che ci sono danni irreversibili a migliaia di prostate, restava da capire perché il bando era stato revocato. Risposta pronta anche in questo caso: andare a trattativa privata e affidare il lotto a Federfarma Piemonte. Nel corso delle indagini è venuto fuori che i luoghi preferiti della campagna elettorale della Ferrero erano proprio le farmacie che, insieme agli ambulatori medici, rappresentano evidentemente un centro di propaganda politica dall’alto potere contrattuale. Partendo da questo riscontro, all’assessora del Pdl, oltre alla turbativa d’asta, è stato anche imputato l’abuso d’ufficio tanto che il Gip, nell’ordinanza di arresto, ha scritto che lo scopo era quello di “ottenere consenso di ritorno, in questo caso dai farmacisti e cacciare i funzionari che facevano resistenza in nome della buona gestione”. In occasione delle ultime amministrative si è scoperto che l’assessorato alla sanità, dopo aver fatto chiudere 6 centri di emodinamica, ne aveva invece fatto aprire uno all’ospedale di Chivasso. Sapete perché? “Per adempiere alle promesse politiche del sindaco uscente in funzione della sua rielezione”. Il partito del sindaco uscente? Il Pdl, of course. Il caso della signora Caterina Ferrero è uno dei mille casi di corruzione che avvengono ogni giorno in Italia, paese in cui da qualche anno si lucra praticamente su tutto. E se qualche imprenditore un po’ sciacallo e un po’ figlio di puttana brinda perfino all’efficacia del terremoto, non ci si deve sorprendere se qualche altro sfrutta le malattie e il disagio per arricchirsi o per procurarsi voti. C’è da dire che la speculazione sulla pelle (la salute) della gente fa sempre un certo effetto, perché non è come giocare sulla cubatura di un appartamento o di un quartiere residenziale, è violenza gratuita nei confronti degli indifesi. C’è da aggiungere che la sanità in Italia è diventata un business nel quale conta più l’utile idiota che il medico onesto e consapevole che, stipendio a parte, ha una missione da compiere. E, per finire, c’è da sottolineare come la tutela della salute dei cittadini sia un diritto sancito dalla Costituzione e non una concessione graziosa e gratuita da parte del politico di turno. Sulla sanità, e sugli effetti delle convenzioni con i privati, occorrerebbe ragionare lungamente, ma per ora accontentiamoci di qualche arresto e di un po’ di dimissioni, l’aria sta cambiando anche per i manager dei camici bianchi e dei pannoloni per gli incontinenti.
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