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Gli agnolotti di Natale.

Creato il 25 dicembre 2010 da Enricobo2
Gli agnolotti di Natale.
Natale è un vero catalizzatore di ricordi. Forse non c'è nulla di uguale. Piano piano tutto ti torna alla mente, i Natali passati e lontani e quelli più vicini. Le cose importanti come le piccole cose, allora spesso si tenta in ogni modo di ricreare atmosfere, di ricostruire situazioni e momenti perduti. Sia la mia mamma che mia suocera a Natale facevano gli agnolotti. Cascasse il mondo alla vigilia, in tutte e due le case, partivano i preparativi, la mia mamma apriva la tavolona di legno e il lungo e pesante mattarello, mentre mia suocera, più tecnologica tirava fuori la macchinetta dal cestino dove aveva poltrito tutto l'anno ed entrambe partivano con la sfoglia.
Un lavorone. Mi sembra ancora di sentire gli schiocchi ritmati della sfoglia che ad ogni stirata del mattarello sbatteva contro la tavola, una specie di sc-iak secco dalla cui intensità e frequenza si capiva quando era giunto il momento di allargarla definitivamente. Poi mio papà prendeva con una forchettita i grumi di ripieno e li depositava in lunga fila sul bordo, un bel risvolto e poi via con la rotella dentellata a formare i quadretti alti di gobba e stretti di ala, come voleva il mio papà, che poi debitamente infarinati venivano allineati su un asse e coperti da un panno umido a riposare fino al giorno dopo. Rigorosamente di stufato all'alessandrina quelli dei miei, mentre gli altri di arrosto alla torinese, due facce uguali e diverse a fronteggiarsi ogni anno.
Mai visto un Natale senza agnolotti. Adesso che se ne sono andate da qualche anno, gli agnolotti si compravano, ma non era la stessa cosa. Così quest'anno Tiziana ha preso in mano la situazione e vai: si fanno gli agnolotti. Per la prima volta. Ieri doppio arrosto, manzo e maiale più salciccia, trita e mescola, spinaci e uova, tutto quello che era previsto dalla ricetta materna lascaita debitamente in eredità. Farina e uova come se piovesse e giù con le mani in pasta come si dice, una schifezza tremenda, ma è toccata al forzuto di casa e poi appena il bolo è diventato morbido e denso, giù a montare la Marisa al tavolo (e mi è andata bene che non abbiamo quello grande di legno se no mi toccava il mattarello!) e poi con sapiente movimento di mano produrre le lunghe striscie di pasta sottile e leggera, dove deposti i malloppini di ripieno sono nati i primi agnolotti della mia vita, con la rotella originale ritrovata e maneggiata con perizia.
Nati o rinati, non so, ma mi pareva di fare un omaggio a quelle due mamme che oggi non erano qui con noi, anche se solo fisicamente. E oggi acqua pronta al bollore, sugo d'arrosto e pomodoro in attesa e parmigiano a pioggia. Lo so, non volevamo dircelo, ma sapevano di poco; non so cosa mancasse, qualche spezia, il sale, la noce moscata, è difficile a dirsi, ma forse lo sapevamo benissimo io e Tiziana e anche la nostra bambina, cosa mancava.
Gli agnolotti di Natale.
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