La lingua albanese è una lingua stupenda, ed è un vero peccato che gli Albanesi non ne abbiano del tutto capito l’importanza. Fino ad oggi nessuno di essi ha saputo approfondire gli studi su questo idioma affascinante. Gli studiosi albanesi si sono fidati troppo spesso dei loro colleghi occidentali, e soprattutto di quelli che vengono chiamati albanologi. I filologi albanesi hanno cosi tanta fiducia nei cosiddetti studiosi occidentali che spesso accettano senza riserve le conclusioni di questi ultimi, addirittura senza nemmeno controllare la veridicità delle loro affermazioni. Cosi, senza prendere in considerazione nessun altra tesi, gli studiosi albanesi credono fermamente che gli Albanesi siano tutti discendenti degli Illiri, e questo perché studiosi e filologi stranieri sostengono questa teoria. Questa ipotesi, pur non priva di fondamento, riguarda solo una piccola parte degli Albanesi (gli abitanti del Nord del Paese delle Aquile); altri gruppi di etnia albanese, diffusi su un’area geografica di grande estensione (Albania, Grecia, Serbia, Turchia, Italia, ecc.), non discendono dagli Illiri, ma rappresentano rami evolutivi distinti della razza pelasgica.
D’altro canto, è sufficiente che uno studioso occidentale formuli la sua teoria che i Pelasgi non sono mai esistiti se non nell’immaginazione degli scrittori antichi, oppure che sono solo un mito dell’antichità (Max Müller), perché gli Albanesi la accettino senza riserve.
Un falso ideologico ancora più fuorviante di quello commesso da Max Müller è stato sostenuto dall’etnologo Jakob Philipp Fallmerayer; egli, scambiando erroneamente la popolazione greca di origine albanese - in particolare gli oriundi albanesi del Peloponneso - per una popolazione straniera, ad esempio slava, e non riconoscendola come popolazione autoctona stanziale in quelle regioni da tempi addirittura antecedenti la civiltà greca, sostenne che la popolazione della Grecia negli anni 1830-1840 non fosse discendente diretta degli antichi Greci. In tal modo Müller omise una distinzione doverosa, e cioè che la sua tesi dovesse riguardare solo i discendenti degli Slavi, Ebrei, Armeni, Arabi, Persiani, Egizi, ecc., cristianizzati ed assimilati alla popolazione eteroclita che alla fine di questo processo di integrazione prese il nome Elleni. Ma per gli Albanesi come quelli del Peloponneso (e di altre regioni), la questione è diversa: occorreva precisare che essi non discendono dagli Elleni (ormai fusi con la razza mesopotamica), ma che derivavano direttamente dai Pelasgi, che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione greca. Ecco qual’era l’origine degli Albanesi della Grecia bizantina del VI secolo, e della prima metà del 1800 (epoca dello studioso Jakob Philipp Fallmerayer).
Quindi, contrariamente a ciò che sostengono molti autori attuali, e cioè che gli Albanesi sono discendenti degli Illiri (tesi che gli Albanesi stessi accettano senza fiatare), il popolo albanese non discende unicamente dagli Illiri, ma prima ancora dai Pelasgi. Ciò equivale alla differenza tra il considerare solo una piccola parte della popolazione (quella di derivazione illira) o la sua maggioranza. Gli Illiri costituivano solo una piccola parte dei Pelasgi o Albanesi. Si può quindi affermare che tutti gli Illiri sono Albanesi, mentre il contrario (tutti gli Albanesi sono Illiri) non risulta essere corrispondente al vero. Analizzando, secondo criteri analoghi, l’origine della popolazione greca, si può dire tutti i Greci (ad esclusione, come precedentemente indicato, dei gruppi etnici imparentati con i Mesopotami) sono Albanesi Γραικοι (Graikoi) o, per dire meglio, tutti i Greci sono Pelasgi, ma non tutti i Pelasgi sono Greci. Da queste considerazioni derivano le idee, esposte in questo breve saggio, che tutti gli Albanesi siano Pelasgi.
Liberamente tratto dal libro Enigma di Robert d’Angely.