Gli alberi non mentono

Da Robertodragone

Durante una demolizione, l’asfalto attorno al palazzo minato viene bagnato con dell’acqua, in modo che la polvere sprigionata dal crollo aderisca all’acqua e non cosparga e quindi sporchi l’apparente vita pulita degli abitanti dei palazzi limitrofi.

Alla fermata della metropolitana si trova ogni tipo di essere umano – perché le infinite variabili formative che offre il nostro vasto pianeta riducono i caratteri degli esseri umani sempre a una piccola manciata di gruppi, che, ognuno con le loro caratteristiche, nei secoli nei secoli, hanno sfornato sempre le stesse facce caratteriali, sempre gli stessi pensieri, sempre gli stessi errori. La fermata della metropolitana è piena di rappresentati, persone che a loro insaputa rispecchiano perfettamente caratteri altrui, e tutti gli esseri umani del mondo possono essere divisi e catalogati in un numero limitato di gruppi. Lui era una persona banale e ordinaria. Arrivato a quarant’anni si era reso conto di non aver mai pensato un’idea di testa sua, ma non solo; infatti, per suo volere non aveva mosso mai neanche un dito, finendo lì dove il destino voleva che egli finisse, a vivere la sua patetica vita da marionetta.

A quarant’anni aveva capito di non avere mai avuto un pensiero di testa sua, e ora di anni ne aveva quasi cinquanta. Gli era chiaro che la catalogazione dei gruppi con lui aveva sbagliato. Non poteva fare parte di un gruppo che gli permetteva di essere infelice. Lui meritava di meglio. Ma gli alberi, gli alberi non mentono.

Aspettava il treno con rappresentati di altre categorie di umani, sempre le stesse da generazioni. Non è un’idea recente quella dei gruppi limitati in cui si può dividere l’intera popolazione umana, anzi, la catalogazione – che sottolinea la banalità dei caratteri umani odierni – risale a secoli fa, e l’uomo ha inventato concetti come l’individualismo per contrastare il gruppo in cui era stato inserito nel momento della nascita. Solo ultimamente, con la banalità delle persone che sembra essere palese sotto gli occhi di molti, qualcuno ha capito e ipotizzato l’idea che gli uomini forse non sono tutti diversi, e anzi, possono essere tutti catalogati in gruppi ristretti. Gruppi numerosi, ma sempre limitati. Un esempio a caso, che detiene il record del numero di partecipanti (in diminuzione), è il gruppo delle «brave persone». Anche nell’età del bronzo c’erano le «brave persone», e anzi si suppone che i gruppi non siano neanche stati inventati dall’uomo, ma che siano semplici risposte istintive a un determinato contesto sociologico-ambientale. I gruppi moderni, come per esempio «il giovane che va contro le regole», «il marito cornuto», «la donna battona», e così via, sono soltanto discendenti – e in alcuni casi, evoluzioni – di gruppi antichi anche millenni.

Lui lo sapeva, lui vedeva ovunque persone catalogate in gruppi specifici. E lui? Lui era infelice.

Lavorava per un’impresa edilizia che si occupava di smantellare edifici per conto del comune. Supponiamo che a tre quarti dei lavori di costruzione di una palazzina in pieno centro, in cantiere si presenti un anonimo dipendente del comune, con la maglietta a maniche corte, bagnata di sudore, infilata nei jeans, e ispezioni il cantiere e il progetto trovando diverse cose fuori norma e contro le regole vigenti a proposito della sicurezza contro i terremoti, in una zona in cui il rischio sismico è pari a zero. Non si sa il vero motivo della visita dell’anonimo dipendente comunale, visto che prima di iniziare i lavori di questo enorme fallo di cemento armato sono stati presi tutti i permessi del caso, e inoltre, diamine, questo enorme coso lo si può vedere a miglia di distanza. Perché la visita del baffone (l’anonimo dipendente comunale ha i baffi) ha tardato così tanto ad arrivare? Perché hanno aspettato che i lavori fossero quasi finiti? Il motivo è semplice: visto che i lavori sono quasi finiti, chi ha incaricato la costruzione dell’edificio sarà più propenso a pagare la tassa extra per la costruzione di un edificio in quella determinata città, «tassa extra», utile per contribuire all’enorme spesa che l’anonimo dipendente comunale, un cornuto il cui colore preferito dei calzini è bianco, dovrà affrontare con l’arrivo delle festività natalizie. Se la «tassa extra» non verrà pagata, il proprietario si vedeva sequestrare il cantiere, e il comune aumentava il costo della «tassa extra» di una cifra che nessuno sa pronunciare, così, per ripicca, in modo che anche se il proprietario avesse cambiato idea e volesse pagare la «tassa extra» per vedersi restituire il suo fallo di cemento, non poteva più farlo. Il comune, da parte sua, in caso di mancato pagamento, era obbligato a recuperare i soldi non pervenuti dalla multa, e poteva usufruire dell’edificio come meglio credeva, oppure, semplicemente, poteva abbatterlo del tutto.

Faceva parte di una delle tre squadre di demolizione di una cooperativa a cui il comune si affidava in questi casi. La sua cooperativa aveva vinto l’appalto anche grazie al grado stretto di parentela che univa il sindaco con il proprietario della cooperativa. Entrambi, tra l’altro, facevano parte del gruppo caratteriale dei «bastardi».

Alla fermata della metropolitana c’era un uomo vecchio di migliaia di anni, il rappresentante era giovane, aveva il corpo di un ragazzo. Lui lo sapeva, quel ragazzo apparteneva chiaramente al gruppo «il primo della classe», un essere disumano che riesce a non sprecare neanche un minuto del suo tempo, che sfrutta fino in fondo per sprecarlo a imparare qualsiasi cosa si potesse imparare. Millenni di evoluzione e i caratteri di tutti gli uomini sulla terra si possono elencare in una manciata di catalogazioni caratteriali, che sono meno dei tipi di alberi conosciuti. Nessuno a quella fermata era originale, tutti erano la rappresentazione di qualcosa già esistito: ci sono querce e pioppi e chissà quanti altri alberi tutti differenti, che si differenziano per il tipo di legno, la grandezza che possono raggiungere, alla forma delle ramificazioni, ecc. – ma le querce i pioppi tra loro sono tutti uguali. Una quercia alta e forte è uguale a una sua simile vissuta ai tempi di Alessandro Magno, e come la sua sorella, cadendo, non ha provocato il benché minimo contributo alla foresta, alla vita, a tutto. Quel ragazzo primo della classe rappresentava e aveva un ruolo che avrebbe potuto assumere chiunque altro al suo posto – O.K., ognuno fa parte ed è rappresentante di una categoria a sé, ma nessuno ha portato carattere o personalità nella propria categoria, nessuno mai. Lui non si ricordava di nessuna quercia in particolare.

E lui? Il suo gruppo era quello riservato alla maggior parte delle persone al mondo, quelle che hanno un’esistenza passeggera e silenziosa, quegli esseri i cui nomi non vengono mai pronunciati ad alta voce, quelle persone che tolgono il disturbo dal mondo ancor prima di essere state sé stessi almeno una volta. Annegano nelle maree della massa senza aver mai avuto voce in capitolo. Vivono mille giorni uguali a uno, e la loro mente è imprigionata nei pensieri tristi che echeggiano tra le loro orecchie.

Nessun albero ha mai vinto il suo essere albero ed è passato oltre diventando qualcos’altro, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa che fosse un non-albero. La maggior parte degli alberi della storia del mondo si sono limitati ad accettare il fatto di essere alberi, è successo così per secoli. Quercia si nasce, e anche se da piantina vorresti essere altro, man mano che cresci diventi sempre più quercia, e non puoi fare altro che diventare quercia. Lui da seme voleva fare il melo, voleva essere felice. E invece era alla fermata della metropolitana, invecchiato di cinquant’anni, e nella vita non aveva mai pensato una sola idea di testa sua. Ed era infelice.

Il fazzoletto di terra aveva dei nuovi proprietari a cui il comune aveva venduto tutto per recuperare dei soldi mai persi. I nuovi finanziatori si erano preoccupati di organizzare una festa chiassosa ed esagerata, senza badare a spese. Appropriarsi di un sogno altrui comprando un edificio quasi completo confiscato illegalmente era un’azione molto impopolare e che andava contro gli affari se, al posto dell’edificio, il nuovo gruppo di finanziatori aveva in mente di costruire una serie di appartamenti esclusivi, che avrebbe dovuto vendere agli stessi che potevano giudicare i loro sporchi affari, ma che ora bevevano champagne in attesa che quell’edificio grigio morisse, per fare spazio alle proprie abitazioni. Era il concetto del cambiamento che lo assillava: può un essere umano cambiare gruppo? No, pensava, non può, ma lui era infelice. Il capo cantiere mostrava un sorriso fatto di centinaia di denti gialli. Mancava poco al conto alla rovescia, qualche minuto e il fallo gigante sarebbe morto. Si sarebbe ammosciato. I finanziatori in giacca e cravatta ridevano, i curiosi si ubriacavano. Il treno quasi arrivava, mancava poco. Il conto alla rovescia iniziò, sul tabellone comparvero anche i minuti che mancavano all’arrivo del treno. Centinaia di persone curiose aspettavano il gran botto, solo poche decine invece attendevano il treno. Mancavano dieci secondi, ora cinque, finché denti gialli non premette il bottone, ma non ci fu nessun botto. Ci fu una delusione generale, e denti gialli aveva l’espressione del deficiente, così mandò un suo uomo a controllare che cosa fosse successo. Si sentiva il fischiare del treno, il bagliore dei fari si intravedeva da lontano. Un suo uomo uomo tornò e disse a denti gialli che era sparito l’esplosivo. La notizia era così bizzarra, come se la Terra avesse smesso di girare, che nessuno, denti gialli e giacche e cravatte, nessuno, sapeva che cazzo pensare. Il treno si vedeva, le persone si avvicinavano alla linea gialla. Lui sollevò la sua enorme borsa e si mosse, poi prima che il treno si avvicinasse ulteriormente, sotto lo sguardo incuriosito di una coppietta lì vicino, estrasse dalla tasca una bottiglia d’acqua e la svuotò attorno ai suoi piedi. Può un essere umano cambiare gruppo? Si chiedeva il fallito infelice.


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