New Zealand 41 - 10 Tonga
E così i Mondiali sono cominciati. Finisce 41-10 ad Auckland nel match che ha aperto le danze tra la Nuova Zelanda e Tonga. Nel tam tam della rete gira consolidato il giudizio “Gli All Blacks vincono, ma non convincono” e in parte è anche vero, ma i fattori non sono pochi. Prima fra tutti, la tensione che si scorgeva sul volto della truppa di Graham Henry mentre prendeva posto in campo per i convenevoli: non tanto dettata dalla paura della clamorosa sconfitta, assolutamente, quanto dalla voglia di giocare effettivamente a rugby dopo giorni di attesa e quel Tri-Nations perso nell’incontro chiave contro gli australiani.
Tant’è, tra qualche imprecisione sia nel primo che nel secondo tempo (passaggi azzardati nei propri 22, poca intesa fuori da una maul avanzante tra il mediano Jimmy Cowan e il pilone Owen Franks, un paio di ricicli sull’asse SB Williams e compagno di turno finiti con l’ovale a terra, un calcio di Dan Carter stoppato), i padroni di casa hanno comunque regalato una linea dei trequarti interscambiabile, mica poco, con un Ma’a Nonu un gradino sopra gli altri in fase di impostazione e un Richard Kahui al posto giusto al momento giusto, in intesa con l’estremo Israel Dagg che se tiene il passo, Mils Muliaina dovrà guardare da bordo campo inizialmente almeno nei match chiave del torneo. Quanto ai tongani, fan quel che possono soprattutto nella ripresa, quando i neozelandesi appisolano e vengono inchiodati sulla propria linea dei 5 metri da una serie di mischie: l’arbitro irlandese George Clancy per quattro minuti fa ripetere gli ingaggi (ricorda qualcosa, tipo San Siro?) con la prima linea AB che fatica a prendere contromisure. La meta che arriva da lì a pochi istanti è l’esito tanto voluto dai pacifici.
Che poi la Nuova Zelanda fatica pure nei primi minuti a prendere tutte le misure del caso in fase di possesso palla, ma davvero schiera un reparto di backs (All Backs) duttile e interagibile. Il triangolo allargato è protagonista delle mete, con Dagg che pesta sui piedi, Isaia Toeva che si fa trovare libero, Kahui idem e in più va fino in fondo. Williams è il centro addetto a creare superiorità numerica con i suoi off load, Nonu quello a testare la consistenza difensiva avversaria e a dare ordine alla macchina. Il primo obiettivo è quello di allungare nel risultato e quindi scrollarsi di dosso tensioni e scherzi mentali vari.
Il piazzato di Carter al 4’ apre i giochi dopo la prima folata offensiva che mirava subito alla marcatura pesante, con incosciente aiuto dell’apertura tongana Kurt Morath che chiede palla per una rimessa veloce nella propria area di meta e la spedisce contro la linea avversaria che monta in pressing. Dieci minuti trascorsi così e così e i neozelandesi iniziano a sfondare. Dagg apre la serie delle mete del Mondiale, firmando una doppietta all’11’ e al 28’ concludendo le azioni messe in moto dalla coppia di centri e Kahui lesto sostegno. L’ala All Black fa comunella con l’estremo, marcando la sua prima meta al 19’ e raddoppiando al 32’ dopo che Dagg esplora il lato chiuso sul calcio di alleggerimento tongano e serve il collega che a tutta birra va a marcare per il 29-0.
Nel reparto mischia, le terze linee carburano di minuto in minuto con capitan Richie McCaw che è il primo a sfidare i tongani con una faccia che è tutto un programma durante lo scambio di convenevoli di danza in danza. Victor Vito assicura il doppio uomo nelle fasi di contesa del possesso. Alla lunga (sarà il fattore età) si focalizzano meglio anche le due seconde linee Brad Thorn e Ali Williams, per quanto si segnala nella cronaca una rimessa laterale persa – e quattro conquistate. Il dato che più colpisce è il conteggio dei falli: alla fine saranno 14 i penalty concessi, contro i sette di Tonga. Si va negli spogliatoi sul 29-3, con Morath che allo scadere smuove lo zero dal tabellino dei suoi.
Al rientro, c’è da attendere altri dieci minuti per assistere ad un po’ di rugby frizzante. SB Williams inventa un grabber con i contagiri per Toeava lungo la corsia di sinistra e quando l’ala sembra ormai prossimo a marcare visita, riceve un placcaggio isolano dall’estremo Vunga Lilo e poco dopo ne arrivano un altro paio ai danni dello stesso Williams (che si cambia la maglietta con la mancia strappata regalando un orgasmo al pubblico femminile) e Thorn. Alla fine, gli AB a due passi dalla meta, non riescono a superare la trincea tongana e Vito osa un off load di troppo che spegne la miccia. Qualche istante più tardi, Toeava ha la seconda occasione su ovale recuperato in mezzo al campo da Nonu (sempre sveglio, sia a chiudere che a proporre) che lo serve, ma all’ultimo tocca con la punta del piede la linea laterale e il TMO, il nostro Giulio De Santis, annulla.
Sale il tasso di fisicità, si operano i cambi da ambo le parti e sarà anche il turno di Carter (percentuale non immacolata al piede) per preservarlo, lasciando spazio a Colin Slade. Entra anche Piri Weepu per Cowan, lascia il campo il pilone gigante da Northampton Soane Tonga’uiha ed entra quello più tarchiato Sona Taumalolo. Quando si sta per entrare nell’ultimo quarto, i neozelandesi tornano a marcare (era successo anche contro i Wallabies due settimane fa). È la meta al 58’ di Jerome Kaino che così premia una bella prestazione personale, dopo il guizzo di Weepu che trova ovviamente il sostengo di Kahui a ridosso dell’area dei 22 tongani e alla terza linea non rimane che ricevere la posta e consegnarla. Si allunga sul 34-3 e gli AB staccano la spina.Ne approfittano i giganti di Tonga, seri come non mai a portare a casa un pezzo di scalpo di fronte ad una difesa che non ha alcuna intenzione di concedere glorie. Il momento clou va dal 66’ al 70’, quando Clancy continua a richiamare a rapporto la prima linea tutta nera dove Corey Flynn e Ben Franks hanno preso il posto di Andrew Hore e Tony Woodcock. Quattro minuti ancorati a cinque metri dalla meta, palla che finalmente viene giocata al largo dagli ospiti che giusto per sentirsi a casa, tornano esattamente in quel punto del campo e alla fine Taumalolo si allunga sotto una montagna di uomini dopo una lunga serie di raggruppamenti stretti.
Il volto in tribuna di Henry non lascia trasparire particolari sentimenti, mantenendo l’espressione del professore che vuole le cose fatte tutte per il meglio. A quattro dalla fine, Nonu va a prendersi i gradi di migliore in campo costruendo e finalizzando la sesta meta neozelandese orchestrando con Slade appena oltre la metà campo. Buona la prima: non il massimo per l’armata AB, ma meglio essere finalmente scesi in campo sfogandosi con gli armadi pacifici. All’Eden Park faranno ritorno il 24 settembre in compagnia della Francia.