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Gli All Blacks prima osservano, poi colpiscono

Creato il 06 agosto 2011 da Rightrugby
Gli All Blacks prima osservano, poi colpisconoSe desidera tornare a vincere all'Eden Park, cosa che le riesce dal 1986, l'Australia dovrà attendere il prossimo giro: la finale della Coppa del Mondo. Nello stadio di Auckland i Wallabies vengono a patti con la Nuova Zelanda che vince il terzo incontro in calendario del Tri Nations 2011 per 30-14, dopo aver lasciato gli ospiti a secco per tutto il primo tempo (17-0) (clicca qui per il tabellino). Tre mete a due, niente punti bonus in bacheca né da una parte né dall'altra, ma a pesare è pure il gioco al piede perché se Dan Carter non sbaglia un colpo e marca anche di drop, gli australiani hanno bisogno di trovare un cecchino affidabile nel lungo tempo: James O'Connor lascia sul campo nove punti prima che sia Quade Cooper ad incaricarsi dei piazzati e trasformi le due mete aussie arrivate nella seconda frazione. Accorgimenti che coach Robbie Deans dovrà affrontare nelle prossime occasioni e non è che abbia molte alternative (Matt Giteau, per esempio, non lo è).
Ci si diverte ad Auckland, dal momento che le due formazioni in campo non hanno alcuna intenzione di nascondersi e schierano gli uomini giusti. Ci si diverte soprattutto perché l'Australia inizialmente non mostra alcun timore degli All Blacks che inaugurano la serata con la Kapa O Pago versione "hardcore" (quella col gesto della gola tagliata): gioco veloce, si varia tra quello alla mano e quello al piede che ha lo scopo di portare alta la pressione delle guardie sugli uomini del triangolo allargato.
Non è tempo per lasciare a Kurtley Beale o Digby Ioane lo spazio per inserire la quarta, lo stesso dicasi per Mils Muliaina e Hosea Gear. Nel mezzo c'è gente che fa la differenza: strepitosa prestazione di Conrad Smith che corre, chiude e copre. Carter placca e fissa dritto negli occhi l'intimidito Cooper, mentre Graham Henry può disporre di fatto di terze linee quasi centri aggiuntivi come Richie McCaw, Kieran Read e Brad Thorn. Non stupisce che due dei tre arrivino dal Rugby League.
Arbitra il sudafricano Craig Joubert, fino all'anno scorso uno dei tre più bravi. E qui apriamo il nostro solito capitoletto sugli arbitraggi, scontato quando giocano gli All Blacks. La novità positiva dell'arbitro sudafricano è la sanzione al comportamento falloso di Wyatt Crockett a sinistra della mischia ordinata. Finalmente un arbitro che vede il gioco sporco dell'interprete in mischia della  "verginella di San Siro" Graham Henry - schiena sempre di sbieco, mano per terra, niente aggancio. Non è un caso che la mischia aussie regga bene per tutta la partita. A fianco di questo punto positivo Joubert però cede sul resto come tutti i suoi colleghi, adeguandosi alle silenti raccomandazioni "sistemiche" secondo le quali uno in maglia nera che non rotoli via dopo aver placcato, non si vede. Come tutti i suoi colleghi dovrebbe farsi dare un'occhiata alla vista, ma questa è una storia già sentita, ci vedono tutti benissimo. E la chiudiamo qui. Beninteso, i Kiwis non fanno nulla di plateale, hanno competenze sopraffine - a maggior ragione stavolta, avendo schierato in campo tutta la "Vecchia Guardia"; semplicemente, sanno e se n'approfittano. 


L'Australia comincia bene, dicevamo. Gioca al suo rugby e sta attenta a non esporsi a contrattacchi e rischi indiscreti. Il mediano Will Genia manda dentro i ball carrier negli spazi stretti, poi la manovra si allarga, ma i più veloci contrastano con la difesa tuttanera. Almeno sei minuti di dominio australiano, i primi sei minuti, con un paio di pericolosi avvicinamenti alla linea di meta. Manca però sempre il guizzo finale, o meglio l'errore avversario di cui poter approfittare. Poi la Nuova Zelanda che ha minato interamente la propria area dei 22, infilza la prima coltellata, inaugurata da una corsa di Piri Weepu che coglie di sorpresa O'Connor sulla fascia sinistra. Dopo aver colto tre punti col piede di Carter al 5' al primo spunto offensivo, grazie a un intercetto di Conrad Smith su passaggio lungo di Cooper,  pochi minuti  arrivano alla meta all'8' con Ma'a Nonu che chiude schiacciando l'ovale a terra dopo un raggruppamento sulla linea di meta portato dai pezzi grossi e un placcaggio mancato da Beale in mezzo. Carter dalla piazzola, non sbaglia ed è 10-0. Due azioni "in contropiede", raccolto abbondante. 
I Wallabies ripartono alla carica e di nuovo si affidano al loro gioco, fatto di puntate centrali a richiamare la fisarmonica difensiva per poi allargare tanto alla mano, quanto al piede. Rocky Elsom viene portato fuori a pochi passi dalla festa dopo essersi fatto trovare libero lungo la linea laterale, Cooper tenta di innescare le ali - in questo caso Ioane - con un calcetto in profondità. Il guaio è che i kiwi sanno coprire davvero tutto il campo e poi aggirano la trincea con grabber calibrati che consentono di velocizzare le azioni e aprire buchi. Al 26' ci pensa perciò Kevin Mealamu a timbrare il cartellino, chiudendo un'altra giocata in profondità: raccolta dell'ovale da una ruck a due passi dalla meta, con McCaw e Owen Franks che fanno da sherpa ed è 17-0 con la trasformazione di Carter.

La ripresa vede i soliti australiani che ci provano. E i soliti neozelandesi che placcano duro guidati da Smith - e da Carter che si getta alle calcagna della coppia di mediana. O'Connor manca un altro penalty, gli AB rispondono al 46' con il drop del loro numero 10 dopo la classica azione tambureggiante. La differenza sta tutta qui: mentre gli ospiti non hanno portato a casa neanche mezzo scellino nelle loro scorribande offensiva, i neozelandesi aggiungono di volta in volta monete al loro tesoro. Con venti punti di distanza, l'Australia finalmente si sfoga.
Gli AB si posano sugli allori, perdono possesso sulla linea dei dieci metri e Genia immediatamente innesca la velocità di Ioane sul lato chiuso: l'ala fugge alle braccia di Muliaina al 51' cancella lo zero dal tabellino dei suoi. Cooper trasforma per il 20-7 che dura l'arco di un minuto.
Sul calcio di ripartenza di Carter, Read allunga le leve e tocca il pallone in avanti, ma Joubert non se ne ravvede. L'ovale rimbalza in fazzoletto di terra non presidiato da altre guardie australiane, Smith lo acciuffa e corre in profondità, servendo Sitiveni Sivivatu che può coronare una convincente performance marcando cinque punti. Ai quali si aggiungono i soliti due di Carter. 
I discorsi chiusi da tempo, sono archiviati a questo punto. Ha inizio la giostra dei cambi e si nota in particolare l'ingresso tra gli australiani di Scott Higginbotham che aiuta i compagni a dare abbrivio e consistenza agli attacchi. Gli AB abbassano i giri del motore, aggiungendo comunque altri tre punti dalla piazzola. A cinque dalla fine, Nembo Kid Elsom rende meno amaro il boccone: si fa trovare ancora solo al largo, a servirlo è Beale che evita il placcaggio (a dire il vero non proprio "consono") di Sonny Bill Williams, entrato per Nonu, sul lungo passaggio di Cooper. Di fronte alla terza linea ex Leinster si apre l'autostrada per fissare il risultato finale. 

Alla fine degli ottanta minuti, sono 28 i calci dalla mano All Blacks, 18 gli australiani: numeri da tenere sott'occhio per quando sarà tempo di World Cup. E da annotarsi un altro particolare: i neozelandesi che hanno tenuto molti giocatori fuori dai raggruppamenti, mandandone un paio se non uno soltanto a contestare il possesso (si segnala a tal proposito il furto in ruck firmato Carter, ha fatto anche quello). Gli altri fuori, a serrare i ranghi sui lati e ad azionare portatori di palla che si muovono da centri, ma sono avanti. 

Bledisloe Cup alla Nuova Zelanda e filotto di vittorie sui rivali isolani nel torneo in palio che sale a undici. Ora i riflettori si puntano in Sud Africa.

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