E' il caso dell'Inghilterra e anche dell'Italia, di cui Ringo ha narrato le alterne fortune. Se però per il bulldog inglese ha senso parlare di warm up coi rimasugli delle Fiji raccattati qua e là soprattutto dal Pacifico (contrapposti ai soli figiani rimasti a giocare nel Top14 del weekend, questi perderebbero troppo a zero), non è certo il caso dell'Italia.
Invece, il mainstream informativo italico storce la bocca e tratteggia per voi il classico topos della vittoria sofferta e-adesso-aspettiamoci-il-peggio gné gné ... Vi diranno che la sconfitta con gli All Blacks (ma vah?!) nasce a Brescia, vi diranno che quella partita - non certo i loro commenti disinformati - ha incrinato "le certezze" Azzurre (quali?). Trascurando di celebrare la prima striscia di tre vittorie (su quattro incontri) da interi lustri.
Si vede che i commentatori han la memoria corta e si son dimenticati cos'ha fatto Tonga ai Mondiali, in un girone con Francia e All Blacks. Tant'è; mi domando come si fa a scambiare la prima vittoria cinica degli Azzurri a mia memoria (regolarmente davanti nel punteggio, capaci di recuperare e anche in grado di controllare abbastanza decentemente, nonostante un giallo regalato e contro una compagine solida, non dei pellegrini), con una vittoria "di cuore"?! Ma come si fa, confondere muscoli e cervello con un organo da gettare oltre l'ostacolo quando quegli altri mancano o sono finiti. Avete visto scene di panico, sguardi persi, atti di eroismo individuale voi? Io proprio no, ho visto una squadra organizzata e finalmente priva di vertigini ma anche di panico. Molti errori di tattica nel primo tempo, eppure chiuso avanti; bel gioco nel secondo (non appena Botes è stato "resettato" in spogliatoio ed ha smesso di regalar via possessi) e qualche "buco" difensivo evitabile, ma quel che conta è il risultato finale. Il vero elemento da meditare sull'Italia sarebbe la sua "Benettonite": a sprazzi bel gioco da rimanere a bocca aperta, dominio delle fasi statiche e belle maul, ma finalizzazione nada ...
Sia come sia, lo sa anche un bambino del trofeo Topolino che le vittorie "ugly" son quelle più significative, quelle che indicano che forse, chissà, l'approccio si va incanalando in direzione vincente ... Mah, misteri di mentalità calciofile prestate all'informazione rugbistica; misteri di provincia. Del resto bastava leggerli alla vigilia, i soloni: l'unica nota su Tonga reperibile da loro era il colore, quell'apertura che gioca in A2 e non una riga sui Mafi, Taumalolo, Tonga'uiha (che per Cecinelli è diventato Tongauaua) o sui Mondiali appunto. Sulle caratteristiche di gioco poi, che roba è?
Torniamo seri a occuparci di rugby giocato e non commentato (male).
L'Inghilterra s'è detto, ha schiantato le Fiji B con un tranquillo 54-12, sette mete a due con doppiette per l'ala di Gloucester Charlie Sharples e per il centro Pacifico (samoano) Manu Tuilagi; le altre mete per Ugo Monye rimpiazzo del sospeso Chris Ashton, per il nr.6 da Exeter Tom Johnson e una di penalità. Bella prova dei backs inglesi, eccellente quella di Alex Goode in fondo; quanto alla cerniera, il bel campionato procura il posto a Danny Care e Toby Flood, preferiti a Ben Youngs e Owen Farrell subentrati nell'ultimo quarto. Per il poco sollecitato pack, basato su Marler e Cole in cui esordiva il tallonatore Tom Youngs, si attende avversario probante non solo sul piano fisico: ad esempio la prossima Australia, umiliata dalla Francia in mischia chiusa e certamente desiderosa di rifarsi. O meglio ancora, il successivo Sudafrica.
Quanto ai figiani, che dire? Fin che presenteranno compagini B come questa, continueranno la parabola discendente già vista ai Mondiali di un anno fa. Solo un dato: tra venerdì e sabato nel Top14 e non in nazionale scendeva in campo la seguente pattuglia figiana: Josh Matanavu (in meta per Tolosa), Timoci Nagusa, Napolioni Nalaga (in meta per Clermont), Sireli Bobo, Viremi Vakatawa, Wame Lewaravu, Dan Baleinadogo, Laitia Tagotago, Saimoni Vaka (in meta per Agen) ... vi basta?
Altra gara importante ancorché scontata è stata la vittoria domenicale degli All Blacks con la Scozia dalla inqualificabile maglietta (è peggio questa o quella irlandese? Boh ...). Il finale è 22 -51: i neozelandesi come ultimamente loro abitudine concedono l'handicap all'avversaria, subendo una meta iniziale sul più classico degli intercetti, poi si divertono a recuperare entro un tempo - è già 17-34 all'intervallo - e accelerare nel secondo. Indispettiti dalle tre mete subite ne marcano il doppio e "coprono" la doppietta di Visser che si presenta al suo pubblico nel migliore dei modi (occhio al Sei Nazioni), con quella del pari numero Savea. Implacabili. Oltre che "implaccabili": le mete arrivano tutte da break individuali della linea difensiva, del marcatore stesso (Savea, Ben Smith), di Piri Weepu (Jane) o di Dan Carter (Dagg). Eccezione fa la meta di Hore, un giochetto stretto e veloce di offload. Quesot non significa, cari italiani prossimi sulla lista, che si affidino agli estri individuali: è gioco altamente organizzato, ancorché fondato sul possesso e la capacità di sfruttamento di skill individuali. Hai un bel dire di "gioco espansivo": è vero, espansivo è, solo che nasce da una fase difensiva eseguita con estremo rigore e animoso coraggio; quando poi recuperi il possesso, partono tutti in modo coordinato a sostegno, in taglio o a allargare le maglie della difesa. basta che un avversario esiti e perda la posizione ed è fatta, non li prendi più - chiedere ai sudafricani, re dello scrambling difensivo.
Gli altri Test: venerdì a Colwyn Bay gli Usa sono ancora troppo più forti della Russia, il finale è 40-26, sei mete contro tre con doppiette per Ronnie Shaw mediano del Leeds e per il flanker Andrey Temnov.
Sempre nella località del nord Galles, è la pur rimaneggiata Samoa ad essere ancora troppo forte per il Canada: è stato un 42-12, cinque mete a due di cui quattro marcate dall'ala 19enne Robert Lilomaiava.
Ce al fa alla fine il Giappone di Eddie Jones a superare la sempre tosta Romania a Bucharest: 23-34 il finale, tre mete a due (una di penalità a testa) e 19 punti piazzati dall'estremo Ayumu Goromaru, per la squadra col mediano titolare dell'Otago reclutato dagli Highlanders Fumiaki Tanaka. Partita molto disputata, un allungo giapponese a fine del primo tempo (9-17) recuperato dai Lupi nel terzo quarto (16-17). Nei primi dieci minuti dell'ultimo quarto c'è un nuovo break degli ospiti (16-24), anche questo prontamente recuperato dai padroni di casa che si portano fino al 23-24 del 72'. E' la meta al 76' della matura ala dei Suntory Sungoliath Onazawa a imprimere la svolta determinante alla partita; forse solo perché ai Lupi non rimaneva più tempo per recuperare.
Uruguay- Portogallo finisce 25-32: quattro mete contro tre, tra gli altri marca Goncalo Uva ex Montpellier ora compagno di reparto di Joshua Furno a Narbonne.