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Gli Amici del Settimo di N. Losito

Creato il 04 giugno 2012 da Nictrecinque42 @LositoNicola

Amici del 7°

(Disegno di Ezio)

Prima di tutto devo spiegare il titolo del post odierno e la relativa immagine di apertura: nel lontano 1968 un gruppo di 19 baldi giovani laureati, fu assunto dalla General Electric Information System e, a Milano, precisamente a Borgolombardo, per circa sei mesi partecipò a un corso intensivo d’istruzione aziendale sui calcolatori elettronici di nuova generazione, corso propedeutico al loro ingresso nel mondo del lavoro.

Il sopraccitato gruppo, a cui io mi onoro di far parte, era il settimo e a quel corso d’istruzione, a quanto ricordo, ne seguirono diversi altri. Nei 43 anni successivi, il settimo gruppo si è sparpagliato in giro per l’Italia: molti, dopo un po’, hanno cambiato società, mentre due di loro sono rimasti fedeli alla missione di partenza. Tutti hanno fatto una decorosa carriera e oggi sono felicemente a riposo. Tre di loro, purtroppo, sono già passati a miglior vita. Con cadenza decennale, poi quinquennale, si sono radunati, in luoghi ogni volta diversi, per festeggiare quel settimo corso che ha forgiato le loro vite professionali.

Il 26 maggio 2012 ci siamo riuniti a Santa Margherita di Parma in un allegro convivio per ricordare per l’ennesima volta il nostro glorioso e amatissimo settimo corso. Dovevamo essere in 16, ma 5 non sono potuti intervenire per improvvisi e inderogabili impegni: tra questi Ezio che, essendo in volo per New York, ci ha inviato lo spiritoso disegno che apre il post. Contando le firme però ci si accorge che i partecipanti al raduno sono 12. Colpa di Gianvittorio, un infiltrato dell’ottavo corso, che è stato ammesso fra di noi solo perché è simpatico e perché è stato lui a trovare il luogo dell’incontro e l’ottima trattoria che ci ha ospitato.

Ora dovrei scrivere la cronaca dettagliata della giornata, ma qui cedo le armi: a raccontare per filo e per segno tutto ciò che è successo prima, durante e dopo il pranzo – compreso nomi e cognomi e indirizzo, data di nascita, professioni esercitate in 43 anni, titoli di studio, nome delle mogli, delle amanti, dei figli legittimi e illegittimi, insomma, vita, morte e miracoli di ciascuno di noi – ci vorrebbe Simone. Io ho poca memoria e quindi racconterò, per sommi capi, solo quattro o cinque cosette che ricordo della bella giornata passata a S. Margherita insieme agli 11 amici, invecchiati sì, ma ancora tutti in buona forma, come si può notare dalla foto qui sotto.

ColleghiHoneywell

I magnifici 11 del 7°

  1. A un qualsiasi passante non sarebbe stato difficile intuire quante primavere abbiamo sul groppone; sarebbe bastato ascoltare i discorsi che abbiamo fatto subito dopo esserci seduti all’ombra di alberi secolari in attesa dell’ora di pranzo. Ça va sans dire: abbiamo parlato di prostate in fieri o già risolte, tumori e tumorini vari sconfitti fortunosamente in tempo, noiose sciatiche che non sentono ragione di lasciarci in pace, zoppicamenti per acrobazie atletiche non più adatte alla nostra età.
  2. Fortuna che siamo persone di spirito e questi discorsi sono terminati subito, oltretutto un nuovo avvenimento imprevisto e imprevedibile sta per avverarsi. Molti di noi (ma soprattutto Fabrizio) sono superstiziosi e mai avrebbero accettato di essere in tredici a dividere lo stesso tavolo. Conteggiando le disdette dell’ultimo minuto, come ho già detto, dovremmo essere in 12; all’appello manca solo Alberto, notoriamente ritardatario come si conviene a un uomo di indiscusso successo. Quando arriva, dal suo prestigioso bolide dotato di 10.000 cavalli scende una bellissima signora che alcuni di noi conoscono già. Vedo Fabrizio impallidire e, come lui, diversi altri del gruppo si mettono le mani nei capelli. Tra sussurri concitati e gesti di aperta disperazione, pronunciate a mezza voce, capto le due frasi: «E adesso chi lo dice a Alberto che se la sua signora ha intenzione di partecipare alla rimpatriata, siamo in 13 e il nostro pranzo rischia di saltare?» «Chi di noi ha il coraggio di invitare la moglie di Alberto ad andarsene?» Si rischia l’incidente diplomatico e la rottura di un’amicizia quarantennale. A peggiorare la situazione, alcuni di noi la conoscono da tempo e sono già corsi ad accoglierla con baci e abbracci calorosissimi. Sfoderando un notevole savoir faire e perfetta conoscenza delle tematiche dei maschi in trasferta culinaria/godereccia è lei stessa a toglierci dall’impasse: una volta che ha terminato di scambiare due parole con tutti i presenti, con un sorriso accattivante dice: «Bene, signori, vado e vi lascio ai vostri festeggiamenti!» E qui scatta l’applauso della compagnia. Un sospiro di scampato pericolo si trasforma in allegro venticello che accompagna la signora mentre esce di scena.
  3. Subito dopo ci sediamo ancora sotto gli alberi e l’atmosfera si surriscalda di nuovo. Tornano in campo l’allegria e la battuta salace. Questa volta ci provo io a dire una boutade spiritosa, sperando di azzeccare tempi e modi. Mi giro verso Alberto e gli chiedo: «Hai portato il libretto di assegni?» Lui, sorpreso dalla mia strana richiesta, mi chiede subito il perché. «Devi restituirmi 3500 euro!» gli rispondo, facendo la faccia seria. A quel punto l’attenzione della compagnia si fa viva, evidentemente la mia richiesta di denaro interessa a tutti. Ovvio che io debba raccontare l’antefatto. Qualche anno fa mi crescevano 4000 euro e perciò decisi di giocarli in borsa. Per scegliere il titolo mi affidai non al caso ma al fatto che Alberto, proprio in quei giorni, era stato nominato amministratore delegato di una società quotata e che, per merito suo, stava uscendo da una profonda crisi aziendale. Gli diedi fiducia e puntai il mio gruzzoletto sulla società da lui gestita. In pochi mesi raddoppiai l’investimento e, stracontento per il risultato, non ci pensai più. Diversi anni dopo, spulciando nei miei investimenti, ebbi l’amara sorpresa: quel titolo era crollato e il valore delle mie azioni era sceso a 500 euro. Sul momento ci rimasi di sasso: stupido io che, saltando sempre a piè pari la pagina Economia/Mercati finanziari del Corriere, non mi ero accorto del cattivo andamento del titolo! Addebitando a Alberto la mia perdita secca di 3500 euro, volevo chiamarlo al telefono per esternargli la mia rabbia però, prima di farlo, m’informai e venni a sapere che lui non era più amministratore delegato della società essendo, da tempo, passato ad altro incarico. A quel punto con chi potevo prendermela? Al termine del racconto, nascondendogli che, successivamente, ero riuscito a ricuperare quella perdita, gli dico a voce alta: «Bene, oggi sei qui e ti chiedo ufficialmente di restituirmi i 3500 euro che anni fa mi hai fatto perdere con la tua azienda del piffero!» Immaginate la scena: non si sente volare una mosca, tutti aspettano la risposta di Alberto. Alberto, che non è stupido e ha capito che stavo scherzando, controbatte così: «Non sei l’unico ad avere perso quattrini! Ma se fossi stato furbo e avessi venduto quelle tue azioni al momento giusto, a quest’ora saresti ricco e dovresti darmi tu una percentuale sui tuoi guadagni!» E tutti giù a ridere. E io con loro. Un ridere amaro perché ultimamente – chi più chi meno – tutti sono costretti ad ammettere di avere perso soldi in borsa, qualcuno con i titoli argentini, altri con i titoli Lehman Brothers o con prodotti derivati tossici. Insomma, mal comune mezzo gaudio.
  4. Finalmente ci sediamo a tavola per pranzare. Il cibo è vario, sostanzioso, abbondante e di ottima fattura. Salumi di prima scelta per antipasto; come primo: tre qualità di ravioli fatti in casa; per secondo: arrosto di vitello ripieno e non, faraona al forno, eccetera; per dessert: crostate con diverse farciture, caffè e ammazzacaffè della casa. Anche le bevande sono all’altezza delle vivande: vino bianco frizzante della zona e lambrusco amabile che riesco a bere pure io, acqua minerale a volontà. Durante il pranzo, fra una portata e l’altra, si susseguono gli interventi di Piero e Attilio, missionari della fede, che hanno strabiliato tutti noi con il racconto dei loro pellegrinaggi in bici o a piedi da Milano a Roma, da Milano a Santiago de Compostela, e la lettura da parte di Simone di alcuni passi del suo libro di memorie in cui rievoca, con grande umorismo, i sei mesi passati a Borgolombardo e i tanti episodi tragicomici vissuti assieme a noi sia durante il corso sia negli anni successivi. Simone è un fiume straripante di ricordi curiosi della sua vita, conditi da nomi e cognomi inventati ma facilmente riconoscibili. Non per niente è stato nominato, per acclamazione, memoria storica del 7° corso. Fermare la sua parlantina è un’impresa titanica che riesce, ma solo per pochi istanti, al solo Fabrizio, brillante toscano dall’humour naturale e spassoso. Anch’io avrei voluto dire la mia, ma non mi è stato possibile: praticamente non sono riuscito a far tacere Simone.
  5. E dire che mi ero preparato a dovere. Qualche giorno prima del 26 Maggio, Fabrizio mi aveva spedito una mail che diceva:

Caro Nicola,

come membro, non sempre duro, del "Comitato Festeggiamenti del 7°",

ho ricevuto l’incarico di comunicarti che, in occasione del prossimo incontro

a Santa Margherita, il 26 maggio 2012, sarebbe molto gradito da tutti,

un tuo intervento sul tema: "N. Losito: racconti, poesie, fumetti…….."

Certo che vorrai accogliere positivamente questa richiesta, ti saluto con affetto.

A presto, Fabrizio”

Ero felice come una Pasqua. Finalmente la mia arte veniva riconosciuta e avrei potuto leggere a voce alta alcuni passi dei tanti racconti, fumetti e romanzi che erano usciti dalla mia fervida fantasia e ottenere quel successo che da tempo stavo rincorrendo. Avevo persino preparato una relazione scritta di due pagine contenente un mio ironico autoritratto e una serie di facezie irresistibili da dare in pasto agli amici. Per migliorare la mia scarsa dizione, l’avevo riletta a voce alta diverse volte misurando anche il tempo che ci avrei impiegato: dieci minuti spaccati. Ero pronto a fare la mia porca figura, poi, ringraziando il cielo, mi è venuto un dubbio e ho riletto con più attenzione la mail di Fabrizio. Tutti si sarebbero accorti subito della presa per i fondelli che essa nascondeva, ma io me ne sono reso conto solo cinque minuti prima di partire per Santa Margherita. Beh, meglio tardi che mai, non vi pare? Così durante il pranzo, quando hanno tappato per due minuti la bocca di Simone, ho buttato via la relazione e sono andato a braccio, ho detto due parole in croce e ho regalato a tutti il mio libro a fumetti I pensieri e le divagazioni del Signor Giacomo, il mio alter ego, disegnato 44 anni fa durante l’ultimo anno di Università a Bologna. Non so se è stato perché ho parlato pochissimo, un minuto scarso, o perché l’idea di donare il mio libro è stata vincente, ma devo dire che il mio intervento ha avuto successo. Mi hanno chiesto persino una dedica al libro. Prima di terminare, ecco le due epigrafi che mi sono venute meglio:

A Alberto, perché non dimentichi mai che mi deve 3500 euro. Con affetto, Nicola

A Carlo, perché, essendo molto amico di Alberto, gli ricordi di tanto in tanto che mi deve 3500 euro. Con stima, Nicola

Tentare, in una qualche maniera, di recuperare un credito non è peccato, giusto?

Giusto!

MOST_P~1

Nicola


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