Ritorno a casa: l'uccisione di Pelia
E fu così che, dopo
tante peripezie, gli Argonauti tornarono a casa. Proprio ora, però, per Giasone
veniva la parte più difficile: convincere Pelia a restituirgli il suo regno. In un
primo momento, il giovane eroe aveva pensato di marciare alla volta del palazzo
coi suoi compagni di viaggio, e di riprendersi così con la forza ciò che gli era stato tolto con l'inganno. Fu Medea a dissuaderlo. “Dammi solo qualche ora”, gli disse, con la voce
mielata, “e ti risolverò io ogni problema. Tu aspettami nascosto sulla nave. Quando
vedrai una torcia farti segno dal tetto, allora saprai che potrai ritornare”. Giasone aveva
già visto Medea in azione: con un cenno della testa acconsentì, ma di nascosto represse
un brivido di freddo. Medea così, dopo avergli sorriso, si avviò a grandi passi verso il
palazzo di Pelia. Ma cos’aveva in mente, stavolta?
Medea si presentò al
sovrano con l’aspetto di una vecchia: si era tinta i capelli di bianco, e si
era camuffata a tal punto da risultare irriconoscibile. Dichiarò di
essere una sacerdotessa di Artemide, inviata dalla dea per realizzare
finalmente le preghiere del suo accolito. Pelia infatti si lamentava
continuamente per l’incipiente vecchiaia, e non faceva altro che chiedere alla
dea di restituirgli un po’ di forze e di levargli qualche acciacco. Nonostante
quel desiderio, però, Pelia da principio non si fidò: cacciò Medea in malo
modo, ma questa trovò in ogni caso la maniera per convincere il sovrano a concederle almeno una
possibilità.
Si fece dare un catino con dell’acqua, dopo di che si ritirò in
una stanza e, di lì a poco, ne uscì fuori completamente ringiovanita,
seducente e bellissima. Ne furono tutti stupiti, certamente, ma né Pelia né le
figlie si fidavano ancora. Allora Medea si fece portare un calderone d’acqua
bollente; dopodiché vi introdusse un caprone molto vecchio e malandato e, in un
battibaleno, trasse fuori un agnellino tutto lanoso e belante. A questo punto
più nessuno ebbe dubbi. “Se il sovrano vorrà entrare in questa vasca”,
annunciava trionfalmente Medea, “ne uscirà ringiovanito di trent’anni!”. Sebbene la
cosa facesse gola a Pelia, il sovrano tuttavia esitava a farsi immergere in
quello che era poi, a tutti gli effetti, un calderone pieno d’acqua bollente! Le
figlie però non ci vedevano più: furono prese dall’impazienza, e tutte insieme
lo trascinarono a forza fino al bordo del calderone. Dopodiché, con una spinta,
ce lo fecero finire dentro. Rimasero ad attendere che riemergesse un giovanotto
di vent’anni, mentre invece in superficie tornava soltanto qualche bolla d'aria. Alla fine, aspetta aspetta, si decisero a tirarlo fuori. Mentre le
figlie gridavano per lo spettacolo orribile, Medea era già corsa sul tetto
e faceva segno a Giasone che poteva tornare. Il piano aveva funzionato. Ora Giasone
era il sovrano di Iolco.
La dignità di una donna
Sennonché, gli anni
passarono. Giasone era sempre più inquieto, e la sua Iolco gli andava stretta. Covava
nuove ambizioni, o forse era semplicemente stanco della sua vita coniugale. Dal
matrimonio erano nati due figli - oppure tre o addirittura quattordici, secondo
alcuni -, ma non bastavano a renderlo felice. Il fatto è che Giasone si era
invaghito della giovane Glauce - o Creusa, come dicono altri -, figlia di
Creonte sovrano di Corinto. Ora, Giasone sosteneva che si trattava di un
interesse squisitamente politico - la voleva sposare a suo dire per ereditare il regno di suo padre -, ma Medea non si era lasciata ingannare: si
trattava di un tradimento bello e buono, e per lo più alla luce del sole! Nel lungo
lamento messole in bocca da Euripide, Medea usa parole di fuoco nei confronti
del marito, ma soprattutto esprime con parole toccanti il disagio effettivo
dell’essere donna, in una meditazione altissima che la proietta molto più in là
del suo tempo, fino quasi alle soglie del nostro:
"Fra quante creature hanno senso e spirito,
noi donne
siamo di certo le più infelici.
Come prima cosa dobbiamo comprarci un marito,
con grande spreco di denaro, in modo da dare
un padrone a noi stesse. E questo, credetemi,
dei due mali è il peggiore. Separarsi dal marito
per la donna è scandaloso, non lo è invece per
l'uomo. Quando lui si annoia di stare in casa
va fuori e la noia gli passa. Quando capita a noi,
invece, non ci fanno uscire perché dicono che
dobbiamo badare ai figli. C'è chi dice che le
donne, restando in casa, vivono senza pericoli,
mentre l'uomo, poverino, deve andare in guerra.
Ebbene, io rispondo che preferirei combattere tre
guerre, piuttosto che partorire una volta sola!".