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Gli e-book in Italia

Da Marce982

 

Gli e-book in Italia

foto:flickr

 

Mi allaccio a quanto scritto anche da Francesco Falconi nel suo blog personale (qui, qui e qui) per riflettere un attimo sulla questione e-book in Italia.

Premetto che la mia opinione a riguardo è ben nota, non mi sono risparmiato di esprimermi in diverse occasioni (per esempio qui) su una tecnologia che ritengo estremamente inferiore a quella che l’ha preceduta: il libro, appunto.

Non voglio addentrarmi sull’orami sterile questione “e-book vs. book”, perché ho capito che ognuno resta abbarbicato sulle proprie posizioni  e non si avanza di un millimetro. Quello che invece mi preme è analizzare le mosse che le case editrici (e mi riferisco segnatamente alla Mondadori) stanno mettendo in atto per affossare gli e-book e non certo perché sono degli inguaribili romantici e credono che un aggeggio elettronico non ti restituirà mai l’emozione di libro, no, lo fanno soltanto per difendere la loro fetta di mercato e continuare a guadagnare milioni (miliardi?) di euro ogni anno.

Basta leggere l’articolo apparso su “House of books” e farsi un giro rapidamente su bol.it per comprendere quale sia la vera strategia del gruppo Mondadori rispetto agli e-book. Infatti, al di là dei proclami delle ultime ore, è indubbio che il gruppo editoriale milanese – il maggiore in Italia – abbia deciso di tagliare le gambe ai libri elettronici, gonfiando in maniera sconsiderata i prezzi di vendita e rendendoli disponibili soltanto con il famigerato sistema DRM di Adobe, impedendo di fatto l’utilizzo sui supporti che leggono il formato .epub (come ad esempio l’iPad di Apple) e rendendo obbligatoria l’istallazione di un software Adobe per la lettura del formato sul proprio computer.

Sembra, dunque, che l’Italia sia un Paese che non vuole crescere e, cosa forse anche peggiore, pare che gli interessi di corporazioni siano superiori a quelli della collettività al punto da incrementare esponenzialmente il digital divide già molto profondamente radicato sul territorio nazionale (penso, per esempio, alle aree in cui non è ancora disponibile la banda larga).

Questo non vuol dire che io stia difendendo l’e-book, me ne guardo bene. Penso piuttosto che debba essere difeso il diritto di ognuno di scegliere quale strumento utilizzare e, una volta scelto lo strumento, optare per il formato cui si vuole accedere, senza che siano imposte dall’alto restrizioni inutili. L’e-book resta uno strumento che ha più difetti che pregi. Il suo unico punto a favore, in realtà, è quello di abbattere drasticamente i costi di produzione per le imprese editoriali (spariscono i costi della carta e quelli della stampa), la qual cosa dovrebbe portare a due conseguenze naturali: la prima riguarda i consumatori, che dovrebbero vedere diminuire notevolmente il costo dell’acquisto di un libro; la seconda, invece, riguarda gli autori, che dovrebbero riuscire a strappare accordi più vantaggiosi. Ovviamente, né l’una né l’altra eventualità si sono ancora verificate e noi continuiamo a farci infinocchiare.

La cultura è un bene di tutti.

A conclusione di questo articolo, vorrei citare una frase che mi ha colpito molto ma di cui purtroppo non ricordo l’autore: «Quelli che dicono in giro che bisogna pensare a riempire prima la pancia e poi il cervello degli individui sono gli stessi che mirano a tenerli vuoti entrambi».

Riflettete. Riflettete.

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