Vi siete mai chiesti da dove venga la carta su cui è stampato l’ultimo bestseller che state leggendo?
Si parla spesso di buoni e cattivi editori. Si discute di contributi, di compensi, di truffe più o meno velate. Si disserta dei massimi sistemi e ci si accapiglia su quale si il più grande scrittore di tutti i tempi e degli ultimi dieci giorni.
Insomma, di chiacchiere in Rete ce ne sono davvero molte, così tante che la mole di informazioni non è mai completamente conoscibile. Impossibile avere un quadro completo ed esaustivo di che quale possa essere il pensiero della “coscienza collettiva” che chiamiamo blogosfera.
Eppure, poco o niente ci si interroga su un aspetto a mio avviso molto interessante e con un impatto sulle nostre vite che va ben al di là dell’emozione per un romanzo: si tratta del futuro, si tratta dell’ambiente.
Green Peace, nei giorni scorsi, ha redatto la lista degli editori che rispettano di più l’ambiente e di quelli che lo rispettano meno. Qual è il criterio di scelta?
Semplice.
Gli editori più virtuosi sono coloro che monitorano la provenienze della propria carta, curandosi di non rifornirsi da cartiere che la producono attraverso la deforestazione e la violazione degli equilibri ambientali (vedi l’impoverimento della foresta dell’Amazzonia) ponendo anche l’accento sull’utilizzo della carta riciclata e delle cosiddette fibre vergini certificate. Ovviamente ci sono diversi gradi e sfumature.
Scorrendo la lista ci sono piacevoli sorprese e cocenti delusioni.
Tra gli editori amici delle foreste troviamo, tra gli altri: Bompiani, Fandango, Hacca Edizioni e Lonely Planet. Marsilio, Fanucci e Fazi sono tra gli editori “sulla buona strada”, vale a dire che hanno alte percentuali di utilizzo di carta riciclata o certificata, ma possono fare di meglio. De Agostini, Bollati Boringheri, Garzanti, Longanesi, Nord, Salani, TEA, Laterza, Adelphi, Fabbri, Rizzoli, Sonzogno e Giunti, sono tra gli editori che potrebbero fare decisamente meglio, sebbene dimostrino una certa sensibilità verso la problematica, le azioni concrete in difesa delle foreste sono ancora poche e la loro carta non è completamente ‘trasparente’. Decisamente insufficiente, invece, l’impegno in questa direzione di Einaudi, Mondadori (e tutte le sue figlie, comprese Piemme e Sperling&Kupfer). Del tutto impossibile, dalle informazioni fornite, valutare l’impegno di Feltrinelli, Rubbettino e Il Saggiatore che comunque appare del tutto insufficiente. Nella lista nera vanno invece annoverati editori di grande prestigio come Il Mulino, Minimun Fax e Mursia, che si sono dimostrati chiusi al confronto, disinteressati e il cui atteggiamento appare come minimo irresponsabile agli occhi di Green Peace.
Difendere il nostro ambiente dovrebbe essere la regola, invece ci troviamo di fronte casi in cui, ancora una volta, la speculazione individuale è cieca e causa devastazioni in un mondo che avrebbe bisogno di più equilibrio e maggiore senso del domani.
Chi volesse dare un’occhiata può scaricare la Classifica Salvaforeste Green Peace.
Stay tuned.