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C’è chi si arrabbia molto raramente, chi quando ci vuole e chi, purtroppo, cede spesso a questo impulso. La rabbia aiuta sicuramente a sfogarsi, ma ha comunque degli effetti collaterali che potrebbero essere più grandi di quelli che immaginiamo.
Partiamo prima dagli effetti positivi: secondo Brett Ford dell’Università della California, sperimentare una certa quantità di rabbia può aiutarci a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, rendendoci, nel lungo termine, più soddisfatti e più sani. L’importante è dare sfogo a un’ira che abbia senso; anche perché trattenere e reprimere sempre la propria rabbia comporta un maggiore stress. Platone aggiungeva persino che senza ira non possiamo condurre nessuna battaglia.
Ma c’è anche l’altro lato della medaglia: gli effetti negativi. Oltre al rischio di peggiorare le relazioni sociali, se la rabbia è ingiustificata/continua/sproporzionata, può provocare innalzamenti di pressione stressando oltretutto alcuni organi fondamentali (stomaco, cuore, fegato) che reagiranno a questa stimolazione violenta con un cambiamento radicale della risposta immunitaria. Le ricerche condotte in Canada sul “rancore” dimostrano che non si tratta di un problema mentale, ma di una vera reazione fisica a certi tipi di emozione.
Esistono casi provati di persone con “fegato ingrossato e mal funzionante” che hanno cominciato a migliorare una volta tolta dalla loro vita la fonte che li rendeva nervosi o rabbiosi. Questo perché le reazioni chimiche del nostro corpo cercano uno sfogo e, se non lo trovano, si rivolgono contro l’organismo stesso.
Lo sfogo della rabbia tramite lo sport, o semplicemente tramite il tradizionale “pugno sul cuscino” aiutano tanto quanto una bella chiacchierata con un amico, o quanto il pianto (arma spesso usata dalle donne per esternare la rabbia e il nervosismo) e ci aiuta sia a non diventare dei violenti immediati, sia a prevenire una esplosione di furia da “rabbia accumulata”.