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Gli elettori sono sul Web, i politici no

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

politica-webI tempi sono cambiati, gli elettori hanno trovato un nuovo modo di relazionarsi con la politica attraverso il Web, che non viene più utilizzato unicamente per cercare le informazioni ma anche per creare contenuti. E il bello è che i politici non se ne sono ancora accorti.

Chi fa politica dovrebbe sapere, meglio di ogni altro, che per ottenere il consenso è necessario costruire un rapporto “paritario” con i cittadini, ma continua ostinatamente ad evitare blog e social network come la peste, quando invece sono proprio gli strumenti ideali per mantenere un contatto reale con gli elettori e il territorio.

Le forme di comunicazione top-down sono ormai da tempo abbandonate in favore di un nuovo modello di comunicazione dal basso: l’aveva capito Obama che in ogni elemento del suo sito incoraggiava l’utente a diventare parte del cambiamento invitandolo a formulare e inviare raccomandazioni e consigli; l’ha capito Vendola che ha attivato un processo di partecipazione attraverso le “Fabbriche di Nichi” che coinvolgono giovani volontari nella condivisione di idee, proposte, informazioni e contenuti di ogni genere.

La tribuna politica televisiva è morta da un pezzo. Qualcuno se n’è accorto?
I cittadini preferiscono informarsi di politica online, sia a livello nazionale sia locale: all’informazione politica in Rete è attribuita maggiore rilevanza e qualità perché libera dai vincoli cui gli altri media sono soggetti.

I termini del gioco sono cambiati. La televisione ci ha messo 13 anni per raggiungere un audience di 50 milioni di persone. Facebook ci è riuscito in pochi mesi. Qualcuno l’ha notato?

Oggi un candidato politico, come un qualunque prodotto, per farsi notare ha bisogno di essere inserito in una “conversazione”: deve poter essere segnalato e raccomandato ad altre persone che si fidano molto di più del giudizio degli amici che di quello di sconosciuti professionisti.

Su Internet milioni di persone si scambiano idee e consigli quotidianamente: non essere attivamente presenti non impedisce che si parli di noi. Possiamo decidere di parlare con la nostra voce o semplicemente di essere l’oggetto delle conversazioni altrui.
Internet non va combattuto, va assecondato.

E allora qual è il problema?
Che in Rete conta il dialogo con altre persone, che bisogna essere semplici, brevi, autentici, che è fondamentale evitare le frasi fatte e puntare sulle idee.

Noi abbiamo politici che in quanto ad idee sono messi male, che comunicano alzando il dito medio o che si lasciano andare a dichiarazioni da stadio come ha fatto Bersani che recentemente si è lanciato in un: “Quando Berlusconi se ne andrà, da tutti i circoli del Pd si leverà il grido Eh già noi siamo ancora qua“.
Ma “qua” dove? All’opposizione?

:)


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