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Gli equilibri da difendere

Creato il 08 maggio 2015 da Gadilu

PresentazioneAnche il più distratto tra i fruitori di notizie sa che l’Alto Adige-Südtirol è stato teatro, negli ultimi anni, di un clamoroso caso politico-giudiziario: il cosiddetto “caso SEL”. Lo scandalo, più propriamente, è consistito in un conglomerato di maneggi legati all’assegnazione di una dozzina di concessioni per le grandi centrali idroelettriche della provincia e ha coinvolto in primo luogo i responsabili politici e manageriali del settore energetico locale. I processi si sono chiusi con la condanna dei colpevoli.

Proprio in queste ultime settimane si è poi pervenuti a una soluzione complessiva che, considerata in modo superficiale, potrebbe dare però un’impressione sbagliata: “Dopo un riesame di dieci concessioni di grandi centrali assegnate a SEL nella gara manipolata, la giunta provinciale delibera che nove delle dieci concessioni rimarranno a SEL. La motivazione: dalla documentazione originale emerge che SEL avrebbe vinto comunque i bandi, anche senza imbrogli”. Come se, insomma, nel frattempo non fosse accaduto qualcosa di molto grave.

Le parole citate tra virgolette sigillano la monografia dedicata dal giornalista Christoph Franceschini allo scandalo (SELfservice, uno scandalo altoatesino, Edizioni Raetia). Si tratta di una pubblicazione importante, uscita in lingua tedesca circa un anno fa – ne sono già stata vendute più di settemila copie – e adesso finalmente disponibile anche in italiano per l’eccellente traduzione di Silvia Fabbi, cronista del Corriere dell’Alto Adige. Leggendo pagina dopo pagina è possibile ripercorrere così tutta la vicenda e comprendere in quale senso sia sbagliata l’impressione data dalla soluzione finale del caso. Con le parole dell’autore: al centro del caso c’è infatti “la più grande truffa mai divenuta di dominio pubblico nella storia dell’Alto Adige”, oltre un miliardo di euro in ballo, e la rivelazione di un consistente problema di conflitto d’interessi del quale, prima che le indagini lo rivelassero a tutti, i responsabili neppure fingevano di accorgersi.

Dal libro emerge alla fine con molta chiarezza un dato. Uno scandalo di tali proporzioni può affiorare e avere le conseguenze che ha avuto solo grazie alla contemporanea presenza di alcuni fattori favorevoli: completa indipendenza del potere giudiziario, opposizione politica degna di questo nome, stampa non compiacente e, non ultimi, cittadini che desiderino essere informati. Sembrano banalità. Sono invece i fragilissimi equilibri dai quali dipende il buon funzionamento di una società democratica.

Corriere dell’Alto Adige, 8 maggio 2015


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