Le madri italiane risultano brave e costanti ad allattare, anche a lungo, meno preparate e spesso vittima di errori nello svezzamento: è la fotografia che emerge dallo studio Nutrintake.
Lo studio è realizzato su un campione di oltre 400 bambini italiani dai 6 ai 36 mesi, di Milano e Catania e ha lo scopo di indagare in maniera analitica le abitudini alimentari dei bambini, a partire dallo svezzamento, e rivelare gli errori più comuni.
Quasi l’80% delle madri allatta al seno i propri figli fino a 6 mesi, la metà continua a farlo fino al compimento del primo anno, quasi il 20% fino ai 2 anni, e addirittura il 9% oltre i 25 mesi.
Invece ci sono errori nello svezzamento portano con se il rischio carenze nutrizionali, come anemie, sovrappeso, obesità ed ipertensione nelle età successive. La basi di questi disturbi vengono posti soprattutto a partire dai primi tre anni di dieta che va curate molto attentamente.
Errori:
Introdurre il latte vaccino prima del dodicesimo mese.
Introdurre cibi confezionati per adulti, non adatti ai bambini, come cracker, biscotti, merendine e pizze, a volte anche prima dell’anno di vita, meno costosi, a causa anche della crisi rispetto ai prodotti per bambini.
Un altro errore frequente in cui si incappa è quello delle porzioni.
I genitori si preoccupano che il bambino non mangi abbastanza ma va ricordato che il piccolo non va riempito, bensì alimentato.
E’ bene poi non stimolare fin da subito il bambino con sapori forti, ma puntare sull’esposizione a frutta e verdura nel primo semestre, bandire il sale, almeno fino all’anno e messo come minimo, i cibi troppo conditi e ricordare che solo dopo i 2 anni il bambino può mangiare tutto. Lo svezzamento e l’educazione al cibo ‘da grandi’ deve essere graduale, fatta senza ansia e fretta.
Questi errori portano ad un’alimentazione troppo ricca di sale, proteine, zuccheri semplici e calorie e ad una carenza di ferro e fibre.
Dopo i 9 mesi, e soprattutto dopo i 12, infatti, si cade nell’errore di considerare il bambino ‘un piccolo adulto’, abbandonando l’alimentazione specifica per l’infanzia e uniformandola a quella della famiglia. E così si sostituiscono i prodotti per l’infanzia con quelli per gli adulti, dalle merendine in giù.
Uno dei principali squilibri emersi è l’eccesso di proteine.
Fino a 12 mesi, il 50% dei bambini ne assume il doppio rispetto al fabbisogno raccomandato, e superato l’anno di vita, il livello balza a quasi 3 volte rispetto al reale fabbisogno. Poco il ferro invece, che cala dallo svezzamento in poi. La maggior parte dei bambini nei primi 3 anni di vita non raggiunge il fabbisogno raccomandato. Oltre alle proteine, le mamme eccedono anche con la quantità di sodio, visto che l’abitudine di salare le pappe inizia già prima dell’anno, quando si tenta di rendere più gustosi i cibi pensando di facilitare lo svezzamento. A partire dai 18 mesi poi, 1 bambino su 2 consuma una quantità di sale che va oltre il limite raccomandato.
Dobbiamo sempre ricordare che la corretta alimentazione nei primi tre anni di vita getta le basi della salute o di futuri disturbi che diventano poi difficili da correggere come il sovrappeso e l’obesità.