[Articolo di Stefano Trucco pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 2/2013, La difficoltà dell'inizio. Il coraggio del primo passo]
L’età dell’oro è sempre stata prima, si sa, e un tempo si pubblicavano solo capolavori, non come oggi che si pubblica di tutto, anche i libri di barzellette di Totti (un esempio molto popolare fra quanti deplorano il triste stato della nostra editoria). Ma nessuno l’aveva detto ai fratelli Goncourt che, nel 1860, Napoleone III regnante, lamentavano il successo delle “memorie” della ballerina di can-can Rigolboche, scritte, in realtà, da un giornalista alla moda. Del resto, i giornali toglievano spazio alla letteratura seria e persino il loro amico Flaubert, che ammiravano sinceramente (per quanto gli invidiosi e rancorosi Goncourt riuscissero ad ammirare qualcuno), s’era abbassato a farsi pubblicità.
Declino, come al solito.
Oggi, la letteratura francese dell’Ottocento può sembrarci una delle vette della creatività umana, ma, per chi la viveva sul campo, era una lotta senza quartiere per emergere e tutti i mezzi erano leciti per ottenere “visibilità”. I Goncourt, però, scrivevano dopo la metà del secolo, quando la giungla era stata in parte disboscata e addomesticata. Pochi decenni prima, ai suoi esordi, Honoré de Balzac aveva dovuto farsi strada col machete in un ambiente ancor più selvaggio. Vediamo cosa il suo esempio può dire agli esordienti di oggi, se le strade percorse per giungere al successo sono ancora aperte o quanto siano mutate.
Nulla distingue Balzac dagli scrittori d’oggi quanto lo spirito con cui affrontò la carriera letteraria: «Quel che Napoleone cominciò con la spada, io conquisterò con la penna». Oggi, nessuno scrittore, giovane o affermato, oserebbe dire in pubblico che si considera un genio, ma anche per gli standard dell’Ottocento Balzac esagerava. La parola d’ordine per gli scrittori d’oggi è definirsi “artigiani” o “narratori di storie intorno al fuoco”; insomma, essere molto, molto umili, almeno in pubblico. Un’altra cosa che oggi non s’usa più è quella di crearsi un sistema filosofico personale. Negli anni di apprendistato, Balzac lesse voracemente e disordinatamente fino a mettere in piedi una filosofia basata sul potere della Volontà di rifare il mondo, andando anche oltre la natura, il tema che poi tornerà in mille incarnazioni nella Commedia Umana.
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