La manovra economica bis del Governo Berlusconi ha suscitato notevoli contestazioni nelle opposizioni ed in alcuni esponenti della maggioranza perché non affronta il problema non più procrastinabile della crescita della ricchezza nazionale, non introduce elementi di equità, taglia i fondi alle regioni ed agli enti locali con gravi ripercussioni sui servizi sociali e fa pagare il costo della manovra a coloro che sono in regola con il fisco. L’attuazione del contributo di solidarietà, provvisorio per tre anni,a carico di coloro che possiedono un reddito superiore a 90 mila euro conferma l’equilibrio esistente e non interviene strutturalmente nel sistema paese. E’ il metodo più facile per conseguire l’obiettivo del pareggio di bilancio a spese dei soliti noti.La manovra cosi come è stata approvata colpisce il lavoro ed il ceto medio e non affronta il grave problema dell’evasione fiscale, le cui risorse se introitate potrebbero sostenere gli obiettivi della manovra e realizzare una maggiore equità fiscale. L’evasione fiscale viene trattata nella manovra economica come uno dei tanti problemi e non il primo problema dell’Italia che ricade sulla giustizia sociale, decurta la ricchezza nazionale e non permette di realizzare un sistema fiscale equo ed efficace. L’evasione fiscale, la quale ha un imponibile di circa 270 miliardi ed un mancato introito di circa 125 miliardi, genera ingiustizia perché fa pagare di più i contribuenti onesti per circa 3.000 euro pro capite. Negli ultimi 30 anni il lavoro dipendente ha pagato tasse maggiori per circa 870 miliardi di euro.
Il Partito Democratico subito dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri ha presentato una manovra alternativa che consta di 7 proposte, di cui 2 fanno riferimento all’evasione fiscale.
Il PD prevede un prelievo straordinario “una tantum sull’ammontare dei capitali esportati illegalmente e scudati, in modo da perequare il prelievo su questi cespiti alla armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie al 20 per cento e di adeguare l’intervento italiano alle medie delle analoghe misure prese nei principali paesi industrializzati”. Questa proposta è condivisa dal parlamentare del Pdl Maurizio Lupi.
Inoltre, il Pd ripropone alcune misure anti-evasione introdotte dal Governo Prodi ed abolite dall’attuale Governo che si indicano di seguito:
“a) tracciabilità dei pagamenti superiori a 1.000 euro (pensare a somme più elevate significa lasciare di fatto tutto come è oggi) ai fini del riciclaggio e soglie più basse, a partire dai 300 euro, per l’obbligo del pagamento elettronico per prestazioni e servizi;
b) obbligo di tenere l’elenco clienti-fornitori, il vero strumento di trasparenza efficiente;
c) descrizione del patrimonio nella dichiarazione del reddito annuo con previsione di severe sanzioni in caso di inadempimento”.
L’epoca di scovare l’evasione fiscale con i soli accertamenti diretti è finita in quanto i risultati sono modesti ed inefficienti. Oggi occorre che la Agenzia delle Entrate disponga di dati ed informazioni da sottoporre ad elaborazione attraverso un sistema di informazione analitica che permetta di individuare e colpire gli evasori nei diversi campi: fiscale, previdenziale e sanitario. Pertanto, occorre che gli organi competenti dispongano di tutti i dati e flussi di informazioni utili a normalizzare il livello dell’evasione fiscale rapportandolo a quello degli altri paesi.
Sulla lotta all’evasione fiscale vi sono le condizioni per realizzare un ampio consenso tra le forze politiche a meno che non vi siano ancora esponenti politici che antepongono alla trasparenza la privacy. Falso problema per l’Italia che ha bisogno di rinnovare il proprio sistema per uscire dalla crisi e realizzare un nuovo equilibrio di equità.
Il Pd si pone l’obiettivo di far pagare chi detiene una maggiore ricchezza e propone “una imposta ordinaria sui valori immobiliari di mercato, fortemente progressiva, con larghe esenzioni e che inglobi l’attuale imposta comunale unica sugli immobili, in modo di ricollocare l’Italia nella media e nella tradizione di tutti i maggiori paesi avanzati del mondo”.
Quest’ultima proposta accompagnata dalle misure anti-evasione rappresenta una valida alternativa al contributo di solidarietà non condiviso dalle opposizioni e osteggiato strumentalmente dal premier e da alcuni esponenti della maggioranza. Il contributo di solidarietà ha il grave difetto di richiedere sacrifici a chi già paga le imposte e colpire il ceto medio, come nella precedente manovra, con l’effetto di impoverire le classi sociali (ceto medio e debole) che sostengono la domanda di consumo e, quindi, l’economia del paese. Inoltre, occorre rivedere i tagli alle autonomie locali perché anche in questo caso si provocano dei disagi sociali nel settore dei servizi.
Vi è una grande differenza tra il contributo di solidarietà approvato dal Governo e le misure proposte dal Pd: - il contributo di solidarietà è un intervento temporaneo e congiunturale che non modifica il sistema che dopo la scadenza ritornerà come prima; - le misure anti-evasione e l’imposta sul patrimonio immobiliare proposte dal Pd sono misure strutturali che cambiano l’equilibrio esistente e lo modificano in modo equo.
Proposte del PD
Intervista a Pierluigi Bersani su Repubblica
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