Le primarie sono sicuramente uno strumento molto importante e non v’è dubbio che tutti i partiti dovrebbero servirsene per scegliere i propri candidati. Tuttavia delle primarie fatte come si deve hanno regole più stringenti di quelle svolto negli scorsi giorni dal PD.
Innanzitutto, il listino bloccato in mano a Bersani, seppur volenteroso di inserire volti prestigiosi della società civile, fa a cazzotti con le primarie. Poi le deroghe ai dinosauri sono semplicemente poco serie: le regole o valgono per tutti, o per nessuno.
Infine, era necessario un controllo maggiore sui candidati. Perché il voto popolare è sovrano, ma il cittadino non sempre è informato a dovere e pertanto è possibilissimo che gli impresentabili facciano il pieno di preferenze. Una selezione a monte avrebbe risolto il problema.
Uno dei più discussi è sicuramente Vladimiro Crisafulli, 6348 preferenze a Enna, deputato e senatore, pizzicato nel 2004 dai PM di Caltanissetta a intrattenere rapporti, dialogando anche su discorsi politici, con Raffele Bevilacqua, boss locale, uno degli uomini del latitante Provenzano. Fu archiviato perché Bevilacqua fu arrestato presto e Crisafulli non fece in tempo a fare alcun favore a Cosa Nostra. Rimane comunque rinviato a giudizio per abuso d’ufficio: si sarebbe fatto pavimentare una strada che porta alla sua villa direttamente dalla Provincia.
Nicodemo Oliveri, 8.245 preferenze a Crotone, è imputato per bancarotta fraudolenta, documentale e patrimoniale dal 2009 a Roma. La questione riguarda la cessione di Palazzo Sturzo dalla Ser Immobiliare, poi fallita, al Partito Popolare Italiano, di cui era tesoriere, per soli 3 miliardi e mezzo di euro, quando il valore di mercato oscillava tra i 60 e i 100. Il palazzo è stato poi venduto dal PPI per 52 milioni di euro nel 2007.
Francantonio Genovese, 20 mila voti a Messina, è il principe del conflitto di interessi: era contemporaneamente sindaco della città e dirigente della società di traghetti, la Caronte, che opera sullo Stretto. Sempre in Sicilia è stato votato Antonio Papania che nel 2002 ha patteggiato una pena di 2 anni e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio.
Bruna Brembilla, in attesa dei risultati definitivi, ha preso 1893 voti a Milano, è un ex assessore provinciale nella giunta Penati e si parla di lei in un’inchiesta riguardo la ‘ndrangheta. È stata indagata e archiviata.
In Toscana Andrea Rigoni, 5.466 preferenze, è stato condannato a 8 mesi di reclusione in primo grado per abuso edilizio sul monte di Porto Azzurro, isola d’Elba, insieme alla madre, alla sorella e al direttore dei lavori. Si è salvato con la prescrizione.
Antonio Luongo, 6296 voti in Basilicata, nel maggio 2012 è stato filmato dalla polizia di Potenza in autogrill mentre incontrava l’ex agente del Sisde Nicola Cervone per trattare un ingresso dell’ex 007 nel Copasir allora guidato da D’Alema. È attualmente sotto processo per corruzione nell’inchiesta Iena 2 su mafia, affari e politica.
In Abruzzo Giovanni Lolli ha preso 2602 preferenze nonostante sia stato indagato a Bari per favoreggiamento nell’inchiesta sui presunti abusi della Missione Arcobaleno. Secondo l’accusa nel 1999 la Protezione Civile, grazie ad alcuni esponenti politici, mise in piede un’associazione a delinquere finalizzata a reati contro la Pubblica Amministrazione. Rinviato a giudizio, è stato poi prescritto.
Il recordman Umberto del Basso del Caro è poi arcinoto per la sua ostilità contro i PM durante Mani Pulite e la sua strenua difesa di corrotti e corruttori che son finiti tutti condannati.
Ludovico Vico, 2689 voti, è finito recentemente nel ciclone perché, in una conversazione con l’uomo delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, diceva che il collega Fabrizio della Seta “doveva sputare sangue” per via del suo interesse ambientalista e la sua battaglia contro l’acciaieria.
Fonte: Il Fatto Quotidiano