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Gli insegnanti, i tagli e i ‘pasticci’ del Parlamento

Creato il 05 marzo 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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Il Senato ha approvato il decreto di proroga degli automatismi stipendiali del personale della scuola, che passa con 183 sì e 56 astenuti. I professori, ma anche il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata), non dovranno dunque restituire le somme ricevute nel 2013 sotto forma di scatti di anzianità. Il testo passa ora all’esame della Camera.

Resta l’imbarazzo per quello che la relatrice, Francesca Puglisi del Pd, ha definito “un pasticcio burocratico che speriamo non si ripeta mai più”. ‘Pasticcio’ che rende onore alle abilità farsesche dei nostri rappresentanti – non tanto alla loro professionalità, che in ambito istituzionale risulterebbe meno originale ma infinitamente più utile – e che presenta tutte le caratteristiche, tradotte in chiave politica, di una moderna ‘Commedia degli errori’.

La trama in breve: l’ultimo governo Berlusconi, nell’ambito dei tagli alla spesa nel pubblico impiego, aveva congelato gli aumenti legati all’anzianità dal 2010 al 2012. Si trattava in pratica di una doppia penalizzazione in quanto si andava ad aggiungere al blocco della contrattazione già deciso per tutto il settore pubblico.

Durante il governo Monti si riuscì a scongelare una parte di questi fondi che iniziarono a venire erogati, ma l’esecutivo guidato da Letta, a corto di fondi, decise di prorogare con un decreto il blocco delle anzianità per un altro anno. Risultato: gli insegnanti, protagonisti passivi della scena, avevano così contratto un debito nei confronti dello Stato, che ha quindi pensato di trattenere 150 euro da ogni busta paga dall’inizio di quest’anno. Decisione che ha ovviamente scatenato un putiferio: siamo arrivati all’acme della rappresentazione.

Il nuovo decreto ha finalmente risolto la situazione: i 150 euro non saranno prelevati e gli scatti sono stati ripristinati. Lieto fine, o presunto tale, se dobbiamo prestare orecchio alle opposizioni di Lega e Sel, che hanno votato sì al decreto definendolo tuttavia l’ennesimo provvedimento tampone, non risolutivo. Il M5s, che si è astenuto, ha contestato invece la scelta di reperire i 120 milioni necessari per le coperture dai residui del fondo dei risparmi.

La neoministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha dichiarato che “la scuola è una priorità di questo governo”, mettendo in chiaro che se così non fosse per lei sarebbe “un problema politico molto, molto complicato”. Insomma, ci sono tutti i presupposti per un ‘sequel’ a cui però noi ci auguriamo sinceramente di non dovere assistere.

Marco Cecchini


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