Complessivamente Persecuzione di Alessandro Piperno mi era piaciuto. Non mi è piaciuto invece Inseparabili, che di Persecuzione è il proseguimento, o per dirla correttamente, la seconda parte di un’opera unica dal titolo Il fuoco amico dei ricordi. So bene che è come dire di un romanzo che ti sono piaciute solo le prime duecento pagine. Ma qui va fatta una riflessione sulla scelta editoriale (assai discutibile) di proporre l’opera in due puntate, pubblicizzando i due libri come se fossero due storie in sé compiute. Non sono due storie leggibili separatamente (sono, appunto, inseparabili) e, in quanto opera unica, ha dei difetti che la lunga distanza contribuisce a svelare impietosamente. Insomma, una parte è poca, due son troppe. Sarebbe stato più saggio, forse, operare dei tagli e dare alle stampe un solo volume. Ma qui si entra nell’ambito dell’editing e delle scelte commerciali. In Inseparabili ritroviamo i figli di Leo Pontecorvo, l’oncologo infantile che in Persecuzione viene travolto da uno scandalo sessuale e finisce per marcire in un seminterrato nell’indifferenza dei suo familiari. I due ragazzi ora sono due uomini, il più grande, Filippo, è diventata una star grazie a un film denuncia sulle violenze ai danni dei bambini. Il secondo, Samuel, è invece alla prese con un fallimento lavorativo ed esistenziale più grande di lui. La prosa di Piperno mostra qui la corda, è fredda anche quando si avventura nelle sinuosità della passione. I dialoghi hanno un che di artificioso, gli snodi narrativi sembrano sempre accadere per una forzatura dell’autore e non per un’evoluzione naturale della storia. Piperno non è Bellow, né tantomeno Roth, come vorrebbe certa critica. È pur sempre al di sopra della media nazionale, va detto. Ma sappiamo bene quanto sia bassa questa media. Con buona pace di tutti.
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