Kurt e Zoe sono andati a mangiare la famosa pizza. Una capricciosa da leccarsi le dita.
Proprio bravi ...questi pizzaioli tanzaniani. Hanno imparato bene il mestiere- esclama Kurt.
Il locale, scelto da Zoe, è in effetti accogliente, intimo.
E, diciamolo pure, anche di modeste pretese.
Il che non guasta.
E poi la birra alla spina, rigorosamente bavarese(ma volendo c'è pure la Kilimangiaro locale), è davvero eccezionale per due provati intenditori.
Insomma un mix perfetto in tavola : Italia più Germania e un tocco di Tanzania.
Fuori gioco ovviamente la Scania, alla quale nessun minimo accenno.
Ma, al momento, per Kurt la cosa non fa problema.
E, inoltre, per lui è scacco matto.
E cioè niente notte romantica. Semmai notte in bianco.
Zoe è di turno in ospedale.
Quindi al commissario svedese non resta che una bella doccia fredda e poi, a nanna, a rigirarsi nel comodo lettone con mille e più pensieri peregrini in capo.
Nonché la speranza di pervenire il prima possibile alla soluzione e far scattare le cosiddette manette.
Comodamente supino, sguardo rivolto al soffitto, l’attenzione di Kurt si blocca improvvisa, mentre i minuti trascorrono rapidi, su Wung il cinese.
Quel mostro giallastro e viscido, che non lo ha mai convinto dal primo giorno .
Dalle parole di Zoe, tra una facezia e un discorso serio, la sera stessa è emerso che non erano solo i poveracci a vendere i cadaveri all’ospedale, facendo lei da tramite come lui già sapeva.
C’era dell’altro.
Wung, a quanto pare, non praticava o non faceva praticare le dovute cure a quei malati,ricoverati d’urgenza, che sapeva non avere mezzi di sussistenza alcuna, né parentela che potesse occuparsene.
E lo scopo era sempre e solo il medesimo.
Procurarsi quanta più carne da sezionare per le sue lezioni di anatomia e a costo zero.
Più ci riflette Kurt e più si rende conto di non essere lontano da quella che definirebbe senza tema d’essere smentito un’orribile verità.
Gente inerme, vittime designate di uno strapotere di vita e di morte, assolutamente impossibilitate a difendersi.
Quando spegne la luce dell’abat-jour per provare finalmente a addormentarsi a Kurt pare di vedere certe scene, che il suo immaginario fervido gli propina, manco a farlo a posta, generosamente.
Angeli della morte in camice bianco , complici , che fingono di apportare cure e che , invece, uccidono, consapevoli di farlo.
In cambio di denaro e di favori. Naturalmente.
E, per di più, una rete di omertà che mette i brividi in quanto, all’apparenza, per tutti, dentro e fuori l’ospedale, ci sono solo esistenze tranquille e appagate.
Alcune delle quali addirittura sopra le righe quanto a lusso e a bella vita.
Vedi Julius, il direttore dell'ospedale, ad esempio. E non solo lui.
Sta per appisolarsi, nonostante l’insistente ronzio di alcune zanzare disturbatrici, che si danno il loro da fare fuori dalla zanzariera, quando il cellulare sul comodino vibra e rischia per pochi attimi di cadere sul pavimento.
Ciao, Kurt. Sono Henning - dice la voce all’altro capo.
Ti distubo? - soggiunge.
Veramente, vista l’ora, cercavo di provare a dormire… - replica con voce impastata Kurt.
E lo scrittore : << Il dolore alla spalla, sai, mi tormenta.>>.
<<Domattina mi potresti accompagnare in ospedale? Vorrei farmi fare una radiografia.>>.
<<Potremmo approfittarne, se ci va bene, anche per le nostre indagini.>>.
<<Che ne dici ?>>.
<<Certamente, Henning. Ma ora lasciami dormire. Prova, semmai, con un antidolorifico e riposa>>conclude in fretta il nostro.
E, un'istante dopo, in effetti Kurt è lì che si rigira sul fianco giusto per riprendere sonno.
(continua...)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)