Ogni tanto m’imbatto in materiale di repertorio, utile per capire come i fatti di giugno/luglio – le proteste del parco Gezi e di piazza Taksim (poi estese al resto della Turchia) – sono stati deformati da filtri ideologici. Questo caso è perfettamente rappresentativo: qualcuno che è a Istanbul da pochi mesi e che basa le proprie riflessione su quanto appreso in ufficio dai colleghi turchi che ce l’hanno col governo e con l’islam:
Vivo a Istanbul da circa 6 mesi. La contestazione di queste 2 settimane non nasce da una volontà politica di parte. Non è neanche il frutto di un paese instabile e antidemocratico. Qui siamo di fronte ad un popolo che genuinamente si solleva contro un despota che per interessi privati ha deciso di riportatre la Turchia ai tempi che hanno preceduto la rivoluzione laica di Ataturk. Ogni giorno e notte vedo i miei vicini e la gente del quartiere che spontaneamente scendono in strada per chiedere che gli venga riconosciuto il futuro che Ataturk e le vecchie generazioni hanno preparato.
e ancora:
le proteste sono scoppiate nelle grandi città dove il livello di istruzione medio e il tenore di vita è decisamente più alto. Esistono vaste zone della Turchia soprattutto a Est, dove l’unica fonte di informazione e verità sono la televisione e i modelli imposti dall’alto dal premier. Oltre ciò molti dei voti in queste zone sono stati letteralmente comprati. Da quello che mi confermano i miei colleghi Turchi solo un 20-25% della popolazione è realmente favorevole al premier
In effetti, nel 2011 l’Akp ha preso più di 20 milioni di voti: comprarsene 10 milioni, quanto gli sarà costato? I colleghi non l’hanno detto, al nostro amico fessacchiotto e credulone
?