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C'è un colosso della tecnologia che sta facendo incetta, proprio in Italia, di spot digitali. Altro che crisi della pubblicità. Con piani ambiziosi per il futuro che potrebbero stravolgere, da qui a soli tre anni, tutto il settore dell'advertising "nostrano". Qualcuno ormai lo chiama "fattore G", dove G sta per Google, un big con il quale gli editori dovrebbero confrontarsi più che litigare, come gran parte dei publisher italiani ha compreso, a dispetto di quelli tedeschi ancora alla ricerca della quadra sul "drenaggio" delle loro news operato dal famoso motore di ricerca.
Nel nostro Paese Google pare abbia piani "segretissimi" e per certi versi sconvolgenti, che potrebbero persino sconfinare - ma è solo un'ipotesi dell'irrealtà non confermata e non confermabile - nell'acquisto di una televisione. Magari di La7? Sulla raccolta di Google non esistono dati ufficiali anche perché Big G è assente dai panel Nielsen e Audiweb (almeno per la parte di monitoraggio), però gli esperti del settore e i centri media i loro conti li hanno fatti da tempo. Oggi Google e Youtube hanno in mano più del 50% della pubblicità digitale, pari ad almeno 650 milioni di euro, su un totale a fine anno di circa 1,2 miliardi. Con tassi di crescita costanti che non renderebbero impensabile il raggiungimento di un target "scandaloso": conquistare in Italia, entro il 2015, il 20% del mercato totale della pubblicità, pari a 2 miliardi di euro, il doppio dell'attuale raccolta della Rai e in teorico pareggio con Mediaset, che potrebbe scendere proprio a quota 2 miliardi dagli attuali due miliardi e quattrocento milioni. Questo ovviamente ipotizzando una rivitalizzazione del comparto, tutta focalizzata sul digitale, che dovrebbe salire tra 36 mesi a circa dieci miliardi di euro dagli attuali 8-8,2 miliardi.
Di certo il colosso americano ha puntati su di sé gli occhi di tutte le varie Authority, a partire dall'Antitrust e con il suo presidente, Giovanni Pitruzzella, che nella relazione annuale dello scorso giugno aveva lanciato l'idea di inserire le attività "mediatiche" di Mountain View nel famoso Sic, il Sistema integrato delle comunicazioni, così come tutta la pubblicità online, con un tetto del 20% già previsto dalla vecchia Legge Gasparri. Un mese dopo, in luglio, il Parlamento ha poi approvato la conversione in legge del decreto editoria, che dava il via libera a questi limiti anche per la cyber-pubblicità. Del resto già oggi Google, con la sola search (poco meno di 500 milioni), supera ampiamente la raccolta di un gruppo come Rcs, che tra quotidiani e periodici dovrebbe chiudere l'anno a 350 milioni. Mentre Youtube potrebbe attestarsi su una raccolta di 100 milioni (anche se le stime più prudenti parlano della metà, circa 50 milioni), quando La7 arriverà al termine del 2012 a portare a casa 185 milioni di spot, più un'altra decina di La7D.Eppure la polemica su Google è nota: monopolista in tanti settori, che in più fattura dall’estero pur avendo una sede ed una società italiana, non producendo ricchezza in Italia e soprattutto non pagando la fetta più consistente di tasse nel nostro Paese ma in lidi fiscalmente più propizi come l'Irlanda, dove ha sede uno dei suoi più importanti quartieri generali europei. Ma a Google potrebbe davvero interessare un mux, cioè un insieme di programmi che vengono trasmessi su una frequenza? La risposta è difficile da dare perché Google la sua televisione-non-televisione ce l'ha già ed è Youtube, una piattaforma tecnologica che nel corso degli anni si è trasformata in un vero e proprio servizio di broadcasting, nonostante l'azienda affermi il contrario. Basti pensare che le emittenti più importanti, eccetto Mediaset, dalla Rai alla stessa La7, su Youtube hanno dei canali brandizzati. E il futuro della televisione sarà probabilmente sempre più vicino alla banda larga, che al digitale terrestre. Ecco perché il ruolo di Big G è terribilmente complicato e strategico. Intanto, per gradire, Youtube abiliterà entro l'anno, in alcuni Paesi europei, il noleggio di film su alcune smart tv. E-Business Consulting è società specializzata in attività di marketing digitale e progetti in Internet, con l’obiettivo di suggerire innovativi e vincenti modelli di promozione commerciale, alle imprese che vogliono vincere le nuove sfide competitive.
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