Quale ruolo gioca il destino nello svolgersi della nostra esistenza? E quanto di “nostro” c’è invece nell’imboccare strade sbagliate che porteranno inevitabilmente all’infelicità? In questa storia di “non detti”, in cui egoismi e fragilità vanno a comporre un perfetto, perverso incastro, è rappresentato il misterioso e contraddittorio universo dei sentimenti umani: non basta essere genitori per saper comprendere i propri figli ed amarli come meritano; non basta essere giovani e di cuore aperto per essere pronti ad affrontare la vita, né essere innamorati per non farsi complici della propria ed altrui sofferenza.
Dana, pur nei privilegi di ragazza circondata da benessere e raffinatezza, è soffocata dalla coltre iperprotettiva di una madre che ha deciso il suo futuro, ma la sua passione per André, fascinoso pittore di donne senza sguardo, si rivela una fuga più grande della sua acerba giovinezza, incapace di reggere all’infrangersi di un sogno. Armando, l’uomo che le offre un amore devoto e remissivo, nasconde un segreto destinato ad esplodere in modo bruciante.
Eppure esistono legami che sopravvivono al tempo e sono pronti a riservare luminose sorprese, nei giochi del caso e nel risveglio di coscienze troppo a lungo sopite.
Una storia di solitudini e di scelte, nella quale regge sovrana la solidità dell’amicizia, l’unica che non tradisce.
Un romanzo breve che racchiude però il tema dei sentimenti di amore/odio che legano madre e figlia e il desiderio di quest’ultima di affrancarsi da un affetto che pesa come un macigno e che sarà responsabile di una sofferenza immane la quale, solo alla fine della storia, potrà essere sanata.
La trama si snoda secondo i canoni dei romanzi di una volta, forse sin troppo scontata e a tratti forzata, o magari siamo noi che, oggi, essendo abituati ad intrecci sempre più complessi e articolati, come questa nostra epoca, non riusciamo a credere, neanche nel campo della finzione, che certe storie, certi personaggi, certi colpi di scena abbiano tutta la dignità di poter esistere.
La scrittura di Vittoria è delicata, quasi timida e dimessa, incastonata in un contesto d’altri tempi e restituisce al lettore lo stupore quasi infantile di cui dovremmo, almeno una volta ogni tanto, farci riempirci l’anima per disintossicarla da ciò che ci circonda.
Con questo romanzo Vittoria Coppola vince il premio come “Miglior romanzo 2011″ nella rubrica della Rai Billy del TG1. È un romanzo del quale si è molto parlato che ha vinto il premio anche grazie al passaparola in rete e che è diventato un vero e proprio caso editoriale.