Nella mente degli appassionati di cinema sicuramente è sempre vivo il ricordo della saga di Rocky Balboa.
L’umile pugile di origini italiane a cui la generosa America regala il sogno di conquistare il titolo mondiale dei pesi massimi in un epico match contro lo spettacolare campione Apollo Creed.
Il terzo episodio dell’ennesima telenovelas hollywoodiana vede il nostro giovane Stallone (era il 1982!) – oramai all’apice della carriera da boxeur - in difficoltà contro Clubber, un aggressivo e spietato pugile afro-americano interpretato da Mister T, il “pessimo elemento” dell’A-Team. Il muro di muscoli neri e collane d’oro tanto in auge in quegli anni, prima minaccia pubblicamente il nostro eroe, poi lo sfida ed infine lo manda al tappeto alla seconda ripresa di un drammatico incontro divenendo così il nuovo numero uno del ring.
Per riconquistare il titolo, Rocky accetta di allenarsi con Apollo (il suo antico avversario ora amico).
Il pugile italiano non più ha fame di vittoria, è appagato dal successo, ha smarrito lo sguardo feroce del disperato, in lui si è spenta la scintilla.
Come far tornare all’apatico Balboa i famosi «occhi della tigre»?
Apollo butta Rocky in piscina «per fargli scoprire muscoli che nemmeno immaginava di avere» tuona il grintoso Creed ad un affaticato Rocky-nuotatore.
E allora, amici Lettori, vi confido un segreto: anche io ho seguito il coraggioso esempio di Balboa e mi sono tuffato in piscina!
Non devo battere nessun Mister T, non desidero stabilire nemmeno il record mondiale dei cento metri stile libero, è solo giunto il momento di scrollarmi di dosso i kili di polvere rossa accumulata sui campi da tennis di mezzo mondo e cambiare sport.
Il duro allenamento al quale mi sottopongo – sotto lo sguardo attento di una severa istruttrice – servirà per ritrovare i miei personali «occhi della tigre»: la carica per affrontare la Vita, la forza per tener vive le relazioni con le persone care, l’energia per battere le difficoltà di ogni giorno, la giusta grinta per contrastare i «mostri» che puntualmente incontrerò lungo il mio percorso.
Ad essere sinceri, vista la mia atavica miopia, mi accontento di ritrovare un più realistico «occhiali della tigre».
MMo